VI.

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~ ... lui era un ragazzo imprevedibile. Come l'oceano che portava negli occhi.

***

La mattina seguente andai al Conservatorio con l'intenzione di trascorrere una giornata come avevo sempre fatto, senza pensare a Eric, ai miei sogni e a tutto quello che mi era successo in così poco tempo.

Seguii le lezioni con interesse, presi diversi appunti, studiai al pianoforte e cercai di svolgere tutti i compiti che mi erano stati assegnati come una brava studentessa. Mi occupai soprattutto dei pezzi che dovevo imparare a memoria: avrei dovuto partecipare a un concorso internazionale il mese successivo, perciò dovevo preparami al meglio.

Mi obbligai a non andare più in biblioteca. Quel fatto aveva rallentato lo svolgimento del mio progetto, ma avrei fatto di tutto pur di non incontrare di nuovo quel ragazzo così... enigmatico? Sì, era proprio quello l'aggettivo adatto a lui. Inoltre, non volevo cacciarmi nei guai per non mettere a rischio anche Emma: negli ultimi due giorni non aveva riposato un secondo e le sue ferite non erano ancora guarite del tutto. Lei mi aveva detto di stare lontana da Eric e così avrei fatto: anche se non conoscevo ancora il motivo che celava dietro alla sua richiesta, mi fidavo completamente di lei e le avrei dato ascolto.

Camminai per i corridoi alla ricerca di un'aula libera, per poter studiare. Purtroppo, le sale di studio rappresentavano un bel problema al Conservatorio: la maggior parte delle volte erano tutte occupate da professori e studenti, e per poter studiare bisognava venire la mattina presto oppure la sera tardi, a ore davvero inconcepibili per una persona amante del sonno come lo ero io. Per mia fortuna, però, quel pomeriggio ne trovai una libera all'ultimo piano e, infatti, era anche l'unica disponibile. Perciò, andai subito a prendere la chiave giusta, correndo per i corridoi per evitare che qualcuno arrivasse prima di me. Nel momento in cui cercai di aprire la porta, tuttavia, una mano mi fermò all'improvviso e, quando alzai la testa, mi resi conto che si trattava di una ragazza che, forse, voleva anche lei studiare allo stesso pianoforte.

"Questa sala è occupata." Scandì con freddezza e superiorità.

Rimasi a dir poco sorpresa dal suo atteggiamento. Non l'avevo mai vista in vita mia e di certo non sopportavo le persone che emanavano la cattiveria da tutti i pori, senza avere nessun motivo per di più. Era così difficile provare a parlare con gentilezza? Dovettero passare alcuni secondi prima di potermi riprendermi del tutto.

Ritrassi il mio braccio, infastidita.

"Invece non penso proprio. L'aula era vuota e la chiave ce l'ho io, come puoi ben vedere." Le risposi altrettanto fredda, mentre feci dondolare l'oggetto davanti ai suoi occhi.

"Ho l'approvazione della direttrice." Ribadì, per poi mostrarmi un foglio firmato. "Devo studiare per un concorso molto importante. Perciò, fatti da parte. Grazie." Continuò con un ghigno.

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, irritata.

"Non ho tempo da perdere con quelli come te." Pronunciai, mentre iniziai ad allontanarmi.

Eppure la giornata era iniziata così bene. Purtroppo, di persone come quella ragazza ne incontravo sempre più spesso, non solo al Conservatorio, ma nel mondo della musica in generale. Evidentemente, alcuni pensavano di essere troppo buoni, bravi e talentuosi per il resto dell'umanità e io cercavo sempre di evitarli il più possibile, per il bene della mia salute mentale.

Uscii dal Conservatorio, facendo slalom fra tutti gli studenti che chiacchieravano in cortile, e decisi sul momento di visitare il mio luogo preferito della città, un luogo che chiamavo rifugio. Si trattava di un bellissimo lago situato in periferia, molto ben nascosto fra gli alberi del bosco, vicino al quale vi era una caverna ricoperta da edere e liane. Avevo scoperto quel bellissimo posto per caso, quando mi ero persa durante una breve gita perché mi ero allontanata dal gruppo di amici.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora