Sono le diciotto e il mio sguardo scorre su quello che resta de La Habana.
Il bancone del Bar, ora in penombra, è spoglio.
Tutte le bottiglie, almeno quelle che hanno resistito alla furia di Alberto, sono state riposte nelle scatole e caricate sul furgone affinché domani sia tutto pronto per la partenza.
Le sedie e i tavoli verdi sono stati accatastati e appoggiati al muro in fondo, la cassa è stata riposta anch'essa nel furgone insieme allo stereo.
"Mancano ancora Francesca e Gabriele, ne approfitto, salgo alla terrazza per andare a comprare delle cartoline" dico a Giovanna che parla con Marco in un angolo.
Giovanna alza il pollice della mano destra mentre continua ad ascoltare attenta Marco.
Voglio prendere delle cartoline che ho visto esposte in una cartoleria lassù, le voglio conservare perché non ho neanche una foto di questo luogo, né di noi tutti, purtroppo.
La polaroid dopo lo scatto che mi sono fatta, non ne ha voluto più sapere di funzionare, nonostante gli scuotimenti e le suppliche.
Per favore Liv... a chi la vuoi raccontare?
Sì, la vocina ha ragione.
La verità è che ho bisogno di allontanarmi dagli altri perché ancora non mi sono ripresa dalla delusione e dal dolore sordo causato dall' Sms di Michael.
Faccio fatica a percorrere la salita, ma eccomi finalmente in cima alla Terrazza panoramica, mi volto a guardare il paesaggio con l'intento di fissarlo nella mia memoria per sempre.
Di fronte a me, oltre la scogliera, la lunga spiaggia che arriva fino agli scogli che chiamano le Due Sorelle.
Il mare è di un colore tra il blu chiaro e il celeste. Piccole onde si infrangono senza sosta sulla sabbia bianca fino alla grande pineta.
Sento il brusio della gente ancora in spiaggia.
Mi volto e vado verso la cartoleria, guardo per terra per non mostrare ai passanti i miei occhi rossi e lucidi... aiuto, mi porto una mano alla fronte, ho un giramento di testa, non so.
Mi fermo all'istante ansimando.
Ma guarda che scema... mormoro... per poco non mi infilo in questo cespuglio, ho fatto appena in tempo a evitarlo.
Fermati Liv ... mi dico sistemandomi i capelli dietro le orecchie.
Scuoto le braccia lungo i fianchi, inspiro forte.
Ora basta: devo riprendermi da tutto questo.
Mi volto a guardare la rovina della Torre a sinistra, mi fa paura perché penso che sia pericolosamente a ridosso della scogliera di calcarenite: dei grossi blocchi potrebbero staccarsi e cadere nell'acqua sotto, bassa e limpida.
Basta, ora anche le mie paranoie... aggrotto la fronte: c'è una donna sotto la Torre e vicina al bordo della scogliera, mi colpisce il suo tubino blu a pois bianchi, le arriva poco sotto le ginocchia e ha un taglio particolare, non ne ho mai visto uno così.
Non guarda verso di me, è concentrata a fissare qualcosa in basso di fronte a sé.
Al di là del vestito particolare, ha un qualcosa di familiare... non saprei dire cosa, forse quei capelli castani sulle spalle.
La sua silhouette e la postura mi sembra che appartengano a qualcuno che conosco, ma non riesco a capire a chi.
La osservo per qualche secondo, poi mi volto verso il punto in cui guarda lei: La Habana.
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ERA AGOSTO 2001
ChickLitHai presente il Salento? Immagina di andare a lavorare ad agosto in una rumeria, di stare con gli amici di sempre e conoscere gente nuova, vivendo avventure... ehm... più o meno lecite. Poi immagina di incontrare un tizio misterioso e... aiuto...