Veleno e Antidoto II

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Aura's Pov

Scendo dalla macchina ancora decisamente spaesata, i tacchi mi fanno un male lancinante e forse sbatto la portiera un po' troppo forte.

"Ti sembra un fottuto trattore?"commenta infatti subito Christopher.

Siamo nel parcheggio di una villa enorme, tre macchine diverse sono parcheggiate oltre a quella di Christopher, vedo nel retro la punta di una piscina graziosa con sopra ciambelle che galleggiano.

"Dove siamo?"

"Da mio padre."dice lui con nonchalance facendo sgranare gli occhi.

"Non dici sul serio."

"Dico sul serio."dice divertito chiudendo l'auto.

Dannazione, che imbarazzo.
E poi perché siamo qui?
E se fossero svegli?

Sono tutta sporca e puzzolente, Henry e Caroline non possono vedermi così.

"Dormono tutti Aura, sono le tre."dice esasperato Christopher come se avessi parlato ad alta voce cercando la chiave giusta nel suo mazzo di chiavi.

"Anderson io...non riesco a camminare."mi lamento traballando sui tacchi.

"Dannate donne e i vostri tacchi."sospira negando col capo dandomi la schiena e abbassandosi un po' "Avanti, sali ragazzina."

Mi butto sulla sua schiena ridacchiando e lo accerchio con i miei arti come un koala.

"Si sta comodi sopra di te sai?"dico senza pensare.

"Tu dici? Io sono sicuro che su di te si sta più comodi."

Non rispondo al doppio senso nascondendo il viso nel cappuccio della sua felpa, attraversa la casa con me sulla schiena e sale delle scale che non riesco a vedere per il buio.

Una casa gigantesca, sarà il doppio o il triplo della mia, infatti il corridoio sembra infinito.

Complimenti Aura
Solo tu potevi finire così: dal dire "non vengo alla festa" ad Estella per poi ritrovarti sulla schiena di questo bullo che attraversa la casa del tuo preside.

Non so se esserne fiera ed orgogliosa o vergognarmene.
Nel dubbio non ci pensare, te ne preoccuperai quando l'effetto dell'alcol e di Christopher svanirà.

I miei piedi si poggiano su una moquette su cui sembra che sia stato passato un aspirapolvere ossessivamente, tolgo immediatamente i tacchi osservando la stanza che si illumina appena Christopher chiude la porta e accende la luce.

È gigante, il letto matrimoniale è perfettamente sistemato, c'è persino un amaca appesa coi fili al soffitto, un libreria piena di libri e scacchiere, la televisione, foto, ancora libri, un sacco da boxe appeso, guantoni, trofei, medaglie.

Troppi particolari da osservare con un occhiata sola.Troppe cose da memorizzare sotto il suo perforante sguardo.

Lo incrocio senza paura, quando sento scattare la serratura, l'alcol ancora in circolo mi aiuta ad essere coraggiosa.

"Deduco che dormirò qui."gracchio.

"Io invece deduco di tutto tranne che dormirai."mi fa avvampare con un ghigno.

"Ci potevi portare Meredith no?"mi esce, mi mordo il labbro subito dopo maledendomi.

"Allora era vero il mio presentimento. Tu sei gelosa."si appoggia al muro dietro di sé su cui c'è un enorme murales dalle tonalità rosse coi fiori di ciliegio.

"L'hai portata sul tetto."osservo incrociando le braccia, mi imita mentre mi fissa da quattro o cinque metri di distanza.

"Si, e quindi? Me l'aveva chiesto gentilmente, mi sembrava brutto rifiutare."spiega sereno ma poi gli prende un cipiglio all' espressione "Aspetta, chi ha fatto la spia?"domanda poi.

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