Prologo

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ADAM
Anni fa

Se qualcuno vi desse una gomma da cancellare che può eliminare qualsiasi cosa volete dalla vostra vita, voi lo fareste?

Ecco, io sì.

Questa è stata la mia risposta a questa domanda finché non è nata mia figlia.

Sono sempre stato un nullafacente, un ragazzo che una mamma non avrebbe mai raccomandato alla propria figlia.

Avevo iniziato a drogarmi già da ragazzino, a frequentare luoghi e persone sbagliate e a  ignorare i miei genitori disperati.

Così disperati che avrebbero voluto che me ne andassi di casa pur di non vedersi davanti ogni giorno lo scempio di figlio che avevano tirato su.

E un giorno lo feci, me ne andai, senza scrupoli.
Sapevo che non mi avrebbero cercato, anche se ero ancora minorenne, per loro era meglio così.
E avevo ragione, non mi avevano mai cercato.

Così, iniziai a dormire a casa di amici, finché non riuscì a guadagnare abbastanza con la droga che vendevo e a quel punto riuscii ad affittarmi un garage in cui vivere che il proprietario spacciava per un monolocale.

Era freddo e pieno di scarafaggi, ma che me ne importava se quando stavo fatto mi proteggeva dal mondo esterno e dai giudizi delle persone?

Quelle persone che se vedono un tossico sdraiato sul marciapiede cambiano strada.

Come dargli torto in fondo?
Mi convinsi che avrei dovuto cercarmi una distrazione, una luce, qualcosa che mi condusse alla salvezza, che mi tirasse fuori da questa merda.

Incontrai una ragazza, non credo di averne vista una più bella.

Layla.

Lavorava in una fabbrica e aveva a malapena vent'anni, i suoi genitori avrebbero voluto che studiasse e che sposasse un ragazzo che le avevano raccomandato sin da quando era piccola.

Troppe restrizioni la portarono a litigare con i suoi e appena ebbe la possibilità scappò anche lei di casa, io e lei eravamo molto simili in fondo.

Sapevano che si frequentava con me, e sapevano che ero un perdente, convinti della disfatta della vita della loro figlia persero ogni speranza e decisero di non averci più a che fare con lei.

Layla venne a vivere nel garage con me, lo abbellì a modo suo e mi concesse un periodo di tranquillità, un periodo in cui vendevo ma non mi facevo.

Era il mio spiraglio, la mia luce.

Ma ben presto arrivarono altri problemi, il lavoro in fabbrica la stancava non poco, e quello che guadagnavo io non bastava per mantenerci entrambi.

La botta vera e propria si presentò alla mia porta quando Layla buttò sul divano letto un test di gravidanza e disse "sono incinta".

Poi si scaraventò sul pavimento sporco a piangere e a colpirsi violentemente la pancia con rabbia.

Mi vennero i brividi, stavo diventando padre, ma il contesto mi fece accapponare la pelle.

E lì feci uno sbaglio, di quelli che eliminerei con quella famosa gomma da cancellare:
mi piegai e la strinsi a me promettendole che avrei protetto sia lei che nostro figlio.

Nove mesi passarono velocemente, man mano mi abituai all'idea ma dentro di me sapevo che Layla avrebbe voluto perdere il bambino.

Non fece neanche un controllo, non sapeva nemmeno che sesso avesse il bambino e ho sempre dubitato che le abbia provate tutte per abortire.
Era malnutrita e lavorava anche da incinta per pagare il proprietario del buco in cui vivevamo.

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