puzzle

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Manuel cerca di far capire a Simone che prova per lui qualcosa che va oltre il semplice affetto che un semplice migliore amico dovrebbe provare da ormai settimane.

Inizia a credere che Simone sia diventato improvvisamente stupido, dato che persino sua madre ha ormai una relazione con Dante e l'amico non riesce a capire che si sia chiaramente innamorato di lui.

Probabilmente parlare e dirlo aiuterebbe ma lui non ha alcuna intenzione di farlo. Non lo fa perché ha paura, ha solo paura di essere rifiutato perché ne ha combinate decisamente troppe o forse ha solo paura e basta. In ogni caso non osa sfidare la sorte e rovinare l'equilibrio precario che vede il rapporto suo e di Simone vivere un momento decisamente tranquillo, nonostante i loro genitori tendano periodicamente a ricordare ad entrambi della loro relazione.

Un po' infatti maledice il fatto che sua madre abbia iniziato a frequentare proprio il padre del ragazzo per cui ha perso la testa quando questi gli comunica che ha prenotato per un weekend in montagna da trascorrere in famiglia.

A Manuel quasi scivolano via gli occhi dalle orbite quando capisce che nella famiglia sono inclusi anche lui ed Anita. 

Non bastano le suppliche a sua madre, o anche quelle a Simone, per sottrarsi da quella che è sicuro sarà una tortura.

Ci prova in tutti i modi a tirarsi indietro, ci prova anche con un «Simò me sa che c'ho la febbre altissima.» al quale Simone semplicemente risponde con un secco «non hai proprio niente tu.» ed il lancio di uno zaino dritto in faccia.

Per tale ragione venerdì pomeriggio si ritrova fuori la macchina del suo professore a salutare lui e Simone che è seduto dal lato del passeggero e gli sorride felice.

Da quando si è risvegliato dopo l'incidente Manuel presta sempre attenzione alla felicità di Simone e quel giorno gli sembra sereno, e quella consapevolezza gli fa battere il cuore in un modo tutto particolare.

Un'ulteriore cosa che gli fa battere il cuore è la camicia a quadri di Simone poggiata sopra una semplice t-shirt bianca, ed un'altra cosa ancora è il suo occhiolino dovuto alla luce del sole che minaccia di accecarlo non appena il minore alza lo sguardo per incrociare il suo.

«Prof ce mettiamo dietro io e Simone?» propone, ché già immagina tutti gli scenari che gli potrebbero permettere di finire con la testa sulla spalla di Simone durante il viaggio, ma Dante ha evidentemente altre idee.

«No, se non dispiace ad Anita, tengo qui Simone. Non vi sopporterei insieme per tutte queste ore.» ridacchia infatti.

Un coro di proteste che suonano più o meno come «ma prof!» e «papà!» immediatamente giungono alle sue orecchie, facendo ridere sia lui che Anita; a nulla servono però, perché due ore più tardi Manuel si trova a sbuffare con la fronte premuta contro il vetro del finestrino posteriore, annoiato a morte mentre sua madre discute con il suo professore delle attività da fare appena arriveranno e Simone osserva il paesaggio fuori dal finestrino.

Il viaggio diventa improvvisamente più interessante quando Simone decide di abbassare il finestrino, sollevare appena la manica della camicia arrotolandola lungo l'avambraccio, e portare la mano fuori, aprendo il palmo per sentire il vento che ci batte contro.

Manuel sente al centro del petto la stessa sensazione che Simone sta avvertendo al centro della mano probabilmente, dato che tutto ciò che riesce a pensare è che vorrebbe farsi sostituto di quel vento ed accarezzare lui la mano dell'amico così liberamente.

E probabilmente è colpa di quel desiderio tanto irrazionale quanto viscerale che abbassa a sua volta il finestrino ed imita il movimento di Simone che inizialmente non si accorge di niente.

Anzi, per qualche secondo il minore muove la mano per giocare con il vento, ma dopo qualche attimo è costretto a fermarsi perché qualcuno la sta afferrando, portandolo a sussultare per la sorpresa.

Manuel vorrebbe trovare un modo per far rallentare il suo cuore ma non riesce, spera solo che Simone non tiri via la mano o, peggio, si giri verso di lui e gli rifili uno sguardo sconvolto o arrabbiato.

Simone non fa nulla di tutto ciò, cerca soltanto di tenere il respiro regolare, ma più passa il tempo più si rivela difficile perché Manuel ha intrecciato le loro dita fuori dal finestrino così da tenere le loro mani connesse di fatto fuori dalla macchina, credendo che nessuno dei due adulti se ne sia accorto.

Poi la situazione precipita quando decide di accarezzare il dorso della mano di Simone con il pollice, forse per trasmettergli tranquillità, forse perché dentro di lui sente solo un forte desiderio di tenerlo con lui e non lasciarlo più andare, forse perché vorrebbe promettergli che non scapperà più ed in quel momento è l'unico modo che ha per farlo.




Quando giungono alla baita, entrambi hanno le guance rossissime, ed entrambi evitano accuratamente di incrociare lo sguardo dell'altro.

In realtà evitano anche di osservare i loro genitori dato che questi continuano a rifilare loro occhiate divertite, sguardi di chi sa.

A non poter più reggere quella situazione, però, alla fine è proprio Manuel che non ha alcuna intenzione di restarsene nella sua camera per tutta la serata mentre sua madre e Dante si godono la bellezza di quel luogo e Simone se ne resta da solo per colpa sua.

Prende un bel respiro e si avvia verso la camera dell'amico.

Batte sulla porta annunciandosi e gli si mozza il fiato in gola quando ad aprire è un Simone con i capelli arruffati ed una t-shirt blu che sembra stranamente enorme.

«Ciao.» balbetta, con la mano ancora a mezz'aria, sentendosi un cretino.

Simone immediatamente diventa paonazzo ma si sposta per farlo entrare.

«Ciao.» replica, ma con tono quasi interrogativo, più incerto.

Subito si volta di spalle e finge di piegare dei vestiti nella valigia, senza aggiungere altro.

«Simò, senti—» inizia a dire il maggiore ma lui lo interrompe.
«Devo ordinare le cose, mettere le magliette nell'ar—» cerca di dire, ma questa volta è Manuel che non ci sta.

Si avvicina con due falcate, gli prende il viso fra le mani e lo bacia, mettendolo a tacere nel modo più semplice e bello di tutti.

Simone non ha neppure il tempo di chiudere gli occhi che Manuel si è già allontanato e sta strofinando il naso contro il suo in modo deciso.

«Che- che fai?» mormora, con la voce che trema ed il cuore che gli stringe la gola.

«Quello che volevo fa' prima, e se mi dai il permesso, quello che farò pure domani, e pure dopodomani...» sussurra Manuel, facendo scontrare le loro labbra, senza però rubargli un altro bacio.

Sente il sangue gelarsi nelle sue vene quando Simone si allontana e gli poggia una mano sul petto, all'altezza del cuore. Crede lo stia per allontanare ma poi con quella mano Simone gli stringe la maglia in un pugno e lo tira verso di sé.

E quando le loro labbra si incontrano di nuovo in quel bacio c'è tutto, tutto quello che si sono detti e tutto quello che non hanno ancora avuto il coraggio di dirsi.

Manuel sorride come un ebete e crede di non saper fare altro quando Simone passa la lingua sulle sue labbra e poi si allontana dopo avergli rubato un ultimo casto bacio; poi fa una cosa che desidera fare dal pomeriggio: gli prende una mano.

Non intreccia le loro dita però, fa combaciare i loro palmi, le tiene una sull'altra e le fissa.

«Me piace come stanno, a te?» dice, alzando poi lo sguardo su Simone che lo osserva come fosse la cosa più preziosa del mondo.

«A me piaci te, Manuel.» ride però Simone, completamente rosso in viso per l'imbarazzo.

Manuel sorride, poggia una guancia contro la sua e si gode quel momento.

Ogni parte di loro combacia perfettamente, sono due pezzi di un puzzle che non è difficile comporre ed è impossibile separare.

E lui è grato per averlo capito quando era ancora in tempo.

Little bit of perfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora