ricciolé

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«Ma io nemmeno la volevo fa' 'sta festa, basta per favore!»

È la quarta volta in meno di mezz'ora che Simone ripete quella frase a sua nonna. È il giorno del suo diciottesimo compleanno e Virginia sta cercando disperatamente di aggiustare i suoi capelli.

«E poi non ci vedo niente che non va nei miei capelli, nonna!» ci tiene infatti a precisare, sbuffando per l'ennesima volta.

Non solo l'hanno costretto a festeggiare, gli hanno anche imposto di indossare un completo elegante. Crede sia abbastanza.

Dire che è esasperato è dire poco, ma sembra anche dimenticare qualsiasi problema suo e dell'universo, quando sente bussare al campanello, perché sa che può trattarsi solo di Manuel.

Ed infatti qualche istante dopo lo vede varcare la soglia di camera sua, con un jeans nero, gli anfibi ed una camicia bianca infilata dentro il pantalone. Crede sia l'essere umano più bello della Terra e si chiede anche cosa l'abbia spinto a vestirsi così per una semplice festa.

Il rossore sulle sue guance è imbarazzante ed inevitabile, ma per sua fortuna, né l'altro, né sua nonna sembrano aver intenzione di farglielo notare.

«Oh, Manuel, caro, cerca di convincere questo ragazzo, magari a te darà ascolto!» piuttosto dice la donna.

Manuel ride e sente uno strano calore al centro del petto, dato che Simone è a petto nudo, ed indossa soltanto dei pantaloni grigi di tuta.

«Perché? Che sta a fa'?» domanda, divertito.

Virginia alza gli occhi al cielo quando sente il nipote sbuffare ancora, alle sue spalle.

«Sto cercando di aggiustargli i capelli, ma non mi lascia fare» spiega, e lui riesce soltanto a sorridere di più.

«E perché Simò?» si rivolge allora all'amico.

«Che c'hanno che non va i miei capelli?» sospira Simone, spazientito.

«E poi mi vuole infilare quelle cose appuntite! Guarda!» esclama, indignato, indicando con un palmo aperto i becchi di cicogna che la nonna ha disposto sulla sua scrivania.

Manuel non ce la fa più e scoppia a ridere, facendolo innervosire ancor di più.

«Che ridi? Te vorrei vede' a te» lo rimbecca infatti il più piccolo.

«E poi» alza un dito, indica sia lui che la nonna, «io non volev-» inizia a dire, ma Manuel lo interrompe.

Sbuffa, rotea gli occhi. «Non volevo festeggiare» lo scimmiotta. «Si, 'o sappiamo, statte zitto va', non te se po' sopporta'» dice, avvicinandosi a lui, mettendosi seduto sul letto.

La nonna, che ha osservato divertita l'intera scena, li lascia soli.

«Io ci rinuncio» spiega.

«Manuel, te lo affido» aggiunge poi, beffarda, prima di chiudersi la porta alle spalle.

«T'ha affidato a me» borbotta allora Manuel, col sorriso di qualcuno che ha in mente un piano ben preciso.

«Quindi ora ci fumiamo qualcosa, mh?» prova Simone, cercando di distogliere l'attenzione dell'amico da sé.

«No, ora tu te vesti, e dopo aggiustiamo 'sti capelli» dice, portando una mano a scompigliarli, facendo saltare al cuore di Simone una decina di battiti.

«Sei il festeggiato, devi sembra' bello Simò» aggiunge poi, con le labbra incurvate in un sorriso sornione.

Simone subito coglie l'occasione per metterlo in difficoltà. «Ah quindi stai dicendo che sono brutto?» gli domanda, pur non riuscendo a rimanere serio.

Little bit of perfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora