Luce

1.8K 143 38
                                    

Manuel ama sua figlia più della sua stessa vita, ma ciò non gli impedisce di lasciarsi prendere dal panico ogniqualvolta si ritrova, nella notte, con una bambina di tre mesi che piange tra le braccia, senza sapere come fare per farla smettere.

Sostanzialmente la sua ansia dipende dal fatto che è fermamente convinto che se Luce pianga, lo faccia per manifestare un disagio, una sofferenza, e lui vorrebbe solo proteggerla dal mondo intero.

Quella notte è una di quelle in cui il pianto proprio non sembra placarsi.

L'ha recuperata dalla piccola culla mentre Simone ancora dormiva, per cui ora si trova sul divano, con la bambina avvolta da una coperta, sperando di non svegliare suo marito.

Tuttavia, dopo una decina di minuti, veder apparire la figura di Simone che si stropiccia gli occhi, scalzo, sotto la porta del salone, lo rincuora, e non poco.

«Manu» lo sente biascicare e pensa che se ancora sente lo stesso fastidio allo stomaco che sentiva a diciassette anni, dopo più di dieci anni, probabilmente non gli passerà mai, ed è un pensiero così confortante da riuscire a scacciar via qualsiasi ansia, qualsiasi preoccupazione.

«Come devo fa' Simo, non so più che fare» pigola, una volta che il marito ha preso posto accanto a lui.

Lo vede mentre accarezza la piccola testa di Luce coperta dal cappellino beige e prega che quel tocco la faccia smettere.

«Forse ha fame Manu, è normale» cerca di rassicurarlo Simone.

«Le ho già dato il latte, non ha fame» spiega subito Manuel.

«E le ho cambiato anche il pannolino» aggiunge anche, sprofondando tra i cuscini del divano.

«Dalla a me, dai, cammino un po'» gli propone allora Simone, e lui acconsente, poggiando delicatamente la loro figlia tra le sue braccia.

Non si capacita di come sia possibile che ogni notte riesca a trovare sempre un motivo in più per amare suo marito, in realtà, perché resta lì, a fissarlo mentre tiene tra le braccia la persona più importante delle loro vite e semplicemente si sente come se una mano gentile e delicata gli avesse preso il cuore dal petto e lo stesse accarezzando.

Dopo essersi concesso appena due minuti a riflettere su quanto sia fortunato, si alza in piedi, passeggiando con Simone per casa, nel tentativo di calmare i singhiozzi di Luce.

«Vai a dormire Simo» biascica, sbadigliando.
«Ma vacci tu scusa» subito ribatte l'altro, facendolo ridere.

È una lotta costante la loro, una lotta che nessuno riesce mai a vincere perché in ballo c'è soltanto una dose spropositata di amore.

Manuel vorrebbe riuscire a non svegliare Simone e viceversa, sempre. Ogni notte.
E puntualmente, ogni notte finiscono abbracciati alla loro bambina, con una mano tra i capelli dell'altro ed un'altra sul cappellino della piccola.

«Simò, me sto preoccupando mo'» confessa Manuel, non appena entrambi si poggiano sul letto e Luce non sembra intenzionata a smettere di singhiozzare.

«Manu tu ti preoccupi sempre, ti ricordo» ridacchia il minore.

«No ma adesso di più, cioè, perché non la smette? Dobbiamo anda' in ospedale?»

Manuel è sull'orlo di una crisi di ansia, e la cosa peggiora quando suo marito gli consegna la bambina per potersi togliere la maglietta del pigiama.

«Simò io sto a mori' de ansia e te te spogli? E per favore» borbotta, agitandosi leggermente, cercando di cullare la bambina.

Qualche secondo dopo però Simone prende Luce tra le braccia, la poggia sul letto ed inizia a spogliarla.

Solo quando resta completamente nuda, fatta eccezione per il pannolino, Simone si mette disteso, e poggia lei sul suo petto.

Manuel lo fissa come fosse pazzo, allora lui lo invita a distendersi accanto a loro con un cenno del capo.

Non appena poggia una mano sulla schiena della piccola, pressata con il petto sul suo, questa smette di piangere, strofinando debolmente la guancia sul petto del padre.

Manuel spalanca la bocca esterrefatto.

«Come hai fatto?» sussurra, muovendo una mano, avvicinando un indice alla manina di Luce che prontamente lo afferra.

«Ho letto che stare a contatto diretto con la pelle li aiuta a calmarsi» spiega Simone, che con una mano continua ad accarezzare la piccola.

«Ah, i tuoi libri» lo schernisce Manuel, ma la voce un po' gli si spezza.

L'emozione è tanta. La gratitudine anche.

«Ti amo un sacco Simo» aggiunge poi, più serio, e Simone ridacchia pianissimo.

«Perché ho addormentato Luce?» domanda.

Manuel sbuffa, la mano ancora bloccata da quella della figlia.

«No, perché mi hai regalato una famiglia che non avrei mai nemmeno immaginato» spiega.

Resta a fissarlo, a guardare come ogni parte del suo corpo — che in passato aveva pensato fosse esclusivamente il complementare del suo — sembra modellarsi per accogliere la loro bambina, in ogni senso possibile, e dopo qualche minuto Simone lo sente il suo sguardo.

«Non dormi più nemmeno tu amore?» chiede, sorridendo, e lui non saprebbe spiegarglielo in realtà perché non riesce a chiudere gli occhi.

Si accontenta di un «non voglio chiuderli gli occhi, siete troppo belli, vi voglio guardare» che fa ridere appena Simone.

«Luce, papà è completamente pazzo, però ti ama»



voi vi chiederete: ma perché?
io vi rispondo: non ne ho idea

Little bit of perfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora