Noam era quasi stordito nel rimettere piede in casa propria.
L'aveva lasciata solo quattro giorni prima, eppure gli sembrava diversa: più bella.
L'essersi trovato a un passo dalla morte, l'aver temuto per la vita di una persona a lui così cara, l'aver rivissuto il passato, rivisto gli occhi di suo padre, avevano scombussolato tutto, ma forse avevano anche rimesso ordine. Amava la sua città natale con tutto il cuore, amava la strana umanità che la popolava, amava le tane, amava la lingua dar-breuk, ma il sacrificio non era amore. Amore era difendere la vita che si era scelto, ed in cui voleva rimanere, perché lì erano le radici che gli avrebbero dato la forza di ricostruire. Non aveva più paura della "maledizione delle montagne": avrebbe potuto andare e venire da Mòrask, avrebbe potuto persino riuscire ad attraversare quella galleria, ma la sua casa era a Noravàl.
Lasciò a terra il bagaglio, si chiuse la porta alle spalle, e finalmente si ritrovò solo.
Sapeva che sotto il palazzo c'era la polizia e che per molto tempo – almeno finché fossero durate le indagini – sarebbe stato trattato come un sorvegliato speciale. Pazienza. Non aveva urgenza di sapere: forse non ne aveva nemmeno il desiderio. Non sentiva il bisogno di assolvere o condannare nessuno. Le cose erano andate come spesso vanno, una volta da un lato della barricata, una volta dall'altro. La vita è una ruota che gira.
Spalancò la finestra e diede aria al salone: anche il freddo della pianura gli sembrò cambiato.
Niente umidità.
Si sfilò le scarpe e in quel momento il suo telefono squillò: era Kàrkoviy.
Non aveva molta voglia di rispondere, ma la suoneria insisteva e insisteva.
"Ciao. Dimmi."
La voce dall'altro capo sembrava piena di urgenza.
"Guarda la televisione, subito: è importante!"
Quasi meccanicamente Noam obbedì. Lasciò le scarpe sulla soglia e sprofondò sul divano, mentre lo schermo si accendeva.
«Notiziario straordinario».
Che altro doveva succedere di straordinario? Ogni cosa era stata fin troppo stra-ordinaria, negli ultimi tempi.
Lesse le frasi che scorrevano sulla banda.
«Messaggio dai terroristi del Dàrbrand a tutte le agenzie stampa del paese: il movimento separatista prende le distanze dall'attentato.»
Noam aggrottò le sopracciglia.
Possibile?
FDL non rivendicava gli attentati. Tanto meno li smentiva. Mai comunicare con quelli là – diceva sempre suo padre – mai abbassarci al loro livello. Mai ingrassare la loro stampa pilotata e il loro gusto per il sensazionalismo. Era la regola.
Diede volume alla tv, cominciò a scorrere i canali nel desiderio di capire cosa effettivamente fosse stato detto.
Fu facile.
Tutte le reti trasmettevano la stessa registrazione, un messaggio audio breve e secco, con una voce distorta artificialmente:
«Il Fronte per il Dàr-breuk Libero disapprova l'attentato del 20 ottobre in piazza dell'Orologio e nega ogni collegamento con chi l'ha organizzato. Riferite al signor Dolbruk che siamo disposti a trattare con lui.»
"..."
Noam lasciò cadere a terra il telecomando, gli occhi spalancati in un'espressione di gioia stupefatta.
***
L'atmosfera era talmente paranoide da metterlo a disagio. Nemmeno quando era stato trasportato quasi di peso alla residenza di Kàmil Òraviy aveva visto un simile livello di circospezione e sospetto, gli pareva di stare dentro un film di spionaggio.

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"Orizzonte"
Ficción GeneralUna città immaginaria di un paese immaginario, in un tempo non definito, ma in realtà non così diversa da una qualunque città europea oggi. Un giovane attivista politico, da poco eletto in parlamento, pieno di carisma e buone intenzioni ma anche di...