Capitolo 26

116 13 5
                                    

Il mattino seguente Jimin partì per l'Italia con l'aereo privato della Big Hit che gli era stato messo a disposizione dietro la raccomandazione di essere prudente e discreto. Un bodyguard avrebbe viaggiato con lui ma quando arrivò all'aeroporto di Venezia, si rese conto che non sarebbe stato necessario farsi scortare perchè girare in incognito sarebbe stato più facile del previsto. Nessuno aveva fatto caso a lui, nessuno l'aveva riconosciuto, ma per sicurezza indossò una mascherina, occhiali da sole e calò la visiera del berretto in avanti.

Prese un taxi per farsi portare fino all'albergo dove aveva prenotato una camera, ma non perse tempo a recarvisi per lasciare il proprio bagaglio, lasciando disposizioni al personale dell'hotel di farlo per lui. Prese con sé solo il borsello a tracolla, dove teneva portafoglio, documenti e cellulare, e tornò sul taxi che aveva lasciato in attesa fuori dall'edificio, chiedendo di essere portato all'Accademia di Belle Arti.

Arrivato a destinazione, si trovò di fronte ad un grande edificio storico affacciato sul mare che anche solo guardare l'ingresso gli dava la sensazione di essere di fronte a un posto antico, ricco di storia, niente a che vedere con i palazzi moderni di Seoul. Ma lui non si trovava lì come turista, anche se avrebbe visitato volentieri quella città che aveva la fama di essere la più bella e romantica in assoluto, lui era lì per un determinato motivo e sperava di essere nel posto giusto.

Purtroppo la segretaria dell'ateneo non era in grado di aiutarlo, più precisamente non poteva farlo. La politica sulla privacy vietava la divulgazione di informazioni sugli studenti, quindi non poteva dargli nessun indirizzo né un numero di telefono. L'unica cosa che era riuscito a sapere era che Isabel frequentava lì.

Aveva insistito asserendo che era una cosa importante ma erano stati irremovibili non lasciandosi impietosire dai suoi occhioni da cucciolo, né dal suo irresistibile sorriso, che aveva tentato di usare per corrompere l'anziana segretaria, già probabilmente satura di faccini supplichevoli in cerca di favoritismi e quindi ben collaudata a non cedere a simili "ricatti".

Uscì da quell'ufficio e si sedette sbuffando su una delle sedie poste lungo la parete del corridoio. Non era arrivato a niente, era ad un punto cieco. Isabel frequentava lì ma trovarla in mezzo a quella moltitudine di studenti, che si riversavano nei corridoi ad ogni cambio dell'ora, era un'impresa epica.

Che lui avrebbe fatto.

Era intenzionato a setacciare quel posto, a perlustrarne ogni aula se necessario, fino a che non fosse riuscito a trovarla. Sperava solo di non venire buttato fuori perchè non era sicuro di poter ficcanasare in ogni angolo senza autorizzazione. Per velocizzare la sua ricerca avrebbe chiesto informazioni agli altri studenti, qualcuno doveva pur conoscerla, e gli studenti non sono così solerti nel rispettare le normative sulla privacy.

Stava pensando a questo quando una studentessa gli si avvicinò. Jimin non ci aveva fatto caso ma lei era presente quando si trovava all'interno della segreteria, trovandosi all'altro sportello per consegnare dei documenti.

-Ehm... Ciao...- lo salutò timidamente.

Jimin alzò gli occhi trovandosi di fronte una ragazza dai capelli neri e occhi blu cobalto. -Ciao- le disse rispondendo al saluto.

-Scusa ma non ho potuto fare a meno di ascoltare prima. Stai cercando Isabel?-

A quella domanda Jimin balzò in piedi di fronte a lei afferrandole le braccia tenendole strette contro il suo busto. -La conosci? Sai dirmi dov'è? Ti prego dimmi dove la posso trovare.-

-Sì sì, la conosco. Però lasciami per favore, mi stai facendo male- confermò la ragazza pregandolo di allentare la presa sulle sue braccia.

Jimin si scusò per l'impeto del gesto e tolse subito le mani ricomponendosi davanti a lei aspettando fremente che gli desse le informazioni che cercava.

Andeer |Jungkook ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora