Capitolo Ventidue

65 4 0
                                    

Noah si sedette sul letto affianco a lui, le gambe che si sfioravano. Sembrava rilassato, si appoggiò all'indietro sugli avambracci. Non disse nulla, rimase in silenzio come aspettando che Felix decidesse cosa fare. "Io" fece il più giovane: "Io penso che dovrei vestirmi". Noah si spostò leggermente verso di lui, ora anche le spalle si sfioravano. "Sei così carino, quando sei confuso" gli sussurrò Noah prima di alzarsi e camminare verso la porta: "Ci vediamo di sotto, non metterci troppo". Felix annuì, anche se l'altro non poteva vederlo.

Infilati velocemente i jeans e la maglia che aveva già scelto, Felix fece a sua volta una tappa in bagno. Si lavò i denti e la faccia e si studiò brevemente allo specchio. Sistemò con le mani i capelli castani e sospirò. Era solo un ragazzo come tanti, con un fisico nella media ed un viso anonimo. Era carino e sapeva essere simpatico, ma Noah era di un altro livello. Perché stava pensando a quello? Stavano solo fingendo di stare insieme, quindi non aveva importanza. Giusto? Era ancora sotto l'effetto dell'alcol? Doveva ricordare cosa era successo prima che si addormentasse. Non poteva chiedere a Noah, si vergognava troppo. Si fece coraggio ed uscì da bagno per scendere giù nel salone, sperando non ci fossero stati spargimenti di sangue in sua assenza.

Scendendo, Felix udì delle voci. "Certo che sei un tipo strano", la voce di suo padre Duilio. Il ragazzo sospirò, alzando gli occhi al cielo. Dio, ti prego fa che non stia parlando con Noah. "Diciamo che sono speciale" rispose il giovane, in tono assolutamente sereno. Stava parlando con Noah. Felix scese gli ultimi scalini di corsa e li raggiunse al tavolo trafelato. "Tutto bene?" chiese, appena lo vide arrivare, il suo finto ragazzo, tranquillamente appoggiato allo schienale della sedia di fronte a Duilio che lo fissava con aria attonita. "Certo!" rispose Felix, forse a voce troppo alta, sedendosi immediatamente affianco a Noah e fissando con aria preoccupata il padre. "Felix, non ha mai retto bene l'alcol" osservò il padre, il figlio alzò gli occhi al cielo. "Me ne sono accorto" osservò Noah, fissando l'altro ragazzo con aria quasi divertita. "Tu, invece, sembri reggerlo fin troppo bene" continuò Duilio, rivolto a Noah con aria seria. Il giovane alzò le spalle con aria tranquilla, poi allungò una mano per prendere quella di Felix che la strinse quasi di riflesso. Sua madre li raggiunse, sorridendo: "Felix, manca ancora parecchio all'ora di cena. Perché non fai fare un giro a Noah?". Felix corrugò la fronte. Un giro per vedere cosa? Il cortile sterrato? Il recinto degli animali? "Perché invece non dai una mano a tuo fratello?" si intromise il padre in tono seccato. "Non cominciare!" lo riprese la moglie: "Felix deve pensare allo studio, abbiamo già fatto questo discorso!". Con un sorriso, Noah si alzò dalla sedia e fece un cenno all'altro ragazzo, senza dire una parola guadagnarono l'uscita lasciando i genitori di Felix a discutere.

IO, TE E GLI ALTRIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora