7. Volo

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SAMANTHA

Guardo il signor Benson sorridere fiero mentre i Maykroft stanno per mettere le ultime sul contratto. Dopo tanto lavoro e sudore ce l'abbiamo fatta ed ora si incomincia davvero.

< signor Benson ci vedremo in Russia l'aspetto per il sopralluogo e l'incontro con la ditta settimana prossima> dice il nostro cliente mentre gli stringe la mano

<spero ci sia anche lei signorina Anderson, è stato un piacere lavorare con lei> mi guarda sicuro il Maykroft più anziano

<Samantha ci sarà sicuramente non temete, seguirà il progetto personalmente in modo tale che tutto vada nel migliore dei modi>

Sorrido al mio capo grata dell'opportunità che mi sta concedendo. Per me è un'onore poter lavorare attivamente ad esso e non potrei mai tirarmi indietro anche perché in fin dei conti il progetto è il mio quindi...

Alla fine è andato come speravamo e dopo aver passato un'ora nell'ufficio del capo, ho un'unica certezza che tra sette giorni dovrò essere su un aereo diretto per Mosca.

Il giorno è arrivato, le valigie sono pronte in salotto e tra due ore una macchina accompagnerà me e il signor Benson all'aeroporto. Guardo il soffitto già da un pò troppo in ansia per continuare a riposarmi tra le braccia del mio uomo.

<Ti prego non partire..> lo sento mugolare mentre mi stringe ancora di più a se

<amore lo so anche a me dispiace lasciarti, ma devo è per lavoro..>

Mi rigiro sul fianco e restiamo lì a guardarci negli occhi per un pò, la sua mano risale dal mio fianco al mio volto soffermandosi ad accarezzare la mia guancia. Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si sporge in avanti per far coincidere le nostre labbra, le mie si schiudono per dare via ad un lento e casto bacio.

<mi mancherai piccola>

<anche tu Jason>

Finisco di prepararmi e vado avanti e indietro aspettando che l'auto arrivi sotto casa.

<non vuoi neanche fare colazione? Ho preparato i pancake con la nutella, i tuoi preferiti>

Proprio in quell'esatto momento un messaggio mi avverte dell'arrivo dell'auto. Vado da Jason e gli lascio un bacio sulle labbra per salutarlo prima di andare via, si raccomanda di stare attenta e di chiamarlo a qualsiasi orario appena scendo dall'aereo.

Quando salgo in macchina però del signor Benson non c'è nessuna traccia, neanche cinque minuti dopo l'autovettura si riempie della suonerie del mio cellulare.

<Buongiorno signorina>

<Salve signor Benson è successo qualcosa?>

<sono stato costretto a rimanere per un inconveniente con un cliente di un altro progetto, prenderò l'aereo tra un paio d'ore nel frattempo lei partirà con i Maykroft, l'autista l'accompagnerà al loro aereo privato. A presto signorina>

<arrivederci signor Benson>

Dopo un bel pò di viaggio arrivo all'aeroporto. La macchina si ferma in una pista privata e la scritta della potente famiglia spicca sulla fiancata del jet privato. L'autista passa la valigia all'assistente di volo che mi incita di sbrigarmi per non tardare ancora di più il piano di volo.

Quando salgo in aereo mi accorgo che non c'è nessuno, mi aspettavo che i signori Maykroft fossero già qui, mi accomodo su una poltrona aspettando che l'aereo decolli ma rimango sorpresa da ciò che vedo davanti ai miei occhi.
Vicktor esce da dietro una porta di legno seguito da un'hostess che sembra che abbia appena attraversato un ciclone.
Capelli scomposti, la camicetta sgualcita,  ma ciò che più mi fa ribrezzo è la sua faccia appagata che guarda sognante il mio cliente.

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