Capitolo dieci

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Felix si sentiva come avvolto nell'ovatta. Sapeva di essere tornato al suo paese e che avrebbe dovuto attivarsi per andare dalla stazione a casa, ma era terrorizzato e confuso. Noah era fin troppo gentile e gli piaceva il nomignolo che gli aveva dato. Doveva usare anche lui dei modi affettuosi quando gli parlava? Era come se il suo cervello si fosse bloccato. "Felix!" sentì chiamare da una voce familiare, si voltò di scatto e vide avanzare sul marciapiede con passo spedito suo fratello Oscar. "Si comincia, Noah, augurami buona fortuna" sussurrò all'uomo che gli stava affianco. Senza staccarsi da lui, l'altro uomo lo baciò sulla fronte, senza dire nulla. Oscar si fermò di fronte a loro, con aria trafelata, togliendosi un cappello di paglia che usava per difendersi dal sole: "Chi l'avrebbe mai detto! Il treno è arrivato in perfetto orario!". Il fratello minore di Felix, non gli somigliava affatto. Oscar aveva un viso ovale allungato, radi capelli castani e occhi piccoli ed attenti, indossava dei pantaloni marroni ed una camicia a righe ed aveva un atteggiamento molto maturo per un ventiduenne. "Ciao, Oscar, è bello rivederti" lo salutò con un sorriso il fratello, il minore sembrò accorgersi di non aver salutato e si affrettò ad abbracciare calorosamente Felix, che si divincolò dopo qualche secondo con aria frastornata: "Lui è Noah". Oscar si voltò a guardare l'uomo arrivato con il fratello, grattandosi la testa con aria attonita. In confronto a lui, Noah sembrava essere appena uscito da una rivista e sicuramente la sua presenza spiccava nella piccola stazione vuota. Felix, una via di mezzo tra l'aspetto molto casual del fratello e l'eleganza di Noah, si sentì in dovere di aggiungere qualcosa: "Mamma e papà ti hanno detto, vero?". L'idea che Oscar non avesse idea di chi fosse Noah, lo fece ripiombare nel panico, come avrebbe potuto spiegarlo al fratello? 

IO, TE E GLI ALTRIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora