V.

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~ [...] da quel momento in poi ci saremmo protette a vicenda, fino all'ultimo respiro.

***

Sbattei le palpebre più volte per cercare di abituare i miei occhi alla luce. I timidi raggi del sole si facevano spazio nella stanza attraverso le tapparelle abbassate quasi del tutto e, in lontananza, alcuni uccellini intonavano allegre melodie.

Era già la mattina del giorno dopo? Per quanto tempo avevo dormito?

Richiusi gli occhi, poggiai le dita sulle tempie e iniziai a massaggiarmi la testa dolorante, mentre provai a capire cosa era successo nelle ultime ore. Delle immagini veloci iniziarono a proiettarsi nella mia mente, all'inizio offuscate, poi sempre più vivide e, infine, come un fulmine a ciel sereno, ricordai: il fuoco di Emma, la nostra conversazione, il boato, la botola, quegli uomini avvolti da una bizzarra nebbia scura... lui.

Tolsi di scatto le coperte sopra di me, facendole cadere a terra, ma, a causa del movimento improvviso, una dolorosa fitta attraversò il braccio fasciato e contrassi la mascella con forza.

Incurante del dolore, scesi dal letto così di colpo che persi l'equilibrio e dovetti tenermi con una mano dalla parete per evitare di cadere.

"Emma! Emma, dove sei?" Tossii a causa della gola secca.

Iniziai a pensare al peggio. Se le fosse successo qualcosa per colpa mia non sarei mai riuscita a perdonarmelo. Solo l'immagine di lei per terra, immobilizzata, mi fece entrare in uno stato di panico e preoccupazione. Uscii dalla stanza con il respiro irregolare e il cuore che batteva forte nel mio petto.

"Emma!" Gridai, mentre le mie iridi si muovevano freneticamente, con l'intento di scorgere la figura della mia amica.

Percorsi il corto corridoio davanti a me con passi traballanti e trascinai il braccio sano sulla parete per poter restare in equilibrio.

Volli scendere le scale, ma, proprio un'istante prima di cadere, una mano mi prese con forza e mi tirò all'indietro, per poi ritrovarmi stretta in un abbraccio.

"Ehi, tranquilla, sono qui. Sono qui."

La sua voce mi calmò con effetto immediato e riuscii a smettere di tremare. Stava bene. Era lì, con me. E stava bene.

Ricambiai l'abbraccio e la strinsi a me ancora di più.

Poi, ispezionai con velocità la sua figura, attenta a ogni minimo dettaglio: a parte qualche taglio e qualche ferita minore presente sui polsi e sulle braccia, sembrava essere in regola e io iniziai a versare lacrime di sollievo.

"Ti prego, non proteggermi più." Sussurrai con la voce rotta. "Non voglio che tu metta in pericolo la tua vita per me."

"Ma no, non dire così." Mi asciugò le lacrime con i pollici. "Come vedi sono tutta intera, non avrei mai lasciato che quei bastardi ti prendessero. Non li avrei mai lasciati vincere." Aggiunse, mentre mi accarezzò con delicatezza le guance bagnate.

Tirai su col naso e la abbracciai ancora una volta.

Emma iniziò a ridacchiare.

"Di questo passo finirai per soffocarmi!" Esclamò.

Le sorrisi, felice di averla accanto a me, sana e salva.

"Vieni, ti ho preparato un tè speciale, farà guarire più velocemente la contusione che hai sul braccio." Disse con gentilezza, mentre mi aiutò a scendere le scale.

Guardai la fasciatura sul mio arto e mi scappò una risata amara.

"Questo non è nulla in confronto a quello che hai tu. Scommetto che quando ti avevo trovata davanti casa mia qualche giorno fa, tutta bagnata a causa della pioggia, avevi combattuto di nuovo contro quei tizi." Dissi. "Altro che caduta dalla bici."

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora