XXXII.

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~ ... l'inspiegabile sensazione che si impossessò di me prima di partire per quella missione, fece sentire di nuovo la sua presenza. Quella ignota paura per qualcosa che i miei occhi non vedevano, ma che la mia mente percepiva con chiarezza.

***

Avvolsi con disperazione le mie mani intorno al collo, bramando l'ossigeno di cui avevo tanto bisogno.

Tuttavia, lo sapevo: non l'avrei trovato. Ero circondata dall'acqua e non avevo nessuna possibilità di arrivare in superficie per permettere ai miei polmoni di respirare.

Urlai, in preda al panico. Sott'acqua, però, quel urlo si sentì ovattato, come se, in realtà, me lo avessi solo immaginato. Nessuno mi poteva sentire negli abissi.

Alcune bolle di ossigeno uscirono dalle mie labbra e mi circondarono il volto, fino a quando anche l'ultima riserva di aria che il mio corpo possedeva svanì.

Chiusi gli occhi e mi lasciai muovere dalle deboli correnti d'acqua, le mie lacrime mischiandosi con quel liquido che, ormai sapevo, mi aveva intrappolata per sempre.

Sentii, però, una mano coprirmi la bocca e il naso e, all'improvviso, fui teletrasportata di nuovo nella coscienza.

Aprii gli occhi di scatto e inspirai, al tempo stesso, la sostanza salvatrice, invisibile, per poi riempire del tutto i miei polmoni brucenti con essa.

Vidi mio fratello davanti a me che sorrideva sollevato.

"G-grazie..." Ansimai. "Grazie!" Lo strinsi forte fra le mie braccia.

Il suo corpo sembrava essere creato dall'acqua, solo una sottile linea azzurra incorniciava la sua figura affinché non si mischiasse del tutto con quel fluido. Io, invece, ero circondata da un'aura luminosa che, supposi, fungeva da barriera protettiva e da bombola di ossigeno.

"Mi sono spaventato, non ti avevo più vista accanto a me." Mi sussurrò mio fratello, mentre ricambiava l'abbraccio.

Per mia fortuna, però, mi aveva trovata in tempo.

"Ma dove siamo finiti?" Chiesi, una volta sciolto il contatto fisico.

Ovunque avessi puntato il mio sguardo vedevo una cosa sola: acqua, tantissima acqua. L'unica fonte di luce la rappresentava l'aura che mi avvolgeva e che illuminava le miliardi particelle di fluido che mi circondavano.

"Non lo so..." Dennis si guardava intorno confuso.

Puntai il mio sguardo verso il basso e osservai le mie gambe che sembravano fluttuare nello spazio. Mi sembrò, poi, di scorgere un piccolo punto luminoso che si accendeva e spegneva in continuazione, come se fosse una stella lontana nel cielo notturno.

"Ehi, guarda laggiù! Lo vedi?" Indicai il bagliore a mio fratello.

Dennis abbassò lo sguardo e annuì.

"Andiamo." Pronunciò deciso.

Deglutii. L'ultima cosa che volevo fare era immergermi ancora di più nell'oceano che, fino a pochi momenti prima, mi voleva togliere la vita.

Guardai un'ultima volta in alto: no, non riuscivo a vedere la superficie e, forse, non l'avrei mai raggiunta. Dopo alcuni secondi di esitazione, decisi di seguire Dennis che si era già allontanato senza avere alcun timore. Anche se mi risultò difficile, ignorai la paura che prese possesso del mio corpo e porsi la mia vita nelle mani di mio fratello, letteralmente. Se restavo accanto a lui, non mi poteva succedere nulla. Ne ero convinta.

Anche se non sapevo nuotare, non mi fu difficile muovermi nell'acqua. Raggiunsi Dennis quasi subito e, insieme, scendemmo sempre di più, con le iridi puntate su quella stella in fondo agli abissi che diventava in modo graduale più grande e luminosa.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora