Capitolo 24

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CHARLES

"Io ho fame, andiamo a mangiare qualcosa?" le chiedo, rimanendo con la spalla contro lo stipite della porta del bagno.

"Sai dov'è la cucina. Vai e mangia" mi dice senza staccare gli occhi da quel libro.

"Perché non vieni con me?"

"La casa la conosci. Puoi andarci da solo".

Sbuffo e mi avvicino a lei di soppiatto. Le tolgo il libro dalle mani e la prendo di peso, caricandomela in spalla.

"Charles, fammi scendere subito!" si lamenta lei, dandomi dei piccoli pugni contro la schiena, ma che mi fanno solo il solletico.

"No, ora tu vieni in cucina con me".

"Ok, ma fammi scendere. Peso e ti spacco la schiena così" dice lei e io sento il mio cuore bloccarsi.

Perché sua madre le ha messo tutte queste stronzate in testa?

"Non pesi niente e non mi spacchi la schiena. Se serve a fartelo capire, giuro che ti porterò così ogni singolo giorno" dico quando ormai siamo già arrivati in cucina.

La lascio scendere, poggiandola direttamente con il culo su uno degli sgabelli intorno alla penisola. Lei mi guarda un po' sconvolta, ma io vado subito verso il frigo.

"Cosa vuoi mangiare?" le chiedo, guardando all'interno per cercare qualcosa.

"Non voglio niente. Sei tu che vuoi mangiare. Io non ho fame".

"Non abbiamo cenato, devi mangiare qualcosa" le dico.

"Sto bene così, Charles. Smettila".

"Ok, allora visto che non mi vuoi dire di cosa hai voglia, sceglierò io per te" mi impongo, prendendo la bottiglia del latte.

Richiudo il frigo, poi dalle varie credenze afferro due tazze e un pacco di biscotti. Verso il latte nelle due tazze e ne passo una a Cassandra.

"Charles" mi chiama lei con tono di rimprovero.

"Zitta e mangia. Dopo la gara di stasera hai bisogno di rintegrare un po' di energie".

"Latte e biscotti non sono l'ideale".

"Latte e biscotti sono sempre stati l'ideale. Sono perfetti quando hai la febbre, dopo un incubo, per uno spuntino notturno, per risollevarsi quando si è tristi. Latte e biscotti sono sempre stati perfetti e sono i tuoi preferiti" le dico, prendendo un biscotto dentro alla busta e mettendoglielo davanti alla faccia.

Lei lo guarda per un secondo, poi guarda me. Alla fine si morde il labbro insicura e lo prende, inzuppandolo nel latte. Sorrido soddisfatto.

Farò di tutto per toglierle quelle idee del cazzo dalla testa. Deve tornare a essere quella bambina che la notte si alzava con me per rubare qualcosa nel frigo, quella bambina che aveva sempre le caramelle dietro, che diventava la più felice del mondo se le compravi il gelato e che amava preparare dolci insieme a me, per poi passare il pomeriggio a divorarli.

Una volta finito il nostro spuntino notturno, torniamo al piano superiore. Lei si intrufola subito sotto alla coperta e dopo essermi tolto la felpa, rimanendo a petto nudo, la raggiungo anch'io.

"Chi ti ha dato il permesso di dormire nel mio letto?" mi chiede, voltandosi verso di me e rivolgendomi uno sguardo truce.

Sorrido divertito.

"Nessuno, ma io voglio dormire qui".

"Ma io non ti voglio".

"Mmh...ne sei proprio sicura?" le chiedo.

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