XIII.

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~ [...] nessuna maschera può essere indossata per sempre.

***

Quel giorno mi alzai di buon umore, con un grande sentimento di determinazione. Mi alzai di prima mattina e, dopo aver rifatto il letto, iniziai subito a prepararmi per l'allenamento che avrei dovuto seguire nel pomeriggio.

Dennis ed Eric avevano parlato in privato, nell'ufficio di mio fratello, per discutere tutti i dettagli riguardo a quella che sarebbe stata una missione di salvataggio. Giunsero alla conclusione che io avrei dovuto iniziare gli allenamenti con effetto immediato, per scoprire e rafforzare i miei poteri, mentre alcuni guardiani, scelti personalmente da mio fratello, mi avrebbero seguita e aiutata.

Ero pronta. Avevo deciso di impegnarmi al massimo per riuscire a ottenere ottimi risultati nel minor tempo possibile: solo dopo il raggiungimento di un certo livello, potevamo dare il via alla missione. Tutto dipendeva dai miei progressi.

Sospirai a pieni polmoni.

"Avrei tanto voluto che mi insegnasse papà a essere una brava velocista." Mi ritrovai a pensare.

Accennai un piccolo sorriso mentre indossai i guanti da palestra. In seguito, mi sistemai ancora una volta i capelli raccolti in una coda alta e uscii.

Mi ritrovai in mezzo a un corridoio lunghissimo e molto luminoso, grazie alle grandi finestre ad arco che permettevano alla luce di entrare in abbondanza. Nonostante lo avessi visto più volte, siccome dovevo percorrerlo ogni giorno per andare ovunque avessi bisogno, mi soffermai a osservarlo nel dettaglio. Dei quadri dalle cornici dorate occupavano le pareti bianche, mentre delle bellissime piante, mai viste prima, decoravano lo spazio magnificamente. Mi avvicinai a una delle finestre e cercai di guardare fuori, ma, purtroppo, non riuscii a vedere nulla a causa di una fitta nebbia. Anche il giorno prima, quando Emma mi fece il mini-tour della Fortezza, il paesaggio era nascosto da quel denso letto bianco e ciò mi rattristii un po'. Quel posto, però, era così lussuoso e affascinante che non pensai più a quel fenomeno meteorologico. L'architettura della Fortezza, infatti, era perfetta e ricca di dettagli, mi sembrava quasi di essere in un antico palazzo greco.

"Ti sei già persa?"

Sussultai quando mi ritrovai Eric alle spalle.

"Ma si può sapere perché devi sempre comparire così di colpo?" Alzai gli occhi al cielo e misi una mano sul cuore. "E comunque, stavo solo osservando questo bellissimo posto, non avevo ancora iniziato ad andare." Continuai.

Eric iniziò a ridacchiare e le sue fossette non tardarono a comparire in tutta la loro tenerezza: mi scappò un piccolo sorriso che cercai invano di nascondere. Ricordai, poi, il nostro incontro nella 'sala della musica' - così come avevo chiamato quel posto - e dovetti utilizzare tutto l'autocontrollo di cui disponevo per non arrossire.

In quel momento, capii molto meglio come faceva Eric ad apparire e a scomparire sempre all'improvviso, senza lasciare alcuna traccia: sfruttava le ombre a suo piacimento, quindi poteva dileguarsi in un attimo. Trovai il suo potere molto affascinante, ma, al tempo stesso, mi intimoriva non poco.

"Allora sono arrivato in tempo. Dobbiamo andare, non vorrai far aspettare tutti quanti il tuo primo giorno di allenamento." Disse.

Non potevo dargli torto. Senza dire altro, ci incaminammo verso l'atrio e io lo seguii in silenzio, rimanendo dietro di lui. Mi sembrò strano che mio fratello abbia mandato proprio lui a prendermi e il mio istinto mi disse che, infatti, ciò era poco probabile. Inoltre, notai che Eric si muoveva con tanta facilità in quel posto in cui io faticavo ancora a non perdere il senso dell'orientamento e quel fatto mi insospettii un po'. Sembrava essere familiarizzato con i luoghi della Fortezza, era troppo a suo agio.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora