per disastroaereo
Manuel non ama far lezione da casa per il semplice motivo che preferisce avere un contatto diretto con gli studenti. È da quando era lui stesso solo uno studente che ha promesso a sé stesso che se avesse avuto l'opportunità di diventare un docente universitario, l'avrebbe sfruttata per evitare che i suoi allievi non rivivessero ciò che ha vissuto lui durante i suoi studi.
Non vuole che i ragazzi si sentano semplicemente dei muri su cui vengono lanciati oggetti sotto forma di parole, di "sapere", ma vuole comunicare loro qualcosa, vuole far sentire loro qualcosa.
Vuole camminare tra i banchi e parlare di filosofia esattamente come il suo professore al liceo faceva, vuole trasmettere loro lo stesso amore per quella materia che gli ha salvato la vita e che ora gli permette di svegliarsi tutti i giorni accanto all'amore della sua vita e ai loro gatti: Kant, Leo e Budino.
È riuscito infatti a sposare Simone e per qualche motivo, che somiglia sempre più ad un miracolo, a convincerlo ad adottare non uno ma ben tre gatti.
Ora però, poiché non sempre si ottiene ciò che si vuole, si ritrova a fissare uno schermo nero in attesa di fare lezione online, durante quella che sembra una giornata apocalittica. La pioggia che si sta abbattendo su Roma quella mattina sembra non avere fine e lui può soltanto sorseggiare il suo tè caldo mentre in lontananza scorge la code intrecciate di Leo e Budino che riposano sul davanzale della finestra ammirando le gocce di pioggia che cadono sul vetro.
Ha alla destra del portatile una serie di appunti sulla lezione che terrà quel giorno ed in lontananza riesce a sentire la musica che suo marito sta ascoltando mentre lavora.
A Simone capita più spesso di lavorare da casa, per cui ha la sua routine che sfortunatamente per lui include una playlist di musica jazz che lui non ascolterebbe nemmeno sotto tortura ma che comunque lo fa sorridere come un ebete al pensiero di suo marito che la ascolta mentre cerca di concentrarsi.
La musica cessa qualche secondo prima dell'inizio della lezione, dato che Simone sapeva che in quell'orario Manuel si sarebbe collegato con i suoi studenti.
Il più grande ha soltanto il tempo di ricomporsi, di liberarsi di quel sorriso che si ritrova stampato in faccia e di accendere la webcam.
«Buongiorno a tutti.» esclama, cercando di risultare accogliente e soprattutto di tenere su di sé l'attenzione di tutti.
A giudicare dal coro di «salve prof.» e «buongiorno prof.» che proviene dall'altro lato dello schermo, crede di riuscire piuttosto bene.
E fila tutto liscio, nonostante il suo nervosismo, nonostante non si senta propriamente a suo agio a non girare tra i banchi, a non poter stabilire un contatto visivo con gli studenti, almeno fin quando non inizia a sentire il rumore metallico prodotto dalle ciotole dei gatti e la voce di Simone che cerca di richiamarli.
Cerca di non lasciarsi distrarre, di non perdere il filo del discorso, tuttavia dopo un po' di minuti diventa impossibile.
Sospirando si rivolge ai suoi allievi.
«Scusatemi un secondo, ragazzi.» dice, poi si allontana quanto basta per guardare alla sua sinistra e scorge Simone, con una felpa nera enorme, il cappuccio sollevato suo ricci, un gatto, Leo, in una mano, in procinto di scivolare e gli altri due impegnati a litigare.
«Che state facendo?» chiede, trattenendo a fatica una ridata, immaginando già i graffi che Simone si ritroverà dopo sulle mani.
«Cerco di farli smettere, litigano per il cibo. Scusa.» Simone sussurra.
Manuel ridacchia piano, «se fai così è peggio, smettila, li istighi, mi stai disturbando più te che loro.» gli dice. Poi ritorna alla scrivania, di fronte al portatile, e si rivolge di nuovo agli studenti.
«Scusate eh, mio marito e i gatti...» ride, con il sorriso più innamorato che i ragazzi gli abbiano mai visto in volto.
«Prof ce li fa vedere dopo?»
Manuel resta spiazzato da quella domanda, per qualche secondo si chiede se sia professionale una cosa del genere, però la ragazza è stata davvero gentile, gli altri lo "fissano" incuriositi e Simone è seduto sul bracciolo del divano in attesa che la sua lezione finisca, così «a fine lezione.» dichiara, cercando di trattenere l'ennesimo sorriso, soprattutto quando sente qualche esultanza contenuta e prova ad ignorarla.
La fine della lezione arriva prima del previsto e Manuel è sorpreso quando Simone, piuttosto che passargli i gatti, poggiandoli sulle sue gambe, si posiziona accanto a lui, piazzandosi nell'inquadratura.
«Amore che fai?» mormora, certo che nessuno l'abbia sentito.
Non sa che tutti l'hanno sentito.
Simone però lo ignora completamente e con Leo ancora in una mano, parla, presentandosi ai suoi studenti.
«Ciao, scusate, io sono Simone, il marito del professore Ferro.» dice, sorridendo e guadagnandosi un coro di buongiorno e timidi ciao che fanno ridere Manuel.
«Co' me non so' mai così timidi!» esclama infatti, rivolgendosi al marito. Poi ritorna con lo sguardo sullo schermo e «lo devo portare anche in classe? State più attenti?» chiede, scherzando.
«Prof ma i gatti?»
È Arnaldo a parlare, lo studente preferito di Manuel — sebbene lui non ammetterebbe mai di avere delle preferenze.
Manuel ridacchia, Simone decide di sparire, lasciandolo presentare effettivamente i gatti ai suoi allievi, congedandosi.
Resta però dall'altro lato dello schermo, poggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate, un sorriso innamorato ed il lavoro cui si stava dedicando completamente dimenticato.
Pensa che non potrebbe essere più fortunato.
E glielo dirà, non perderà l'occasione di dirlo a Manuel quando soltanto cinque minuti dopo questi lo raggiunge, stringendogli i fianchi con le mani ed affondando il viso nel suo collo.
«Balestra sei tremendo, da ragazzino avevi più rispetto per le lezioni universitarie.» mormora il maggiore, lasciando un bacio sul collo di Simone che di rimando gli cinge le spalle con le braccia.
«Da ragazzino? Ho solo ventinove anni, Manuel.» scherza poi.
«Stai zitto, fatti perdona' piuttosto.» biascica Manuel contro la sua pelle.
Simone si allontana da lui, gli prende il viso tra le mani e lo bacia teneramente. «Ho proprio due tazze di cioccolata calda pronte in cucina.» gli comunica.
È felice di scorgere negli occhi del marito lo stesso luccichio di sempre.«Doppio cioccolato?» domanda il più grande, felice come un bambino.
«Doppio cioccolato.» conferma allora Simone, rubandogli un altro bacio, questa volta sulla guancia.
«E poi me le fai le coccole co' i gatti?»
«E chi sarei io per negarti le coccole co' i gatti, Manu? Un mostro?»Manuel scoppia a ridere, Simone decide di prenderlo in braccio e portarlo di peso in cucina.
«Lo sai che ti amo Simò?»
«Sì, credo di sì.»
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Little bit of perfect
FanfictionTutto l'amore del mondo in più o meno 1000 parole. (Raccolta)