Lui mi ama?

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Suona la campanella.
Una marea di bufali corrono verso la porta d'uscita per respirare aria pura.
Per respirare la libertà che quel posto non dona.
"Ehi aspetta Ally!"
Mark mi cinge le spalle col suo braccio e continuiamo a camminare.
"Hai da fare oggi?" chiede.
"Veramente..." non riesco a finire che un urlo copre la mia voce.
"Williams! Ci vediamo da te alle cinque ok?"
Eccolo lì lontano pochi metri che urla come se stessi ad un kilometro di distanza.
Poi lancia un bacio in aria e corre via.
Scuoto la testa.
Mi aspetta un pomeriggio da incubo.
Sento la stretta di Mark farsi più forte sulle mie spalle.
"Si, purtroppo sono occupata." dico rassegnata.
"Appena hai finito puoi passare da me? Devo parlarti."
Mi fermo.
Parlarmi? Che significa?
I ragazzi non capiscono che il verbo parlare ti fa contorcere le budella.
Ti mette l'ansia.
"Non puoi dirmelo ora?" chiedo.
"No, è....importante."
"Mi spaventi." ridacchio ricominciando a camminare.
Scarica la tensione.
I suoi occhioni verdi che si fanno seri sono troppo pesanti da reggere.
"Ti voglio bene Ally." dice ad un tratto.
"Anche io."

Sbuffo.
Do un'occhiata all'orologio.
Le sette.
Intuile continuare ad aspettare no?
Tanto non verrà.
Mi alzo dal letto e chiudo il libro.
Senza neanche darmi una sistemata scendo.
"Vado da Mark!" urlo chiudendo la porta.
Oltre ad essere il mio vicino di banco lo è anche di casa.
I casi della vita.
Busso alla porta e mi apre sua madre.
"Ciao Allyson" mi sorride.
"Salve signora."
"Mark è su in camera." dice aprendo di più la porta per farmi entrare.
"Grazie mille." dico salendo le scale.
Busso alla porta.
Niente.
Decido comunque di entrare.
Si sa no che l'ordine non è una cosa maschile?
Ma qui sembra che sia passato uno tsunami.
Abiti a terra assieme ad alcune carte di twix che sono presenti anche sul comodino.
In un angolo la cartella aperta con tutti i libri sparsi a terra.
Segno che appena è tornato l'ha buttata lì così, come fa sempre.
Lui è steso sul letto, in boxer.
Mi avvicino ridacchiando.
Ha la faccia da cucciolo e i capelli arruffati.
Mi viene voglia di stringermi accanto a lui.
Mi avvicino al suo orecchio.
"Mark" sussurro.
Salta sul letto all'improvviso che quasi quasi non salto anch'io.
"Ally, dio mi hai spaventato."
Si stiracchia e poi apre le braccia.
Mi butto, letteralmente, tra le sue braccia.
E' così caldo.
"Finito di scopare con Bieber?" chiede.
Gli do uno schiaffo sulla nuca.
"Non fare il cretino. Non si è nemmeno presentato."
"Deficiente."
Mi slaccio dalla sua presa e lui si tira a sedere.
"Allora che dovevi dirmi?" chiedo curiosa.
Sgrana gli occhi e balbetta qualcosa che non capisco.
"Beh, ecco... è difficile da spiegare." dice grattandosi la nuca e guardando in basso.
"Tu provaci." dico sorridendo.
Mi lancia uno sguardo serio che mi spaventa.
Mi sento nuda sotto il suo sguardo.
Mi vergogno del mio sguardo attanagliato al suo.
Cosa che non è mai successa.
Mi sono sempre trovata a mio agio con lui, invece ora è il contrario.
Dopo due secondi mi accorgo di stare tremando.
Non riesco a capire se è per il freddo o per l'ansia.
Senza pensarci due volte mi tira a se, abbracciandomi.
Quasi meccanicamente ci sdraiamo.
Il suo profumo riempe le mie narici.
"Mark."
"Shh." lo dice con un tono dolce che sfuma pian piano.
Il calore del suo abbraccio mi scalda persino il cuore.
"Davvero non è venuto?" chiede.
"Stai dubitando di me?"
"E' un deficiente." esclama.
"Questo l'hai già detto."
Solo ora mi viene da pensare alla prima volta che ho visto Mark.
Dio quanto era bello.
Era all'entrata della scuola ed il vento scompigliava i suoi capelli castani.
Esibiva un sorriso che ti accecava ed era im compagnia di, rullo di tamburi, Bieber.
Non ho mai saputo il perchè.
Quel giorno li vidi assieme a ridere e a scherzare.
Finchè Bieber non si allontanò e Mark mi notò in mezzo alla folla.
Mi sorrise e si avvicinò.
"Piacere Mark Lawrence." disse porgendomi la mano.
"P-piacere Allyson Williams."
"Siamo in classe assieme allora. Ero proprio curioso di conoscere la ragazza che ha lo stesso cognome della cantante dei paramore."
Sorrisi istintivamente.
Per la prima settimana credetti di aver preso una cotta per lui.
Poi piano piano capii che era solo un'attrazione che mi spingeva a stare con lui.
Un'attrazione dovuta all'amicizia.
Poi seppi che abitava proprio di fianco a me e quasi non urlai dalla felicità.
Da quel giorno ebbe inizio la nostra amicizia.
Ed eccoci qui.
"Ti amo."
Ho sentito bene?
E' come se un masso mi avesse schiacciata, la sensazione che sto provando.
"C-cosa?" balbetto allontanandomi per guardarlo in faccia.
Si mette a sedere.
"Scusami, non avrei dovuto dirlo." dice scompigliandosi i capelli.
"Mark, io...."
"No lascia stare, dimentica."
"Come faccio a dimenticare?"
Ed ecco di nuovo il suo sguardo.
Lui mi ama?
Quand'è che non me ne sono accorta?
Forse per questo è diventato mio amico.
Forse perchè gli piacevo.
"Per favore."

Who are you? And what did you do to me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora