I.

1.1K 162 538
                                    

~ Quando, durante la nostra esistenza, si incontrano anime così rare e uniche bisogna fare di tutto per non perderle.

***

Le gocce di pioggia le cadevano sul viso e si mischiavano al sangue che colava dalle ferite aperte, i vestiti erano inzuppati nell'acqua e i suoi capelli biondi erano appiccicati sulle guance rosse. Il sorriso debole che cercò di mostrarmi si trasformò subito in una smorfia di dolore e si mise le mani sulle tempie, come per cercare di placare il suo malessere.

Cercai di ricompormi per poterle offrire supporto immediato.

"Emma! Vieni, entra subito!"

Le presi il braccio e lo posai sulla mia spalla, mentre con l'altra mano le cinsi il fianco. Mi sporcai col suo sangue e il mio accappatotio si bagnò del tutto da una parte, ma non m'importava: la mia amica aveva bisogno di aiuto.

La portai direttamente nel bagno che, per mia fortuna, si trovava al pianoterra, e la aiutai a sedersi, dopodiché presi tutto quello che mi serviva per disinfettare e fasciare le ferite.

"Emma, che cosa ti è successo?" Le chiesi quasi sottovoce, mentre le medicai un taglio presente sulla fronte.

Cercò di ignorare il bruciore della pelle e mi sorrise con timidezza.

"Beh, ecco, uhm... ad essere sincera, è un po' imbarazzante." Parlò, imbarazzata.

La voce le tremava a causa del freddo e dei vestiti bagnati incollati al suo corpo. Le rivolsi uno sguardo interrogativo, mentre mi concentrai a disinfettare un'altra ferita sul braccio.

Emma sembrava non volermi riferire quello che era successo, ma non riuscì a resistere al mio silenzio che, per lei, risuonava più di mille parole, e, alla fine, si arrese con uno sbuffo.

"Come al solito, ho deciso di fare un giro in bici per prendere un po' d'aria fresca, ma un gattino arancione mi è apparso davanti all'improvviso. Ho cercato di evitarlo e ho perso l'equilibrio, la ruota è andata a colpire il margine del marciapiede e io sono caduta sul cemento bagnato." Spiegò con un'alzata di spalle. "Tutto qui."

Buttai le garze utilizzate nel cestino, con un'espressione incredula.

"Tutto qui? Ma come ti è venuto in mente di andare in bici con questo tempo? E poi, sono le.." Guardai l'ora sullo schermo del telefono. "... sono le otto meno un quarto del mattino!" Esclamai preoccupata.

"Sì, lo so, ma sai come sono fatta: non importa che tempo faccia, io ogni mattina vado in bici. Questo, oppure faccio una corsetta. Devo tenermi in forma." Mi rispose. "Sono venuta da te perché casa tua era molto più vicina e non mi andava di fare tutta quella strada indietro per tornare da me."

Presi due strisce colorate per coprire le due lesioni che mi sembravano più profonde: sulla fronte e sul braccio.

I miei cerotti, in realtà, erano destinati ai bambini. Le belle immagini stilizzate che vi erano disegnate sopra mi piacevano tanto e mi mettevano sempre di buon umore, tuttavia quella volta ignorai il loro unico aspetto.

"Certo che tu non sai proprio quando fermarti, eh..." Scossi la testa con disapprovazione. "Chissà cosa ti sarebbe potuto succedere, i colpi alla testa non sono da sottovalutare. Sei sicura di star bene?" Scrutai il suo volto con ansia.

"Sicurissima! Altrimenti avrei chiamato direttamente un'ambulanza." Emma mostrò uno dei suoi grandi sorrisi.

Sospirai e, dopo essermi assicurata di averle medicato tutte le ferite, mi alzai e uscii dal bagno.

"Sei un'incosciente." Dissi.

"Forse sì, non lo nego." Emma mi seguì verso il salotto.

"Mi hai fatto preoccupare." Continuai.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora