Se mi chiedessero perché lavoro da anni al fianco di Noam Dolbruk – con tutta la fatica, i rischi e le difficoltà che questo comporta – risponderei con una sola parola: ondrèude.
È un verbo dàr-breuk che non significa solo respirare, ma anche qualcosa di simile allo stare bene.
Fin da bambino ho sempre cercato di essere invisibile, di non essere notato da nessuno: ma in realtà quello che desideravo di più al mondo era essere capace di fare la differenza per qualcuno.
Quello che avrei voluto sentirmi dire era: "Io ho davvero bisogno di te".
Quando si è capaci di sentire troppo bene ogni cosa, persino il rumore degli schiaffi che prendono gli altri, due sono le scelte: o diventare abbastanza forte da intercettare quegli schiaffi o imparare a non sentire più niente.
Io presi la seconda strada.
Ma quando sei convinto che ciò che provi è niente – perché tu sei niente – allora davvero nessuno avrà bisogno di te, e si può anche smettere di respirare.
...
Ricordo benissimo qual è stato il momento in cui ho smesso di respirare.
Ma ricordo meglio e di più quello in cui ho ricominciato a farlo.

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"Orizzonte"
General FictionUna città immaginaria di un paese immaginario, in un tempo non definito, ma in realtà non così diversa da una qualunque città europea oggi. Un giovane attivista politico, da poco eletto in parlamento, pieno di carisma e buone intenzioni ma anche di...