Capitolo 24

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"Soffrire e piangere significa vivere."
- Fëdor Dostoeviskij.


ROSE MARSHALL

La notte era la parte peggiore della giornata, i ricordi mi divoravano la mente soprattuto in quest'ultimo periodo.

La cosa più orribile? Non avere più la mamma che mi consolava. Nessuno sapeva davvero tutto quello che mi era successo, e nemmeno ci tenevo a raccontarlo, ma avrei voluto qualcuno che mi abbracciasse.

Solo un piccolo abbraccio, ma non avrei elemosinato affetto da nessuno.

Quel giorno, era un sabato di metà dicembre, Mattheo mi aveva già mandato tre lettere, una per chiedermi se ero libera e le altre due per sapere perché non stavo rispondendo.

Non gli avevo ancora risposto perché il sogno, o per meglio dire l'incubo, mi aveva scombussolata. Ma non volevo che pure quel sabato fosse rovinato per colpa dei ricordi.

Volevo lasciarmi tutto alle spalle, come molta gente riusciva a fare.

Mi alzai dal letto controvoglia e presi una pergamena e la piuma per scrivere a Mattheo.

Gli scrissi di incontrarci nella stanza delle necessità tra una mezz'ora così da avere il tempo di lavarmi e prepararmi.

Appena finì di preparami andai nella stanza delle necessità dove incontrai Mattheo appoggiato al muro che mi aspettava.

«Da quanto aspetti?» gli chiesi.

«Venti minuti» disse.

«Cosa? Ho fatto così tardi?» gli domandai e lui ridacchiò.

«Sono arrivato nemmeno due minuti fa fiocco di neve sta tranquilla» rispose.

Gli feci un piccolo sorriso senza però rispondergli ed entrammo nella stanza.

Era sempre la solita stanza di sempre, c'era un grande letto con una porta per il bagno e uno specchio con accanto un divanetto e un camino.

Mi sedetti sul letto e alzai la testa quando Mattheo si fermò davanti a me.

Mi accarezzò il viso e il collo con le dita poi lo strinse quando si abbassò per baciarmi.

Gli passai una mano dietro ai capelli accarezzandoli mentre lui mi strinse i fianchi facendomi distendere sul letto.

Nel chiudere gli occhi figurai di nuovo l'incubo di quella notte e scossi la testa.

Mattheo mi baciò il collo e mi tolse la maglietta facendomi rimanere nuda dalla vita in su.

«Niente reggiseno fiocco di neve?» mi chiese con un ghigno sul viso.

«Mi sembrava un po' superfluo» risposi.

Lo vidi annuire e poi abbassarsi sul mio seno per stringerlo con le mani e succhiarlo.

Dio era proprio fissato con le mie tette, non si staccava mai. Abbassai lo sguardo e lo vidi passare la lingua intorno al capezzolo duro e sensibile.

Lo prese tra i denti e lo tirò leggermente verso di se facendomi scappare un gemito.

Quando buttai indietro la testa contro i cuscini chiusi gli occhi, ma l'estasi di quel momento finì quando ricordai le mani di Lucius Malfoy sul mio corpo.

Prohibited | Mattheo Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora