~ No, non avrei lasciato che quella valorosa opportunità mi passasse accanto.
***
Il giorno che tanto aspettavo non tardò ad arrivare: mancavano poche ore a mezzanotte, il momento in cui avrei dovuto suonare al pianoforte quel pezzo che mi aveva dato Emma, e l'ansia iniziava a farsi sentire.
La notte precedente non riuscii a dormire molto, e, per mia fortuna, il motivo non era stato un altro incubo. Ero molto nervosa all'idea di incontrare Dennis e mi girai e rigirai nel letto in continuazione, occupata a pensare alle mille domande che gli avrei posto, a che aspetto aveva e a come era lui come persona.
Ancora pochi istanti e avrei dovuto scoprire tutto.
Eric, invece, non si fece vedere quel pomeriggio. Andai persino in biblioteca per continuare a scrivere, ma di lui non ci fu nessuna traccia e nemmeno la signora Rosa lo aveva visto. Si era preso un giorno di pausa, aveva detto lei.
Pensai al nostro ultimo incontro, al lago. Non riuscivo ancora a capire bene le sue vere intenzioni e all'ansia si aggiungeva anche la frustrazione per non essere capace di comprenderlo: un giorno era freddo, distaccato e indifferente, e l'altro era premuroso, gentile e sorridente. Certo, non era il bravo ragazzo che pensavo fosse all'inizio, lui e la sua banda di amichetti volevano trovarmi per qualche strano motivo, tuttavia lui sembrava non aver detto loro nulla di me, perché altrimenti sarebbero dovuti venire a casa mia fin da subito.
Decisi che non avrei pensato anche a lui. Non quel giorno, almeno. Non sapevo di preciso cosa sarebbe dovuto accadere una volta suonato il misterioso pezzo al pianoforte e ciò mi stressava non poco. Ero sempre stata una persona che preferiva sapere tutti i dettagli fin dall'inizio, per potermi organizzare e pianificare ogni cosa al meglio. Insomma, mi piaceva avere il controllo della situazione. E quando non ero a conoscenza di tutte le informazioni, come in quel caso, mi trovavo in uno stato di ansia perenne.
Guardai l'ora, giocando nervosamente con le mani: le ventuno e ventuno. Mancavano più o meno due ore e mezza.
Sospirai e accarezzai il pelo morbido e pulito di Luna che, come sempre, era rannicchiata vicino a me, persa in un sonno profondo. Almeno lei riusciva a dormire, ovunque e a qualsiasi ora. In momenti come quelli la invidiavo sempre.
Sentii bussare alla porta, perciò scesi dal letto e andai ad aprire, curiosa di sapere chi potesse essere a quell'ora e con la speranza di non ritrovarmi ancora una volta Emma davanti, piena di ferite e lividi.
"Sorpresa!"
Le figure dei miei genitori apparvero davanti ai miei occhi, sorridenti e gioiosi come sempre, mentre in mano tenevano un piccolo regalino con il fiocchetto blu.
Sgranai gli occhi per lo stupore e mi fiondai fra le loro braccia.
"Mamma, papà! Che cosa ci fate qui?" Chiesi, sorridendo.
"Non avrai mica pensato che non saremmo venuti per il tuo compleanno!" Rispose mia madre, mentre prese posto sul divano. Luna andò subito da lei e iniziò a fare le fusa, con il desiderio di ricevere le coccole che non tardavano mai ad arrivare. "Abbiamo deciso di venire in anticipo, così saremmo stati insieme a te fin dal primo secondo!" Continuò con il solito entusiasmo che la caratterizzava.
"Proprio così! Ci sei mancata tanto, piccola pianista!" Seguì mio padre raggiante.
Incominciai a ridere e mi sedetti accanto a loro.
Io abitavo in un'altra città rispetto ai miei genitori, per via degli studi. Non eravamo molto lontani, ma sia io che loro avevamo tanti impegni che ci impedivano di vederci più spesso e allora ogni anno, per il mio compleanno, loro venivano a trovarmi. E io andavo da loro quando c'erano occasioni in particolare.
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Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre
FantasyE se le tenebre, invece di combattere contro la luce... volessero difenderla? Se i sogni, in realtà, fossero ricordi? Se la persona da salvare... fossimo noi stessi? Si potrà mai trovare l'uscita dal Labirinto del Tempo? Queste sono le domande a...