III.

656 119 572
                                    

~ Il profondo blu dei suoi occhi era la sfumatura più bella che io avessi mai visto.

***

Arrivai a casa appena in tempo: l'esercito di gocce di pioggia iniziò a precipitare con impeto dal cielo e alcuni tuoni iniziarono a sentirsi in lontananza.

Mi lasciai cadere sul divano, ancora vestita, e Luna balzò in un battito di ciglia sopra le mie gambe, come per salutarmi. La strinsi con delicatezza al mio petto e ridacchiai quando il suo nasino bagnato mi sfiorò la guancia.

"Ti voglio bene, piccola palla di pelo."

In risposta, lei iniziò a fare le fusa e, poco dopo, si diresse verso la sua ciotola.

"Se solo tu potessi darmi delle risposte." Pensai, mentre seguii i suoi movimenti con lo sguardo.

Mi alzai con un sospiro e posai il cappotto al suo posto, poi andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua. Vidi il tesserino di Emma ancora sul tavolo e, per la seconda volta, sospirai rumorosamente. Non capivo più nulla. Avevo visto i suoi capelli cambiare colore davanti ai miei occhi e mi sembrava ancora di essermelo solo immaginato. Tuttavia, sapevo che non era stata un'illusione. Non fui nemmeno in grado di inventare una spiegazione plausibile a tutto ciò, qualcosa che avesse una minima traccia di senso logico. No, tutto sembrava essere avvolto in una fitta nebbia. Forse, si trattava di una realtà che io ancora non sapevo comprendere e definire.

Portai il bicchiere d'acqua verso le mie labbra, ma, appena esse sfiorarono quel freddo liquido, sentii una famigliare sensazione iniziare a invadermi tutto il corpo, quella sensazione che appariva ogni volta che stavo per avere uno dei miei soliti sogni: un formicolio elettrizzante mi attraversava la pelle, poi iniziava.

"Dennis, smettila dai! Non possiamo andare a giocare lì! Sai quanto è pericolosa l'area quindici!"

"Sei una fifona, sorellina! Non ti preoccupare, ci sono io con te."

"Ma la nonna si arrabbi-..."

"Shh, dai muoviti! Gli altri sono già lì."

Seguii il ragazzino biondo che correva davanti a me e uscimmo dalla torre più alta.

Sbattei le palpebre più volte e i miei popastrelli si diressero verso le tempie, per massaggiare la testa dolorante. Per mia fortuna, ero riuscita in qualche modo a non far cadere il bicchiere, a differenza dell'ultima volta, anche se rovesciai comunque qualche goccia d'acqua sulla felpa.

Bene. A quanto pareva, avevo un fratello che si chiamava Dennis.

Qual era, invece, la realtà?

Non avevo nessun fratello, anzi, nessuno di mia conoscenza possedeva quel nome.

Sospirai, ormai abituata alla confusione che mi producevano quei strani sogni. Più che sogni, mi sembravano dei ricordi. Ricordi che, però, non mi appartenevano. Almeno quello lo sapevo per certo.

Mi resi conto che non avevo mai avuto due ricordi non ricordi - così avevo chiamato quei strani episodi di trance - nello stesso giorno, quindi quel dettaglio mi confuse ancora di più. E poi... non ero per niente emozionata all'idea di aver il mal di testa per ventiquattro ore di fila.

La sveglia del telefono iniziò a suonare e, dopo averla spenta, guardai l'ora: le tre e un quarto. L'avevo impostata apposta per ricordarmi di andare in biblioteca e continuare a lavorare al mio progetto. Non avevo né la voglia né la disposizione necessaria per terminare quel compito, ma dovevo farlo per poterlo consegnare in tempo, perciò mi feci forza e mi obbligai a uscire per la seconda volta di casa, nonostante il meteo non era affatto migliorato.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora