23. "Incoscienza"

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Adrian non si aspettava davvero che, tornando a Noravàl, avrebbe conosciuto di persona anche tutti gli altri fratelli di Noam, e fu grato di non trovarsi di fronte a persone impegnative quanto Thièl!

Per fortuna, il giovane Dzjorzj Dolbruk era fatto di tutt'altra pasta: ragazzotto posato, con la testa sulle spalle e poche idee ma concrete, come compare casa a Mìmat e mettere al più presto su famiglia. Aveva un posto di lavoro sicuro e una compagna con cui intendeva sposarsi a breve, nessuna nostalgia di Mòrask e soprattutto nessun interesse nella politica: di attivismo ne aveva le tasche piene, e, per quel che lo riguardava – diceva con franchezza ed ironia – avrebbe dato il voto a suo fratello solo il giorno che gli avesse promesso di inventare un sistema capace di azzerare il carico di cartacce che gli ingolfavano l'ufficio. Adrian non sapeva fino a che punto Dzjorzj fosse a parte della storia di famiglia, ma quell'astensionismo e quel disinteresse ostentati (in chiara opposizione alla scelta di vita di Noam e, per vie diverse, di Thièl) lo rendevano ai suoi occhi innocuo e rassicurante.

Le due sorelle giocavano un ruolo diverso: Trexìa affermava di sostenere il progetto politico del fratello con toni da adolescente infervorata, prometteva che sarebbe tornata a Mòrask per votare e si schierava senza mezze misure, come solo a quell'età si riesce a fare, mentre Alma, più cauta, non si pronunciava apertamente, ma Adrian la sentì dire a Noam, mentre stava ripartendo per Kòr, che, comunque fossero andare le cose, sarebbe stata dalla sua parte, a prescindere da cosa mamma e Thièl avrebbero detto.

A rigor di logica, Noam avrebbe dovuto esserne felice, o almeno più in pace con se stesso e con la paura di essere odiato, e in certi momenti indubbiamente lo era: se non altro lo era stato finché loro erano rimasti suoi ospiti e lo era quando parlava dell'imminente matrimonio di Dzjorzj, di Alma che studiava medicina ed era in pari con tutti gli esami, di Trexìa che partecipava alle nazionali di ginnastica artistica... Ma poi, quando usciva dal ruolo del fratello orgoglioso e tornava a vestirsi di quello del giovane politico sulla cresta dell'onda, allora Adrian si accorgeva che c'era qualcosa di diverso in lui: non necessariamente qualcosa di sbagliato, ma di alterato, di obliquo.

Se parlava dei suoi progetti, ad esempio, e usava il verbo al futuro, lo faceva con troppa fermezza e senza puntini di sospensione, quasi che non pensasse di potersi più permettere le esitazioni, le illuminazioni improvvise, i cambi di tono e gli ariosi "poi vederemo" che lo avevano sempre caratterizzato: un osservatore qualsiasi lo avrebbe trovato maturato, pronto ad affrontare la sfida che gli si prospettava, insomma esattamente ciò che un uomo nella sua posizione avrebbe dovuto essere, soprattutto in quel momento storico. Ma Adrian non poteva non sentire che, laddove qualcosa si era aggiustato, qualcos'altro doveva essersi rotto: che non era quella la faccia che Noam aveva scelto di portare in quell'avventura, quando aveva accettato di buttarcisi in mezzo e di diventarne il protagonista.

C'era stato più di un momento in cui si era chiesto se fosse opportuno parlargli di cosa era andato a fare sui monti, ma voleva davvero tradire la garanzia data ad un uomo che si era offerto di aiutarlo e che era, al tempo stesso, così sottilmente pericoloso? E poteva contare sul fatto che Noam, di fronte alle rassicurazioni del fratello, non commettesse imprudenze? Thièl era stato chiaro: lui non era il Fronte, anche se si trovava in una posizione favorevole per interpretare, e probabilmente influenzare, la volontà della maggioranza. Le elezioni amministrative erano vicine, il clima di Mòrask era tutt'altro che sereno, i notiziari riferivano di continui subbugli, scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, università occupate e lavoratori in sciopero, con slogan che alla fine concordavano tutti su un solo concetto: non serviva un nuovo sindaco, serviva l'indipendenza. No, non era il momento giusto per le trattative: quella fase doveva essere lasciata passare, e, che Màrna vincesse o meno, ogni tentativo di mediazione andava ripreso ad acque calme.

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