XXIV.

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~ E mi resi conto di quanto erano brave le persone a nascondersi. Dagli altri, ma soprattutto, da se stesse.

***

La mattina seguente mi svegliai molto presto, prima dell'alba. Anche se avrei preferito riposare ancora per qualche ora, i pensieri che iniziarono a invadere la mia mente non mi diedero pace e dovetti arrendermi alle loro insistenze.

Sbuffai e, a malavoglia, mi alzai per andare in bagno a sistemarmi un po': mi sciacquai il viso con tanta acqua fredda per potermi svegliare del tutto e, in seguito, pettinai con delicatezza i miei lunghi capelli castani. Nello specchio di fronte a me potei osservare, avvolto al mio polso destro, il bracciale che mi aveva regalato Eric la sera precedente e, senza volerlo, sorrisi.

Anche se lui non era accanto a me in quel momento, attraverso quel piccolo oggetto riuscivo a sentirlo comunque vicino. E ciò mi dava conforto, forse anche una certa sicurezza che, però, non riuscii a spiegarmi: tutti i miei amici, guardiani eccellenti, erano a distanza di un solo corridoio che separava le nostre camere, quindi non avevo nulla da temere. Perché, allora, ero molto più tranquilla nel sapere che Eric sarebbe arrivato ad aiutarci nel caso fosse successo qualcosa?

Dopo vari tentativi falliti nel raccogliere i miei capelli in una coda perfetta, mi rassegnai e decisi di lasciarli cadere lungo le spalle. Poi, mi cambiai con i primi vestiti che mi capitarono sotto mano e uscii per fare una breve passeggiata nei giardini del palazzo che, sapevo, mi avrebbe aiutata a fare un certo ordine nella mia mente già troppo affollata.

Arrivai quasi subito in prossimità di quel lussuoso gazebo che avevo attraversato la sera precedente, e sul ponticello, che permetteva di oltrepassare il piccolo fiume che circondava l'intero castello, riuscii a scorgere la figura di Dennis.

"A quanto pare non sono l'unica a non poter dormire..." Pensai.

Mi avvicinai a mio fratello e notai che stava parlando con Kevin - colui che aveva preso temporaneamente il suo posto alla Fortezza - attraverso una sfera d'acqua elettrica che levitava davanti a lui. Mi sembrò davvero affascinante il loro modo di comunicazione, era molto più comodo rispetto al telefono che utilizzavo sulla Terra e che mi aveva abbandonata per troppe volte a causa della batteria per niente durevole.

"Per il resto, invece, è tutto in regola? Il Labirinto è stabile?" Sentii chiedere Dennis.

Quando mio fratello si rese conto della mia presenza, sorrise con un angolo della bocca e mi fece un cenno con la testa, per salutarmi. Io ricambiai e mi posizionai al suo fianco, in silenzio, con le braccia incrociate sopra la ringhiera del ponte.

"Sì, per ora è tutto al suo posto. Non ti preoccupare, Dennis. Appena c'è qualcosa che non va ti contatto subito." La voce di Kevin era limpida e chiara, e il suo volto, riflesso nella sfera d'acqua, si mostrava tranquillo.

Nonostante i suoi quarant'anni di età, Kevin appariva come un nostro coetaneo: aveva un fisico da atleta, i suoi occhi verdi erano splendenti e vivaci, mentre i suoi ricci neri non presentavano nemmeno un sottile filo grigio che potesse tradire i suoi anni. I tratti del viso erano ben definiti e i soli elementi che facevano capire la sua esperienza in qualità di guardiano erano delle piccole rughe attorno gli occhi e sulla fronte, appena visibili.

Dennis sospirò.

"Va bene, grazie amico. Ci sentiamo."

Dopo aver aspettato il saluto di Kevin, mio fratello fece cadere la bolla d'acqua che si riversò nel fiume sotto di noi con un leggero tonfo.

"Sempre così mattiniero?" Gli chiesi con un sorriso.

"Purtroppo, sì. Il dovere mi chiama." Sospirò: mi sembrò stanco.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora