Felix sedeva nella camera in affitto del suo migliore amico e lo stava praticamente implorando di aiutarlo. Dopo aver esposto il suo problema, passeggiando nervosamente nei venti metri quadrati scarsi della stanza, si era accasciato sul letto senza smettere di perorare la sua causa. Rigido e composto, appoggiato alla scrivania, Erik lo fissava con la fronte corrugata. "Tu conosci un sacco di gente, Erik, devi aiutarmi" insistette Felix in tono lamentoso. Erik alzò gli occhi al cielo, lasciando la scrivania e rinunciando per il momento a qualunque lavoro stesse facendo al computer.
La sua stanza era piccola ma piena di tecnologia: sulla parete una smart TV enorme, sulla scrivania due diversi computers, sparsi ovunque consolle fisse e portatili per i videogiochi. Erik Dellavio aveva sempre vissuto a Roma, la sua famiglia era decisamente benestante e lui era un ragazzo molto sveglio. Ai piedi portava delle sneakers costose ed in testa un cappellino della Nasa, non era molto alto o muscoloso ma frequentava la palestra tre volte a settimana ed aveva una sicurezza di sé che piaceva a tutti. I folti capelli ricci, il sorriso ampio e cordiale, la sua indiscussa abilità con la tecnologia, lo avevano reso popolare.
Felix Galestro lo aveva incontrato al primo anno di frequenza, appena arrivato a Roma da un paesino di provincia. Stava girando a vuoto da un edificio all'altro dell'ateneo, senza idea di dover dirigersi per la prima lezione e così lo aveva praticamente travolto in un vialetto adiacente alla mensa. Per Felix, era stato un incontro molto fortunato. Vivere nella capitale era per lui un sogno, i suoi genitori con molti sacrifici lo avevano iscritto alla principale Università di Roma e preso in affitto una camera singola di dieci metri quadrati vicino alla fermata della metropolitana rossa. Ma Felix non conosceva nessuno a Roma, pur con tutta la sua buona volontà all'inizio si sentiva come proiettato in un altro mondo. Erik, simpatico ed affabile, si era subito offerto di aiutarlo ad ambientarsi. Erano passati quasi tre anni da allora, entrambi avevano raggiunto ottimi risultati negli studi ed erano riusciti a coltivare l'amicizia pur seguendo due percorsi di studio differenti. Erik aveva scelto ingegneria informatica, un indirizzo che faceva venire il mal di testa alla maggior parte degli studenti al solo sentirlo nominare. Felix, dopo aver deluso i genitori per non aver scelto medicina, aveva poi puntato su un percorso di studi classico in storia moderna. Entrambi contavano di laurearsi entro quattro anni ed erano quindi a metà percorso.
"Mi aiuti?" insistette Felix, seduto sul letto di Erik. L'amico gli lanciò uno sguardo esasperato, chiedendogli: "Vuoi spiegarmi come ti è venuto in mente di dire una tale stronzata?". Felix non rispose subito, giocherellando con il bordo della t-shirt dei Nirvana che indossava sui jeans. "Non sapevo che fare, Erik" spiegò con aria afflitta; "Sai che non mi piace far soffrire le persone". Felix si era adattato bene alla vita caotica di Roma, frequentava molti compagni di università e non era mai mancato ad una festa ma era molto più sensibile di Erik e cercava di nasconderlo con un'aria di eccessiva leggerezza per cui l'amico lo rimproverava spesso. "Annalisa non è male, dai, potevi uscirci e via" osservò Erik, ma Felix scosse la testa: "Non sono il tipo di uscire con una e poi scaricarla, Annalisa è simpatica ma non mi interessa. In realtà, non mi interessa nessuna adesso voglio solo concentrarmi sullo studio". "Va bene, Felix ma perché sei andato a dirle questa cazzata?!". L'altro alzò le spalle ed abbassò la testa, sentendosi un vero idiota: "Mi è uscita così, ok? Come potevo sapere che avesse un'amica che conosce mia cugina?". "Quindi, riepilogando" disse Erik in tono paziente: "Annalisa ti viene dietro da mesi e non hai mai avuto il coraggio di scaricarla, così di punto in bianco le hai detto che sei gay ed hai un compagno? Ma sei fuori?". "Che palle, Erik, avevo bevuto qualche birra e mi sembrava tutto uno scherzo!" esclamò Felix in tono esasperato.
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IO, TE E GLI ALTRI
RomanceFelix ha lasciato il suo paesino di provincia per frequentare l'università. Pur apparendo estroverso e spavaldo, è un ragazzo insicuro e sensibile. Così, si sente a disagio nel dover respingere le attenzioni insistenti di una compagna di corso. Per...