Capitolo 2

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CASSANDRA

Quando la sveglia suona, la colpisco facendola cadere a terra.

Svegliarmi presto la mattina è una delle cose che odio di più al mondo. Forse è perché non vado mai a dormire prima delle quattro del mattino. Amo leggere la sera e perdo la cognizione del tempo, ritrovandomi a dormire soltanto due ore prima di andare a scuola.

Sbuffo e mi alzo controvoglia. Apro le ante del mio armadio e mi viene un po' da sorridere.

In questi sei anni che ho passato in Francia non sono riuscita ad abituarmi ai modi di fare francesi.

In America i ragazzi vanno a scuola quasi in pigiama e le ragazze non si truccano mai, mentre in Francia ci si veste bene e si sfoggiano trucchi decisamente sofisticati.

Quello non fa per me. Ho sempre odiato truccarmi, più che altro perché voglio essere notata il meno possibile.

Opto per un paio di jeans e una felpa che mi arriva fino alle cosce. Niente trucco e niente acconciatura. I miei capelli castani e lisci vanno bene così.

Mamma solitamente è d'accordo con me per il fatto di non truccarmi. Dice che i miei occhi azzurri sono talmente belli che non ho bisogno di fronzoli, ma allo stesso tempo succede spesso che mi compri delle palette di ombretti o un nuovo mascara per costringermi a provarli.

Scendo in cucina e trovo i miei genitori.

"Buongiorno, Cassandra" mi dice mamma.

Mi siedo su uno sgabello intorno alla penisola e mia madre mi passa la mia tazza di cappuccino.

"Potrei avere una fetta biscottata?" le chiedo, guardando la confezione davanti a me.

"Cassandra, sei nervosa per il primo giorno e se ti abbuffi rischi di sentirti male" mi dice.

Sospiro e decido di accontentarla. Ci impiego quasi dieci minuti a finire quella tazza di latte. Mi ha fatto passare la fame, come sempre.

Dire che ho paura della nuova scuola è poco. Sono letteralmente terrorizzata, ma lei non può capirmi. Nessuno riesce mai a capirci.

Dopo aver finito, torno di corsa in bagno. Mi lavo i denti e alla fine esco. 

Non so ancora come funzioni per prendere l'autobus, così vado a piedi. Sono circa venti minuti di camminata ed è ancora molto presto.

Con il mio zaino in spalla mi incammino, tenendo le cuffiette nelle orecchie. Mi volto per un secondo verso la casa degli Scott. Charles per andare a scuola prende l'autobus o va a piedi? Forse ha addirittura un'auto.

New York di prima mattina è davvero fredda. Anche se è la prima settimana di settembre, sembra che l'estate sia già finita da un pezzo e che l'inverno sia ormai alle porte.

Raggiungo la mia scuola e trovo subito un gruppo enorme di ragazzi e ragazze che aspettano lì fuori. C'è chi è seduto sui muretti a fumare, chi è disteso sul prato a rilassarsi prima della campanella, chi è ancora nel parcheggio a chiacchierare.

Mando giù il groppo che ho in gola. Ci sono troppe persone e io non conosco nessuno.

Sento subito la terra mancarmi sotto ai piedi. Il respiro si fa pesante, mentre sento gli occhi di tutti puntati su di me.

Sono distratta dai miei pensieri proprio nel momento in cui suona la campanella. Tutti gli studenti entrano nella scuola e in un attimo mi ritrovo da sola qui fuori. Tiro un sospiro di sollievo e mi incammino verso l'ingresso.

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