IX.

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~ Avevo vissuto una vita normale, ma era stata solo una bugia, una realtà che non mi apparteneva del tutto, una normalità fittizia.

***

La prima cosa che percepii fu il cambiamento di temperatura: ricordai di aver avuto molto freddo e di aver avuto i brividi, ma in quel momento stavo bene, ero al caldo e non tremavo più. Decisi di svegliarmi e, dopo che i miei occhi si abituarono alla luce, mi guardai intorno: ero sdraiata su un letto matrimoniale, in una stanza molto grande e ben ordinata che, però, mi era del tutto sconosciuta.

Tolsi le coperte bianche che mi avvolgevano e notai di avere dei vestiti nuovi, diversi da quelli che indossavo in precedenza, puliti, profumati e, soprattutto, asciutti.

Come un fulmine a ciel sereno mi tornarono in mente tutti gli avvenimenti che successero qualche ora prima: il deserto, il tempo che si era fermato, la corsa, quella stanza enorme, l'orologio a sei lancette, il libro con le pagine bianche, le immagini. Che volevano rappresentare quelle immagini? Alla mia sinistra avevo visto me stessa nel modo in cui ero in quel preciso momento: quel muro aveva forse il ruolo di mostrare il presente? Allora le immagini alla mia destra mi avevano fatto vedere il... passato?

"Il mio passato!"

Chiusi gli occhi e mi massaggiai la testa ancora dolorante a causa della caduta nel deserto. Tutto quello che mi era successo sembrava irreale, un racconto, una favola per bambini.

Che fosse stato veramente quello il mio passato?

Se così era, allora... l'uomo e la donna che avevo visto erano i miei veri genitori, coloro che mi avevano dato alla luce. Al solo pensiero delle lacrime iniziarono a rigarmi il viso, mentre con una mano mi tappai la bocca, ancora incapace di realizzare a pieno ciò che avevo scoperto.

Sapevo di essere stata adottata fin da quando ero una ragazzina, i miei genitori adottivi me lo avevano detto a sedici anni, volevano che fossi a conoscenza della verità. Mi avevano raccontato di avermi trovata davanti alla porta di casa loro, addormentata in una culla sopra alla quale vi era solo un foglietto con scritto il mio nome. All'inizio volevo a tutti costi trovare i miei veri genitori e capire perché mi avevano abbandonata, perché mi avevano lasciata a degli sconosciuti. Mi ero domandata per molto tempo chi fossi veramente, come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasta dalla mia vera famiglia. Poi, però, iniziai, piano piano, ad accettare la mia situazione e a essere molto riconoscente a coloro che mi avevano accettata e cresciuta, alle due persone che per me erano e sarebbero rimasti per sempre mamma e papà.

Singhiozzai.

Oltre a quello, avevo anche un fratello e una sorella. Io che da sempre avevo desiderato avere un legame fraterno, in realtà scoprii che non ne avevo solo uno, ma ben due. Dov'erano in quel momento? Perché non avevo mai avuto notizie di loro? Forse, non sapevano nemmeno loro della mia esistenza?

Mille, troppe domande. Volevo trovare delle risposte e, invece, mi ero ritrovata ancora più confusa di prima.

"Perché?" Riuscii solo a pensare, mentre le lacrime continuavano a scendere ininterrottamente sul mio viso.

"Alaska..."

Un debole sussurro mi fece girare di scatto la testa. Dovetti asciugarmi gli occhi lucidi per vedere bene: sull'uscio della porta semiaperta vi era un ragazzo alto, dai capelli biondo ramato, che mi guardava incredulo con i suoi grandi occhi di un intenso verde scuro.
Si avvicinò con lentezza a me e, con una mano tremante, mi sfiorò la guancia, come per accertarsi che io mi trovassi davvero davanti a lui.
D'un tratto, mi ritrovai stretta fra le sue braccia e sentii le lacrime del ragazzo bagnarmi la spalla.

Il Labirinto del Tempo I - La Luce Delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora