capitolo tredici.

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Sotto il sole, sotto il sole
Quasi, quasi mi pento

E non ci penso più, e non ci penso più
Faccio a schiaffi, faccio a schiaffi
Con le onde e con il vento, le prendo
Come se fossero te
Come se fossero te
Come se fossero te

E non ci penso più, e non ci penso piùFaccio a schiaffi, faccio a schiaffiCon le onde e con il vento, le prendoCome se fossero teCome se fossero teCome se fossero te

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19 luglio 2022

Stampo un leggero bacio sulla fronte tesa di Carlos e sgattaiolo fuori dal letto con dei movimenti lenti. Mi avvicino alla valigia, mi metto un costume e, rubando la camicia che ha usato ieri sera lo spagnolo, mi copro leggermente.bInalo il suo profumo impregnato nel tessuto leggero e mi dirigo verso il tavolo in legno, al centro dalla casa, per mangiare qualcosa, malgrado ormai siano già le undici del mattina. Mi siedo svogliatamente, iniziando a bere un sorso di estahè al limone e cerco di capire cosa sia meglio fare dopo quello che è successo ieri sera. Detesto finire a letto con Carlos quando siamo brilli, ma odio ancora di più dovergli dire che forse non lo posso accompagnare ad un GP e vedere il suo volto spegnersi completamente. Ieri sono successe entrambe le cose, una di fila all'altra, e mi sento abbastanza confusa.

Alzo lo sguardo, sentendo dei passi provenire dallo stesso corridoio che poco prima ho percorso io, e lo vedo guardarmi con occhi tristi, come se si aspettasse che abbandonassi il mio impegno e lo seguissi in Francia. Che poi, come biasimarlo: l'ho sempre accompagnato ovunque, senza mai lasciarlo solo. Questa sarebbe la prima volta. Continuo a mantenere fisso il contatto visivo, malgrado sia completamente combattuta dalla situazion, fino a che non decido di abbassare gli occhi per evitare i suoi scuri. Vedo la sua espressione assumere un sorriso amaro e deluso, mentre scuote il capo e se ne va dall'altra parte della stanza. So che ha capito a cosa sto pensando, ha compreso che non lascerò l'impegno preso e che non cambierò idea, anche se non è totalmente vero. La me più debole, quella che tiene tanto a Carlos, è davvero a poco dal rinunciare e andare comunque, mentre la Serena razionale sostiene che non si abbandona un impegno preso.

Aspetto in disparte ancora e ancora, guardandolo di sott'occhio mentre si muove quasi fantasma per la cucina. Mi dispiace vederlo cosi e la mia parte debole cede, decido di far prevalere la mia parte sensibile, ma di non dargliela completamente vinta. Mi alzo, lentamente, per raggiungerlo e mi fermo a pochi centimetri da lui, poggiandomi al piano cucina. Carlos ha ancora il segno del cuscino sul viso e gli occhi dilatati.

«Hey» dico flebilmente, attirando la sua attenzione.

«Buongiorno» fa un piccolo sorriso, ma dura davvero poco.

«Ti va di parlare?» chiedo esistente, ricevendo solo un cenno di assenso con la sua testa.

Cerco di riassettare tutte le idee, giusto per tentare di fare un discorso sensato, ed emetto un sospiro quando ci sediamo al tavolo. Gioco con l'elastico che tengo al polso, come faccio di solito quando sono nervosa, ma le sue mani bloccano immediatamente il movimento, accarezzandomi il dorso. Questo è Carlos. Riesce a mettere da parte la sua rabbia e la sua delusione, anche quando sono io ad aver sbagliato, per tranquillizzarmi quando sto male. Mi conosce meglio di qualsiasi altra persona e sa quanto sia difficile per me questa situazione. Non ci penso un secondo, nel momento in cui incontro i suoi occhi rassicuranti, a fiondarmi nelle sue braccia sicure.

«E questo?» mi domanda, stringendomi a lui. Chiudo gli occhi per qualche secondo, lasciando che le lacrime che trasudano senso di colpa per la situazione che ho creato, scendano.

«Non voglio che tu ce l'abbia con me» dico singhiozzando, portando le mani dietro il suo collo. Lui aumenta la presa sul mio corpo, «Voglio solo godermi questi giorni, sperare che il GP di Francia passi veloce e vada bene, e poi tornare per il prossimo» Carlos mi asciuga le lacrime con il pollice

«Hai finito?» sorride. Ed è così fottutamente bello, «Non me la sono presa perchè non ci sei» mi sussurra all'orecchio «Mi sono incazzato con me stesso perchè non sono molto bravo a stare senza di te» sorrido e poggio la fronte sulla sua. Chiudo gli occhi e poi dico quello che, probabilmente, si aspetta di sentire da quando, un anno fa, mi ha confessato di non aver mai avuto bisogno di nessuno come di me.

«Affrontiamo tutto insieme. Lontani o vicini che sia.»

Con quell'unica frase e una sveltina sul grande divano beige, tutta la tristezza di Carlos passa. I suoi occhi tornano a luccicare e il suo sorriso torna spensierato. Vederlo così agitato e deluso mi ha destabilizzata, solo le mie parole e il mio tocco sono riusciti a rasserenarlo, e di conseguenza anche io.

«Dai, lasciami andare» esordisce, cercando di liberarsi e alzarsi, ma inutilmente.

«Ancora un attimo» lo trattengo, facendo aderire il mio corpo nudo al suo. È così bello mentre cerca di liberarsi.

«Non siamo venuti a Mallorca per restare tutto il giorno in casa» fingo un broncio, e lui sorride.

«Anche se ci sono io» ammicco, muovendo le sopracciglia. Carlos approfitta di un mio attimo di debolezza, e si alza, raggiungendo i vestiti che si sono sparsi per casa.

Mi metto comoda, poggiando la testa contro il bracciolo del divano, e lo osservo; Ammiro la sua pelle nuda, leggermente illuminata dalla luce del sole che entra dalla finestra, e penso che non può esistere corpo più bello del suo. Lo guardo incantata, mentre mi lascia un ultimo bacio sulle labbra, per poi sparire nella veranda che porta alla piscina. Mi strofino il viso con le mani, per cercare di riprendere lucidità; Ogni volta che mi sfiora sembra che sia come la prima. Non mi abituerò mai. Decido, poco dopo, di seguirlo, raccolgo tutti i miei vestiti e, dopo averli messi, esco anche io.

«Si sta da dio in acqua» esordisce, mentre si passa le mani tra i capelli per togliere l'eccesso d'acqua.

«Immagino» sorrido, sedendomi sulle ginocchia accanto a lui.

«Oggi è l'ultimo giorno» mi fa sapere, quasi con voce scocciata.

«Cosa vogliamo fare?» domando, spostando una ciocca nera dalla sua fronte.

«Non lo so, poi vendiamo» e mi tira su di lui, portandomi a cavalcioni.bNon faccio in tempo a dire altro, che le sue mani circondano il mio viso e preme forte le labbra contro le mie. In un solo secondo, tutto ciò che c'è intorno si spegne.

«Sai che verrò in Francia?» chiedo, dopo aver preso l'ennesima pausa dai nostri baci interminabili, «Ho fatto tutto questo casino, ma non so lasciarti andare da solo» spiego, facendolo sorridere in automatico

«Ora lo so.» da di nuovo il via a quel gioco di lingue nelle nostre bocche, stringendomi forte contro il suo corpo. È come se volesse assicurarsi che non cambi idea da un momento all'altro.

«Credi sia giusto?» sussurro sulle sue labbra.

«Cosa?» domanda, con una tranquillità innaturale. La sua presa sul mio corpo però lo tradisce.

«Insomma, tutto questo fra noi» mi passo le mani fra i capelli «Cosa penserà la gente se lo verrà a sapere? Siamo comunque dei colleghi in primis»

«Nena hai ripensamenti?» chiede, guardandomi in una maniera assolutamente indecifrabile.

«No!» quasi urlo.

«Allora smettila di pensare. È da quando ci conosciamo che passiamo tanto tempo assieme, le cose che vedono gli altri non sono cambiate. Vedranno sempre noi due che stiamo insieme h24. Non capiranno mai che c'è dietro altro» sollevo il mento e lo guardo.

«Tu sei felice?» chiedo di getto, timorosa che non sia davvero quello che vuole.

«Si» sussurra «Ma tu devi restare al mio fianco» e mi abbraccia, nascondendo il volto fra i miei capelli sciolti.

Giovani Wannabe ~Carlos Sainz~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora