L'addio.

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Apro gli occhi sentendo un enorme senso di neausea ed un gran mal di testa.
Mi alzo di scatto cominciando a correre verso il bagno.
Mi piego sul water e vomito l'anima.
Mi sento uno schifo.
Ieri devo aver bevuto.
Mi alzo e mi sciacquo il viso.
Evito accuratamente di guardare la mia immagine riflessa.
Non voglio sapere in quali pietose condizioni sono.
Vedo la porta della camera di Jutin aperta e mi affaccio.
Lui è lì, tranquillo.
Steso sul letto a petto nudo ed ad occhi chiusi.
Lo stomaco comincia a girare vorticosamente, ma stavolta in modo piacevole.
Mi avvicino piano, cercando di non svegliarlo.
Intanto l'osservo.
Posso dire con certezza di conoscere ogni sua più piccola imperfezione.
Anche se quelle rafforzano la sua bellezza.
Con lui funziona al contrario.
Mi siedo piano sul letto senza smettere di fissarlo.
Mi sento come se mi stessero togliendo l'ossigeno poco alla volta.
Come se facendo in questo modo mi facciano soffrire di più.
Come se lui dovesse andare ed io fossi lì sul punto di prenderlo per farlo restare ma ogni volta mi sfugge.
Ed il bello è che io gli sto dando la ragione per andare.
L'ho spingo via e lui si oppone, quando finalmente decide di andare cerco di riacchiaparlo.
E' abbastanza incoerente.
Mi stendo piano al suo fianco.
Lui mugugna qualcosa e il cuore mi salta nel petto.
Poi si gira sul mio lato e mi sovrasta con un braccio.
I suoi capelli in disordine, a causa della dormita, risplendono a contatto con la luce del sole che entra dalla finestra.
Chiudo gli occhi inspirando il suo profumo.
Mi rilasso avvicinandomi di poco al suo corpo.
Questo silenzio mi fa capire tante cose.
Come la mia voglia di stargli continuamente vicino.
Se non ci fosse, non sarei qui.
Come la mia voglia di far pace, di ritornare come prima.
Perchè il mio amore per lui è troppo grande.
Sarei capace di perdonarlo per ogni cosa, ma non devo se poi ci sto male io.
Non posso vivere con l'angoscia che prima o poi lo trovi a baciare qualcuna.
Solo al pensiero mi riviene la nausea.
Cosa strana: da quando sono qui, stesa con lui mi è passato tutto.
Il mal di testa è come scomparso assieme alla nausea.
Sarà la dormita, sarà che mi sono distratta ma io ora mi sento bene.
Un suo sospiro mi fa rinsavire dal mio groviglio di pensieri.
"Mi manchi." sussurro sentendomi un pò morire dentro.
Non potrò più sfiorare i suoi capelli, accarezzarli.
Non potrò più percorrere il suo viso con le dita, guardare nei suoi occhi.
Non potrò più baciare le sue labbra e sentirmi al settimo cielo.
Non potrò più sentirmi felice.
Perchè lui ormai è la mia felicità, tutto ciò di cui ho bisogno per sorridere.
Mi viene da piangere se solo penso che non potrò neanche più vederlo, ne abbracciarlo.
Non potrò consolarmi guardando il suo radioso sorriso.
Non potrò più abbandonarmi ad un suo coccoloso abbraccio dimenticando per un momento tutti i problemi.
Non potrò mai più sentire quella scarica di adrenalina che percorre il mio corpo ogni volta che posa lo sguardo su di me.
Guardo il suo viso e sembra quasi che si stia trattenendo dal sorridere.
Mi stacco di colpo e mi allontano velocemente.
Mi appoggio al grande comò di fianco al letto e respiro profondamente.
Le lacrime spingono per uscire.
Le trattengo cercando di far diventare il respiro regolare.
"Stasera partiamo. Torniamo a casa." sento la sua voce stanca e assonnata.
Sembra che si sia arreso persino lui.
Ed a questo punto non posso fare altro che andare via, anche se non è ciò che voglio.
Perchè farà bene ad entrambi.


