Non fu facile rimettere in ordine i pensieri e ripercorrere tutti gli ultimi eventi all'indietro, riconsiderare dettagli che gli erano sfuggiti e riempire gli spazi vuoti: ma era quello che Adrian sapeva fare. Era lo spazio in cui – oltrepassato il punto di crisi che gli aveva fatto temere di perdere tutto in un solo attimo – si sentiva una mossa avanti agli altri: quegli altri che avevano cercato di fregarlo e per fortuna avevano fallito, perché a loro mancava un dettaglio, non sapevano del suo contatto con Thièl Dolbruk. Thièl era stato la variabile imprevista nel piano del nemico: era grazie a lui che aveva riconosciuto Vìrnosz, era grazie a lui che aveva capito cosa stesse veramente succedendo ed era tornato indietro appena in tempo.
Già in ospedale, quando l'effetto dell'anestesia si era attenuato e aveva ripreso lucidità, la sua mente aveva iniziato a lavorare senza tregua per ricostruire quella torbida vicenda.
Tutto era iniziato quando Noam era stato trascinato a sorpresa a casa Òraviy: quel teatrino non era stato allestito per ottenere qualcosa da lui, ma per gettare fumo negli occhi ad Adrian stesso.
Kàmil Òraviy era un uomo finemente intelligente: di certo era consapevole fin dal principio che Noam non avrebbe ceduto ad un tentativo di corruzione, ma soprattutto conosceva Adrian, e sapeva che avrebbe origliato il loro dialogo. Così si era dato da fare per impersonare al meglio il ruolo del grande industriale che pensa di poter ottenere l'amicizia di tutti aprendo il portafogli, e gli aveva riconfermato l'immagine del bravo marionettista che lui già ben conosceva.
Era stato in gamba: Adrian ci era cascato in pieno e lo aveva catalogato come un problema minore, un ostacolo che si sarebbe riproposto più e più volte sulla strada di Noam, e che avrebbe provato a muovere i fili dei suoi innumerevoli burattini – Kàrkoviy compreso – per i suoi profitti personali, ma non un pericolo per la vita di nessuno.
Invece Òraviy era un buon conoscitore della psiche umana, e si era servito di suo figlio per inculcare in Noam il solo timore che avrebbe potuto intaccare la sua integrità, prima e meglio di qualsiasi tangente: il sospetto che sostenere Màrna equivalesse a rendere il professore un bersaglio dei terroristi. Su questo timore aveva fatto leva per spingerlo a fargli perdere le elezioni.
Se Màrna avesse perso, infatti, i Tre Boss avrebbero apertamente dimostrato che gli operai del Dàrbrand stavano dalla loro parte e che le accuse di sfruttamento erano in realtà solo una messinscena politica.
E però Noam si era assunto il rischio e aveva proceduto per la propria strada, dunque Kàmil Òraviy era passato al piano B: un attentato nel Dàrbrand che non avrebbe sorpreso nessuno, e aveva già nel movimento separatista il capro espiatorio ideale. In fondo le minacce c'erano state e le imminenti amministrative avevano creato il clima giusto, anzi, forse era stato lui stesso a gettare benzina sul fuoco per inasprire gli animi: possedeva la metà delle fabbriche dell'area industriale di Mòrask e aveva alle sue dipendenze migliaia di operai che non aspettavano altro che un'occasione per scendere in piazza.
Ma qui l'opera di Òraviy padre si fermava e cedeva il posto ad un piano ben più ignobile: era stato Segùr a spingere Noam a tenere quel comizio, lo aveva convinto agendo sul senso di colpa che Noam provava per non aver accettato il consiglio di tirarsi indietro, sulla paura che Màrna corresse un rischio che invece – per via di quella arbràsk che Segùr aveva imparato a conoscere bene – voleva correre lui.
Non solo: una volta a Mòrask, aveva allestito tutto affinché Noam si trovasse da solo nel momento dell'esplosione, e ci era riuscito perché li aveva studiati entrambi con una accuratezza psicologica degna di un analista comportamentale.
Aveva creato una situazione che potesse insospettire e spaventare Màrna, poi aveva dato istruzioni errate alla scorta in modo da isolarlo: sapeva che il professore avrebbe avvertito Noam prima di tutti, e che Noam si sarebbe allarmato e avrebbe voluto andare in suo soccorso.

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"Orizzonte"
General FictionUna città immaginaria di un paese immaginario, in un tempo non definito, ma in realtà non così diversa da una qualunque città europea oggi. Un giovane attivista politico, da poco eletto in parlamento, pieno di carisma e buone intenzioni ma anche di...