"Ma certo che puoi prenderti dei giorni di ferie: anzi, devi!"
E invece era strano perché, in quasi un anno, Adrian non aveva mai chiesto un solo momento libero, mai, nemmeno sotto le feste, come se non avesse niente di importante da fare oltre che occuparsi di lui, come se non avesse una vita. Noam si era sentito persino in colpa, si era chiesto che tipo di contratto avesse sottoscritto col partito e aveva insistito tante volte perché si prendesse una vacanza, ma lui aveva sempre risposto sbrigativamente di no.
Per questo quella richiesta lo aveva allarmato.
"Va tutto bene, vero?"
In fondo sapeva davvero poco della sua vita privata e Adrian non ne parlava mai.
"Ma dai, sto chiedendo delle ferie, non un permesso per lutto!"
La risposta, quanto più voleva avere un tono rassicurante, tanto meno lo convinse.
Non era bravo come Adrian a leggere i pensieri degli altri, ma era stato un cospiratore troppo a lungo: capiva quando qualcuno gli stava mentendo.
"È normale che un po' mi preoccupi, dato che hai tutta l'aria di uno che sta cercando di non dirmi qualcosa..."
Adrian abbozzò un sorriso che lasciava trasparire un pizzico di ammirazione.
"Niente male! Sono felice se diventi bravo a smascherare i trabocchetti altrui, vista la gente che ti piace provocare." gli strizzò l'occhio "Ma non ci provare con me, non hai speranze."
Aveva il viso disteso, l'aria rilassata, gli stessi modi rassicuranti di sempre. Cosa non andava allora? Era la richiesta inaspettata a stordirlo, o semplicemente, dopo tutto quel tempo, lo spaventava l'idea di trovarsi con le spalle scoperte? Volle escludere quest'ultimo pensiero. No, lui non aveva paura, non ne aveva avuta quando aveva militato con FDL, non ne aveva avuta di fronte a esplicite minacce.
Eppure, di paura si trattava.
Paura che fosse Adrian a non fidarsi di lui.
Paura di essere solo la persona che viene protetta, di non poter essere mai lui, quello solido. Di poter solo ricevere senza aver nulla da dare in cambio.
"Se avessi bisogno del mio aiuto, me lo chiederesti...?"
"Stai tranquillo." (quante volte glielo diceva? Appariva proprio così poco tranquillo? E lui che si illudeva del contrario!) "Va tutto bene. Non ho da un pezzo più nessuno a cui debba correre in soccorso, escludendo una vecchia zia un po' fuori di testa la cui cura non spetta a me, e con la quale, per inciso, non sono mai neppure andato d'accordo. Quindi non c'è nessuno da cui possano arrivarmi cattive notizie, nessuno per cui stare in pensiero." si corresse, abbozzò un sorriso gentile "Tranne te, intendo."
"Allora promettimi almeno di non stare in pensiero."
"Questo non accadrà perché ho già parlato con Segùr. Ci sarà qualcun altro che si occuperà temporaneamente della tua sicurezza."
"Ho cambiato idea, non ti ci mando, in ferie!"
"Cretino."
Amava quella parola, e non perché "gli facesse piacere sentirsi dare del cretino" ma perché era il modo di rimarcare una specie di patto, un legame tra loro.
Eppure, in quel momento, avrebbe voluto sentire quel legame un po' meno unilaterale.
Gli aveva raccontato cose che non aveva confessato a nessuno: gli aveva messo in mano, letteralmente, il suo passato, i suoi ex compagni, la sua famiglia, la sua carriera. Lo aveva fatto senza riserve, non aveva avuto dubbi: si era buttato nel vuoto certo di trovare una rete di sicurezza.

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"Orizzonte"
General FictionUna città immaginaria di un paese immaginario, in un tempo non definito, ma in realtà non così diversa da una qualunque città europea oggi. Un giovane attivista politico, da poco eletto in parlamento, pieno di carisma e buone intenzioni ma anche di...