Capitolo 22 - Non è la fine... o sì?

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"... Livia Marseglia" mi sento chiamare.

È il mio turno.

Procedo a passo lento verso la commissione d'esame e spero che le mie gambe mi reggano fino alla sediolina marrone che vedo di fronte a me.

Per un attimo ho pregato che avessero perso la mia prenotazione, invece no, e ora sono qui seduta di fronte a due assistenti.

Guardo a destra: il professore sta interrogando un ragazzo ammutolito che ha le spalle ricurve e che, nel momento in cui sente il mio sguardo, si volta verso di me. Ha il viso rosso.

Negli ultimi due mesi ho studiato, lavorato e basta, nell'ultimo mese la sera non sono andata nemmeno a La Habana di Centocelle.

Katia e Antonella non mi rivolgono più la parola, forse sono stufe delle mie risposte secche.

Quando mi degno di rispondergli.

Nell'ultima settimana si sono limitate a osservarmi in silenzio, scuotendo la testa.

Ho intercettato i loro discorsi interrotti quando entravo in cucina.

Ma non fa niente, a me non importa più di nulla.

Voglio liberarmi di questo esame, chiudere con l'Università e andare via, lontano da tutto e tutti.

Anche se non so dove.

Voglio essere libera.

Michael... lui è solo un ricordo vago, sbiadito dal tempo, corroso dal sale del mare di Torre dell'Orso.

Solo un amore estivo, se amore è stato.

A volte penso di aver giocato male le mie carte: c'è stato un momento in cui mi ero illusa di avere un poker in mano... ma poi, con il trascorrere del tempo, avevo capito che era appena un tris.

Lui era troppo.

E poi... mi hanno detto quella cosa... mi hanno detto che il tempo è il bene più prezioso che abbiamo, ed io, beh... io sono stata davvero brava a sprecarlo.

Sono contenta che lui non mi abbia più cercata, ho avuto altro da fare, concentrarmi sullo studio, ad esempio.

Vito mi ha detto che quando avrò chiuso con quest'esame, ci penserà lui a riportarmi a una vita sociale, vuole presentarmi un suo amico, sono sicura che sceglierà bene, ma io non voglio conoscere nessuno.

È diventato ancora più protettivo nei miei confronti. Forse inizio a volergli bene.

Guardo i due assistenti di fronte a me.

Borbottano qualcosa, credo si stiano consultando per la domanda da pormi, ma è come se fossero trasparenti ed io potessi guardare, oltre le loro figure, un film che viene proiettato sul muro retrostante e che mi mostra, impietoso, tutto quello che poteva essere e non è stato.

Lei, la biondina, nel suo tailleur blu scuro e camicetta rosa, orecchini di perla, mi scruta incerta e mi pone la prima domanda.

Conosco la risposta: non recito il paragrafo del libro a memoria, no, glielo commento, mi collego a concetti presenti in capitoli precedenti e successivi.

Il mio tono è pacato, le mie parole scandite bene, il mio sguardo vacuo non tradisce alcuna emozione.

Poi è l'assistente moro che mi pone una nuova domanda, dopo essersi scambiato uno sguardo con l'assistente bionda. Forse stanno insieme... e se no, dovrebbero pensarci... sarebbero una bella coppia.

Conosco anche questa risposta e, come per la domanda precedente, argomento in modo articolato e preciso.

Sono le quattordici ormai e sono l'ultima a essere esaminata, ma l'aula magna è ancora colma degli studenti che prendono nota delle domande poste e delle mie risposte.

ERA AGOSTO 2001Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora