aggressione tenera

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Manuel ha imparato il significato del termine "aggressione tenera" perché da quando lui e Simone hanno iniziato a frequentarsi, iniziando di fatto una vera e propria relazione, gli è sempre più difficile reprimere l'istinto di morderlo. Letteralmente, a volte semplicemente lo fissa un po' più a lungo e prova il desiderio di marchiare la sua pelle candida con un morso delicato.

E quindi s'è documentato su quegli impulsi, provando anche della leggera inquietudine, ed ha scoperto che non hanno nulla a che vedere con il cannibalismo. Piuttosto mordere la persona che si ama è semplicemente ciò che accade quando non si riesce a "contenere" il troppo amore che si prova nei suoi confronti.

Simone non se ne lamenta, sebbene gli chieda, ogni volta che fanno l'amore, di non lasciare segni visibili, ché sarebbe difficile da spiegare, dato che tutto il suo tempo libero lo trascorre o da solo o con Manuel.

Non se ne lamenta neppure quando si accorge troppo tardi di avere un segno rosso sul fianco destro e Matteo, nello spogliatoio della palestra di scuola, gli chiede chi sia il cannibale co' cui scopa, facendolo diventare paonazzo.

Anzi, Manuel ha scoperto che, nonostante dica il contrario, a Simone piace sentire i suoi denti attorno alla pelle delle sue cosce, poco prima di sentirlo su di lui.

E alla fine l'ha spiegato anche a lui il significato di quei morsi, borbottando qualcosa come «credo che ti amo troppo Simò.» che ha fatto ridere e letteralmente sciogliere Simone.

Il problema di Manuel è sorto proprio a settembre perché se nei primi giorni di scuola è riuscito a trattenersi, negli ultimi giorni gli è diventato impossibile.

Allora una volta ha approfittato della distrazione dei compagni e gli ha lasciato un piccolissimo morso sull'avambraccio, lasciato scoperto dalla polo, beccandosi un'occhiataccia e un «che fai?» sibilato a denti stretti.

Poi un giorno l'ha guardato un po' troppo a lungo durante l'ora di educazione fisica, ha visto le sue guance rosse, le ha trovate adorabili e quindi l'ha trascinato — attirando l'attenzione di tutti — in bagno perché doveva baciarlo, e un morso gliel'ha lasciato sul collo, prima di passarci un pollice sopra, accarezzandolo.

Tre giorni dopo ha avuto sei all'interrogazione di matematica e allora quando la professoressa è andata via è corso ad abbracciarlo ed ha approfittato delle braccia dell'altro attorno al suo collo per morderglielo, poco sotto la spalla.
Al «Manu che cazzo.» che Simone gli ha rifilato, ha risposto ridendo.

Stare in camera sua o di Simone quindi gli piace particolarmente, perché può dare libero sfogo ad ogni sua voglia, come in quel caldo pomeriggio di Settembre in cui gli offre di restare senza maglia, nonostante siano a casa sua, viste le alte temperature.

Non appena Anita si chiude la porta alle spalle però, non resiste, e letteralmente lo trascina dalla sedia al letto, dove lo fa cadere poco delicatamente, per baciarlo e morderlo come più gli pare.

«Manuel, domani inizio gli allenamenti.» gli fa allora notare Simone, che ormai ci ha fatto l'abitudine a quei gesti ma non saprebbe come spiegare i segni che restano.

E Manuel di tutta risposta, si sporge verso la sua bocca e lo bacia. «E quindi?» ci soffia sopra.

«R-resta il segno.»
«E a te non piace?»
«S-sì, però...»

Manuel lo zittisce con un piccolo morso, questa volta sul labbro inferiore, e Simone dimentica ogni cosa, letteralmente non sente nulla se non la lingua del suo ragazzo e le sue mani che vagando lungo il suo busto.

Quando poi, circa un'ora più tardi, si ritrova con mezza faccia schiacciata sulla pancia nuda di Simone, decide di lasciare un altro morso anche lì, e l'altro, ormai esasperato, di rimando lo tira a sé e gli morde una spalla.

«Ao!» esclama subito Manuel, e lui ride.
«Lo vedi? Fa male!»
«Non fa male! Sei te che non te sai regola', io so' delicato.»

Simone scoppia a ridere. «Non sei mai delicato tu Manu.»

«Però me pare che quando scopiamo non te dispiace che non so' delicato, o me ricordo male?» ribatte allora l'altro, guadagnandosi una pacca sulla spalla tutt'altro che amichevole.

«Manuel!»

***

Il motivo per cui Simone non vuole che i segni dei morsi di Manuel siano visibili è che lui stesso gli ha chiesto di tenere la loro relazione segreta per un po'.

Quando quindi per colpa di quella strana voglia del suo ragazzo, vengono scoperti, non ne è sorpreso.

Succede un pomeriggio di Ottobre. Sono in gita fuori Roma e il rientro in città è previsto solo in serata.

Manuel non bacia e soprattutto morde Simone praticamente da dieci ore, senza considerare quella breve parentesi nel bagno del ristorante, durata però solo cinque minuti, e non ne può più.

Per tale ragione mentre camminano tra le stradine di quel paesello, pensa sia una mossa furba tirare Simone in un vicoletto per sbatterlo al muro e baciarlo.

È certo che tutta la classe abbia proseguito e che quindi nessuno, passando di lì, li beccherà.

Allora si avventa sulla bocca di Simone, visibilmente confuso, e lo bacia. Ci mette poco poi a scendere sul suo collo, ed è felice che l'altro abbia addosso soltanto una felpa perché così può infilarci una mano sotto e stringere un suo fianco.

«Manuel, dobbiamo andare.»

Simone cerca di farlo ragionare, però lui ha il naso praticamente immerso nel cappuccio della sua felpa, e pensa che Simone odori di buono, di casa, di qualcosa che vorrebbe fare suo in ogni senso possibile. Allora non si allontana, piuttosto si aggrappa di più a lui e poi inizia a lasciargli tanti piccoli morsi sul collo, passandoci poi sopra la lingua, al punto che Simone inizia a sussultare.

«Quanto ti amo Simò, sei così bello che te vorrei mangia'.» gli dice, nell'orecchio, completamente incollato al suo petto.

«An-anche io ti amo, però dobbiamo andare.»

Non ha neppure il tempo di parlare ancora, però, che Manuel è di nuovo impegnato a baciarlo, prima sulle labbra, poi sulla guancia e poi di nuovo sul collo.

Proprio mentre lui gli passa un braccio attorno al collo, qualcuno attira la loro attenzione.

«Rega', ve sta a cerca' mezzo mondo, daje.»

È Matteo.

«Non è come sembra.» urla allora Simone, allontanando Manuel da sé con una spinta.

Matteo ride. «Tanto 'o sapevamo tutti ch'era lui il cannibale.» ribatte soltanto, prima di andare via borbottando un «muoveteve!» che li lascia perplessi.

Simone si irrigidisce. Lo fissa spaventato. «È- è un problema?» domanda, torturandosi le mani.

«Pe' te? Sì un sacco, mo' te posso morde' quando e dove me pare.» è però l'unica risposta di Manuel che lo prende per mano e
si avvia verso il resto dei loro compagni.





non domandate, davvero

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