Capitolo 27 - Aggiornamento sui lavori

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Mi rigiro nel letto e fisso il cellulare: sono le tre del mattino. Devo riuscire a dormire, non posso essere stanca domani.

Mi sveglio di soprassalto. Guardo di nuovo il cellulare accanto a me, sono le tre e venti.

Mi siedo sul letto, afferro la bottiglia e ne bevo metà.

Dicono che alle persone depresse succede questo: appena addormentate si svegliano di soprassalto.

Ma io non sono depressa, almeno credo, sono una donna felice, ho le mie passioni, il mio lavoro, faccio trentamila cose.

Mi sdraio di nuovo e fisso il soffitto della mia camera d'Hotel.

Forse la cena di ieri sera mi ha destabilizzata più di quanto immagini e non ne capisco proprio il motivo.

Io e Michael abbiamo chiacchierato di tante cose, ma nulla di rilevante a eccezione di qualche riferimento a quell'estate... alla pianta.

Non capisco, so di aver sepolto i miei sentimenti ben ventuno anni fa... ma se invece li avessi solo surgelati...

Beh, in tal caso, spero che Michael non abbia impostato il microonde sul programma defrost e comunque lui non ha capito che io non sono più una ragazzina.

Gliel'ho dimostrato durante la cena: ero sicura di me, ho imitato i suoi gesti quando mi provocava e gli ho fatto capire che sono in grado di non cedere alle sue lusinghe.

Il fatto che ricordasse della cena da offrirmi mi ha davvero stupita, ma, d'altronde, anche io ricordo quasi tutto di quell'estate... perché lui dovrebbe aver dimenticato... se poi fosse solo uno dei suoi giochetti, beh, io non mi farò abbindolare.

Domani guarderemo tutti i profili, tornerò subito a Roma e dimenticherò di nuovo tutto quanto.

***

Ho sistemato tutti i profili da guardare insieme. Se calcoliamo bene i tempi e lavoriamo rapidi, finiamo oggi, solo che... sbuffo, sono già le nove e trenta e di Michael ancora nessuna traccia.

"Buongiorno Liv" sollevo lo sguardo dal pc e lo vedo entrare, con calma, nella sala riunioni in cui ho allestito il mio ufficio provvisorio.

"Buongiorno a te Michael" dico allegra osservando le sue occhiaie e il volto sbattuto.

"Andiamo nel mio ufficio?" dice osservando la mia postazione.

"No, se per te va bene, restiamo qui" gli dico guardandomi intorno.

"Allora aspetta, vado a prendere il mio pc" lo vedo uscire dalla sala riunioni.

***

Ma dove cavolo è andato penso mettendomi le mani sul volto, sono le dieci e trenta e non si è più visto, di questo passo non finiremo nemmeno tra una settimana.

Oh, eccolo tornare, è al telefono, posa il suo pc senza guardarmi, si allontana verso la finestra per continuare la sua telefonata. Non posso fare altro che aspettare guardando la sua schiena.

"Iniziamo?" gli dico dopo ben quindici minuti.

"Sì, scusa, iniziamo" dice con un sorrisino sul volto mentre apre il suo pc.

Gli parlo in generale dell'azienda e delle abitudini dei collaboratori, scorro le schede invitandolo ad aprire il file che gli ho inviato e gli presento il profilo di ogni singolo dipendente: disponibilità allo Smart working, competenze tecniche e trasversali.

Analizziamo nel dettaglio gli obiettivi e il potenziale dei primi cinque.

"Questo giovane ingegnere informatico lavora in JeiX da cinque..." lo fisso attonita "mi ascolti Michael?" gli chiedo mentre osservo il suo sguardo percorrere il mio viso, soffermarsi sulle labbra e poi sul collo, non ha mai guardato il file che gli ho inviato.

ERA AGOSTO 2001Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora