"Non fare quella faccia da sono scontento di me stesso: ti assicuro che sei stato inattaccabile, avresti meritato una standing ovation!"
Ma doveva essere stato davvero duro sostenere quella conversazione.
"Alzare i toni non è da me. Non volevo risultare aggressivo."
"Aggressivo? Dammi retta, tu l'aggressività non sai nemmeno dove sta di casa." Stappò un'altra birra e gliela porse "Quindi guardami negli occhi e ripeti: quell'uomo è uno stronzo ed io sono stato molto elegante!"
Da dove gli veniva tutta quella leggerezza? La voglia di scherzare, di strappare al suo amico un sorriso, di parlare di quel pomeriggio come due pettegole parlano dell'ultima avventura amorosa?Doveva essere colpa del divano. Delle birre, della sera, della stanchezza, ma soprattutto del divano. Era così facile sprofondarci dentro, lasciare fuori il resto, sentirsi a casa.
Noam era questo. Noam era casa.
"Sono stato elegante?"
"Elegantissimo."
Noam prese il tappo della bottiglia e cercò di fare canestro nel cestino. Mancandolo di brutto.
"Questo invece non era granché elegante."
"Eh no...!" bevve dalla bottiglia e si svaccò tra i cuscini, con le gambe lunghe distese in avanti e la testa riversa al soffitto "Lo ha trovato normale, capisci? E gli sembrava anormale che io fossi sorpreso! Ma che dico, sorpreso. Basito. E anche indignato, ma l'indignazione è arrivata dopo, deve essere per questo che non l'ho saputa gestire bene."
Adrian invece non si era stupito affatto, ed in realtà – ma questo evitò di dirlo – anche a lui appariva piuttosto paradossale l'idea che Noam fosse caduto dalle nuvole alla proposta di Òraviy: che non avesse neppure messo in conto l'eventualità di riceverla, una proposta del genere.
Aveva lanciato una sfida ad uno degli uomini più potenti del paese, un uomo che da solo poteva comprarsi mezza nazione: quell'uomo lo invitava ad un rendez-vous privato, e gli offriva una cifra a molti zeri come "amichevole" scambio di favori... Che c'era di non prevedibile? Il solo imprevisto in quella faccenda era proprio la reazione di Noam. Doveva averlo pensato anche Òraviy!
"Mi ha detto Abbia l'umiltà (Dio, l'umiltà!) di affidarsi a chi è più esperto di lei, ed io le cambierò la vita! Ti rendi conto? Cambiare. La. Mia. Vita. Come se i suoi maledetti soldi potessero fare questo!" si tirò su con la schiena e sostenne la sua argomentazione gesticolando con entrambe le mani "Se i soldi – i suoi, i miei, quelli del partito – fossero sufficienti a cambiarmi la vita, negli ultimi tre anni sarebbe già cambiata! Ma non cambia, Adrian. È proprio in questo modo che la vita non cambia mai!"
Era davvero arrabbiato, sembrava che avesse appena assistito ad un ingiustizia cosmica ed Adrian trovava quel suo improbabile sdegno meraviglioso.
Gli sarebbe proprio piaciuto che persone come Karìma Mirèl avessero potuto ascoltarlo, assistere a quella spontanea ed eroica protesta con i loro occhi, in una dimensione privata, lontano dai riflettori, come era concesso a lui... ! Ma fuori da quella stanza, nulla di questo era credibile, e nessuno rimane pulito in un giro di milioni: nemmeno il candido, soave Dolbruk.
"Non è esattamente ciò che hai risposto? Che la tua vita cambierà nel momento in cui sarà cambiata anche quella della tua gente?" gli tolse la bottiglia dalla mano e la appoggiò al sicuro sul tavolino, dove ormai ce ne erano diverse altre "Tra parentesi: chi te le scrive le battute? È bravo il tuo sceneggiatore!"
Finalmente a Noam scappò una risata.
"Ne apriamo un'altra o passiamo al liquore? Stasera non devi guidare!"

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"Orizzonte"
Ficción GeneralUna città immaginaria di un paese immaginario, in un tempo non definito, ma in realtà non così diversa da una qualunque città europea oggi. Un giovane attivista politico, da poco eletto in parlamento, pieno di carisma e buone intenzioni ma anche di...