Il tour bus si ferma e stavolta non so se esserne felice o no.
Scendo immediatamente inspirando l'aria di casa.
Oddio quanto mi era mancato questo posto.
Pattie mi si affianca silenziosa.
"Sei sicura di volerlo fare?" chiede piano.
Sono sicura?
Si, No, non lo so.
E poi ormai è troppo tardi per tornare indietro.
"Non è mai troppo tardi per tornare indietro." dice come se mi avesse letto nel pensiero.
Sgrano gli occhi sentendo un colpo arrivarmi dritto sul petto.
"No, ormai ho deciso." dico risultando forse troppo dura.
Eppure la mia voce non è mai stata tanto stanca.
La sento sospirare al mio fianco.
"Almeno salutalo." dice ed appare come una supplica.
Sospiro annuendo.
Rientro piano nel bus, come se avessi paura anche solo ad avvicinarmi a lui.
Apro la porta della stanza da letto.
E' steso, girato di schiena.
Come al solito senza la maglia.
Ma diciamo che non è la cosa che noto subito.
Vederlo così, sapere che non sta dormendo.
Che magari nella sua mente balzano mille domande a cui non sa dare risposta.
Questo è un quadro capace di farmi star male peggio di quando l'ho visto baciare..quella.
Mi avvicino piano a lui e mi siedo nello spazio lasciato libero dall'incavo della pancia.
E' tutto raggomitolato su se stesso e tiene gli occhi fissi sul muro in un espressione smorta.
Non so cosa voglia dire precisamente 'smorta' ma non è certamente bello.
Provo ad aprire bocca per dire qualcosa ma nel momento esatto in cui mi accorgo di non sapere che dire lui mi stupisce mettendosi a sedere.
"Tu sei l'unica capace di farmi piangere per un addio." caccia in un sussurro.
La mia bocca si è sigillata.
Sospira vedendo che non ho intenzione di rispondere ne di alzarmi.
Vorrei suicidarmi per ciò che ho fatto e che sto facendo.
Perchè deve capitare tutto a me?
Davanti ad un addio mi cadono tutte le convinzioni.
Si avvicina a me, fissandomi serio.
"Vorrei intrappolarti in una foto, così che tu non vada via." sussurra.
Alzo lo sguardo, incontrando finalmente il suo.
Sussulta per quel movimento inaspettato.
Perchè è tutto così dannatamente fragile?
"P-posso farti una foto?" chiede e posso giurare che è la prima volta che lo sento così insicuro.
Non capisco il senso di questa cosa.
Spera davvero in una qualche magia che non esiste?
Ma soprattutto, spero davvero in una qualche magia che non esiste?
Annuisco quasi impercettibilmente.
Perchè ogni cosa che faccio nella mia mente si accende un allarme?
Come se fosse tutto sbagliato, quando niente lo è.
O almeno lo credevo fino a quando non ho realizzato tutto.
Mi punta l'obbiettivo dell'iphone addosso.
Comincio a sentirmi fuori posto.
E' tutto così assurdo!
"Mi fai un ultimo sorriso?" dice suonando terribilmente dolce.
"Mi dispiace ma non ci riesco. E pensa che non mi è mai risultato così difficile."
Ho appena scoperto che la mia bocca è una cretina peggio di me ed è difficile esserlo.
Alza lo sguardo su di me, di nuovo stupito della mia reazione.
In un secondo la sua mano si posa sulla mia guancia.
Rimango immobile per quel gesto improvviso.
L'iphone cade nel piccolissimo spazio che ci divide.
"Scusami, ma devo farlo o me ne pentirò per tutta la vita." sussurra veloce prima di premere le sue labbra sulle mie.
Nell'esatto momento in cui sento la sua lingua fare contatto con la mia sobbalzo.
Una strana luce ci prende in pieno, come un flash.
Ma Justin non ci fa tanto caso, troppo impegnato a baciarmi.
Approfondisce il bacio, sfiorandomi con la punta delle dita.
Ad un tratto sento qualcosa bagnarmi le guancie.
Justin tenta di spingermi sul materasso e così mi ritrovo distesa.
Inutile dire che non riuscirei a fermarlo neanche se volessi.
"Ti amo." dice staccandosi e guardandomi dritta negli occhi.
"Non voglio che vai via." sussurra poi calandosi sul mio collo per torturarlo.
Mi alzo di colpo quasi cozzando la testa contro la sua.
Sobbalzo quando mi accorgo che a bagnare le mie guance erano le sue lacrime e non le mie.
"Sai,mi ero ripromesso di non piangere di fronte a te." sussurra asciugandosi una guancia.
Già, anch'io mi sono promessa mille volte di non piangere più.
Ed invece.
"Benvenuto nel club." dico risultando meno sarcastica di come avrei voluto.
Lo vedo raccogliere l'iphone dal materasso mentre tira su col naso.
Poi ridacchia tra le lacrime guardando lo schermo.
"Sai, dovresti andare." dice senza rivelarmi il motivo della sua piccola e triste risatina.
"Già."
Mi alzo piano e rimango ferma lì.
Cosa mi prende?
Perchè non voglio andare via?
Justin si alza insieme a me e mi trasporta fino alla porta.
"Su, forza. Puoi vivere anche senza di me." dice per poi sorridermi mentre un'altra lacrima scende sulla sua guancia.
Puoi vivere anche senza di me.
Si, lui può.
Forse non ora, ma tra qualche mese starà bene.
Tra qualche mese avrà dimenticato me e le belle parole.
Mentre io?
Potrebbero volerci anni per andare avanti, o forse anche di più.
Lo guardo un attimo, realizzando che non posso tornare più indietro.
Così mi incammino verso la porta del bus e scendo.
Salutando tutti con un silenzio e una faccia che reprime le lacrime.

Who are you? And what did you do to me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora