palpebre pesanti e cuori felici

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È iniziato un po' per caso, mentre Simone era ricoverato dopo quello che tutti preferiscono chiamare incidente.

Era facile, allora, per Manuel sedersi sulla sedia accanto al suo letto ed osservare l'amico dormire. Era rassicurante, in un certo senso. Lo trovava facile restarsene lì mentre l'altro non poteva vederlo così da poter facilmente tenere a bada il suo panico. Perché Simone era lì, non l'aveva lasciato.

Di tanto in tanto si concedeva anche il lusso di pensare che forse fosse ancora lì perché gli voleva bene.

È iniziato così ed ora Manuel si trova ad essere quasi felice di aver subito uno sfratto perché ciò significa che sarà molto più facile trovare delle scuse per poter dormire con Simone e restarsene sveglio a guardarlo mentre prima lui si addormenta.

"Stasera posso dormi' co' te, no?" infatti chiede, la prima notte che lui e sua madre trascorrono a villa Balestra.

Simone arrossisce lievemente, forse soltanto perché dormire insieme e Manuel nella stessa frase gli causeranno sempre quest'effetto, ma riesce a nasconderlo. Borbotta un "certo." che fa sorridere l'altro e si avvia il piano di sopra.

Mentre distende le lenzuola — lanciategli in faccia dal suo migliore amico — sulla brandina, Manuel sente una strana sensazione farsi largo nel suo petto. Si sente a casa, nonostante la casa l'abbia di fatto appena persa.

Casa è infatti Simone che si rigira tra le coperte per trovare una posizione confortevole in cui dormire, casa è Simone che finisce a pancia in giù schiacciando metà faccia sul cuscino. E casa (e pace) è Simone che finalmente biascica un "buonanotte Manu." prima di addormentarsi.

Manuel quindi resta a godersi questo sentimento quasi nuovo, non addormentandosi subito ma restando sveglio ad osservarlo.

Si poggia sul fianco destro, con una mano sotto il viso per sorreggere la testa e gli occhi puntati sul materasso accanto al suo.

Simone dorme beato, con gli occhi decisamente chiusi, le labbra un po' schiuse attraverso cui passa a volte un leggero sospiro ed una mano schiacciata sotto la guancia, per una ragione a Manuel sconosciuta.

In quel momento, quando gli occhi di Simone sono chiusi e quelli del mondo sono chiusi su di lui, può tranquillamente prendere atto di quanto l'amico sia bello. Semplicemente bello, nel senso più puro del termine.

Inizia a catalogare le sue cose preferite, iniziando dal naso che rende perfetto il suo profilo, passando per le labbra che vorrebbe decisamente baciare — soprattutto quando inconsciamente Simone le muove — e finendo ad apprezzare addirittura le orecchie.

È proprio quando il suo cervello produce un pensiero di apprezzamento per le orecchie del suo migliore amico che capisce di non avere più speranze. È decisamente troppo innamorato per partorire un pensiero che abbia anche vagamente senso.

Così sbuffa piano — per non svegliarlo — e reprime la voglia di passare una mano tra i suoi capelli. Si gira di spalle per non cadere in tentazione e borbotta una frase destinata a sé stesso.

Qualcosa del tipo che fine che hai fatto, Ma'.



A volte gli capita di avere incubi su quella notte. Forse è proprio per questa ragione che Manuel non riesce ad addormentarsi quando è troppo agitato.

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