9. Amore mio, cosa stai facendo?

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SAMANTHA

La settimana qua in Russia sta quasi per concludersi. Dall'incontro nel suo ufficio non l'ho più visto anche perchè io e il signor Benson abbiamo lavorato veramente sodo per non tralasciare nulla e poter lavorare tranquillamente da New York.

<Bene Samantha per oggi possiamo concluderla qui, domani pomeriggio partiremo. Abbiamo fatto un ottimo lavoro>

<certo signor Benson.. allora vado>

Visto che l'hotel non è molto lontano dagli uffici decido di tornare a piedi per fare una passeggiata. Appena le grandi porte di vetro si dividono, permettendomi così di uscire in strada, il freddo mi investe facendomi rabbrividire ed inizio a camminare sperando che in questo modo di freddo ne sentissi di meno.

Entro in un bar per ordinare qualcosa di caldo con cui scaldarmi, ordino quindi un tè e sorseggiandolo torno in hotel visto che fuori ormai sta anche calando lentamente il buio.

<Signorina buonasera come sta?> dice mentre mi viene in contro il più anziano dei Maykroft

<molto bene grazie, lei?>

<ahhh.. la mia età ormai si fa sentire non sono più in forma come una volta ahahah>

<ma no signore..>

Mi intrattengo con il nostro cliente per un pò al bar, parlando del progetto e di tutto il lavoro ormai ultimato. Ad una certa però si congeda salutandomi anticipatamente nel caso in cui il giorno dopo non ci fosse stata occasione.

Decido di rimanere lì seduta ed ordino un bicchiere di vino bianco, recupero il cellulare della tasca del cappotto e compongo il numero di Jason ma stremente mi attacca neanche dopo il primo squillo. Sono sicura che a quest'ora non stia lavorando quindi non capisco questo rifiuto. Continuo a sorseggiare la mia bevanda quando il mio cellulare incomincia a squillare

<Jason finalmente!>

<scusami sono al lavoro non posso parlare>

< perché menti? Lo so che non sei a lavoro>

Mentre Jason cerca scuse per salvarsi sento lo sgabello al mio fianco spostarsi riproducendo un fastidioso stridio sul pavimento. Vicktork prende posto al mio fianco ed ordina qualcosa, io facendo finta di non averlo minimamente notato continuo la mia conversazione

<basta non queste stronzate, conosco i tuoi turni e poi oggi è giorno di chiusura>

<senti Samantha devo andare ti richiamo.>

<Jason aspet-> neanche termino la frase che ha chiuso la chiamata.

Innervosita lascio cadere il cellulare sul bancone.

<allora quel caratterino che hai lo riservi solo per me a quanto pare. Ne sono lusingato>

< signor Maykroft non sono proprio in vena le auguro un buon proseguimento di serata> faccio per alzarmi ma lui mi afferra il polso impedendomi di andarmene

<Vicktor> lo guardo con aria interrogativa

< chiamami Vicktor ragazzina. Se te ne vai penserò che tu voglia scappare da me>

<non è così puoi stare tranquillo>

<finisci il tuo bicchiere con me.>

Senza risponderlo mi risiedo al suo fianco e riprendo a sorseggiare il bicchiere ancora mezzo pieno lottando contro me stessa per evitare di voltarmi e perdermi ad osservarlo.

<il tuo ragazzo?> dice all'improvviso rivolgendo il suo sguardo al mio cellulare

<lascia perdere non mi va di parlarne>

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