Capitolo 11 - We can be heroes, just for one day (Ferragosto e dintorni)

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È già il quattordici agosto, penso scorrendo lo sguardo sugli altri in cerchio intorno al bancone del Bar.

"Quanta gente verrà questa sera?" chiede Alberto.

"Chi lo sa... qui in Salento c'è la tradizione dei falò e tutti si riversano sulle spiagge intorno al fuoco" risponde Vito.

"Non solo gruppi di ragazzi e ragazze, intere famiglie seguono questa tradizione dell'andare in spiaggia, tirare fuori quintali di cibo e grigliare chili di carne" dice Gabriele.

"Terminare con anguria ghiacciata e bagno di mezza notte è un obbligo!" aggiunge Francesca.

"Nel dubbio prepariamoci ad avere molta gente" risponde Maurizio.

Mi chiedo cosa farà Michael, se anche lui andrà a un falò, magari su quella spiaggetta lungo la costa. Potrei mandargli un sms e chiederglielo, ma no... devo comportarmi come se non avessi il suo numero o come se non avessi un cellulare.

Caro Vito, te lo dicevo, tu non mi conosci per niente.

***

Dalla terrazza osservo la bolgia in spiaggia e i falò: miei coetanei dalla pineta si precipitano in acqua, per poi tornare ad asciugarsi e scaldarsi intorno al fuoco.

Sono stanca, ripenso a tutta la gente che è venuta su a La Habana, soprattutto a prendere da bere, per poi tornare in spiaggia.

"Sono le tre, c'è ancora troppa gente in giro, Liv, noi andiamo a chiudere la serata nel Privé retro-magazzino, vieni?" sussurra Marco alle mie spalle, mi volto e lo vedo avviarsi con Giovanna e Francesca.

Li seguo e mi siedo con gli altri per terra in cerchio.

"Tieni Liv" dice Gabriele.

"Perché mi passi una sigaretta?" 

La osservo, noto una striscia nera sul lato. Come se l'avessero spennellata.

"Cos'è?" chiedo rigirandomela tra le mani.

"Dai Liv, fai un tiro" mi esorta Marco.

"No, grazie ragazzi, se è coca non ci voglio avere nulla a che fare: mai e in nessuna forma" gli ripasso la sigaretta, nessuno si offende, anzi, non fanno caso a cosa gli ho detto. Anche Giovanna e Francesca declinano.

Sì, a volte fumo marijuana, non lo nego, rimugino tra me, non sono una santarellina, ma ho studiato le droghe. Vengo da una generazione salvata dalla diffusione dell'eroina degli anni ottanta.

Alle scuole elementari il maestro ha portato avanti un programma di conoscenza delle droghe.

È stato schietto, non ci ha nascosto nulla, anche se eravamo bambini.

Ci ha raccontato della facilità con cui si diventa dipendenti, degli effetti negativi sul corpo e di intere famiglie distrutte.

Ricordo ancora il tema che ho fatto all'esame di quinta elementare sull'eroina.

Nella mia vita non l'ho mai vista l'eroina. La cocaina sì: si è diffusa dopo, ma ho capito subito che era pericolosa come l'eroina: se l'impatto fisico può essere in apparenza meno evidente, la dipendenza psicologica è devastante, per non parlare dell'impatto economico.

La marijuana, se è quella naturale, non trattata, crea gli stessi danni di uno psicofarmaco o dell'alcol... credo....

"PRONTO PRONTO.... pianeta terra chiama Liv" Marco ride.

"Ma a che pensi così concentrata?" mi chiede Gabriele.

"Niente di importante" rispondo sorridendo.

***

ERA AGOSTO 2001Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora