Sono le ventuno e siamo ancora qui, appiccicati, su un lettino a bordo piscina.
Scorro l'indice sul suo petto e mi perdo nei suoi occhi che mi stanno ipnotizzando e portando dove vuole lui.
I nostri palmi si schiacciano uno contro l'altro e lui gioca con le mie mani, poi interseca le sue dita con le mie e le osserva con un sorriso accennato sul volto: adoro le rughe che gli si formano agli angoli degli occhi quando ha questo sguardo.
"Dalla scorsa estate abbiamo preso l'abitudine, con alcuni amici, di trovarci qui e suonare, all'alba. Senza un pubblico... per il piacere di farlo. Mentre suoniamo il cielo si schiarisce, mostrando, tra la foschia, le sagome degli ulivi fin quando il sole fa capolino tra gli alberi, spegne la luna e le stelle e dissolve l'umidità, salutando l'arrivo di un nuovo giorno tutto da vivere" sussurra Michael portandosi le mie dita alle labbra e posandoci un bacio leggero sopra.
"Deve essere bellissimo" dico allungandomi a posargli un bacio leggero sulle labbra.
"Al prossimo mi piacerebbe che ci fossi anche tu" dice giocando con i miei capelli.
Gli sorrido in risposta "Credi molto nell'amicizia, anni fa mi portavi sempre dai tuoi amici" gli dico.
"Sì, e tu li odiavi!" risponde ridendo, poi vedo il suo sorriso spegnersi "Soprattutto Fabio, ma lui invece ti adorava, mi diceva sempre di non lasciarti andare" la sua voce ora è come una carezza.
"No che non li odiavo, però non li conoscevo e poi mi sentivo a disagio...forse perché più piccola" gli dico mentre mi appaiono flashback dei suoi amici a La Habana, poi in spiaggia, poi forse a un concerto "Perché mi portavi sempre da loro Michael?" gli chiedo.
"Erano venuti a trovarmi e non potevo ignorarli, ma ti confesso che avrei voluto passare quel tempo da solo con te, infatti poi sono partiti e, a parte Fabio, abbiamo avuto dei momenti in cui siamo stati da soli a conoscerci meglio, no? Ricordo un giorno a Torre Guaceto, meraviglioso" dice mentre il suo sguardo si fissa su qualcosa oltre le mie spalle.
"Oh, Torre Guaceto... da quel giorno, per tutti gli anni successivi, ci sono tornata almeno una volta, anche da sola... Vero, poi siamo stati da soli, ma ricordo, comunque, per poco tempo..." sussurro.
"Già, ma ora possiamo rimediare, no?" mi dice guardandomi negli occhi e poi guardando di nuovo dietro di me.
Resto in silenzio: non voglio pronunciare parole di cui debba pentirmi.
Inizia a fare fresco, ma con lui accanto posso ancora restare in costume.
Riprendiamo a giocare con le mani e tra una risata e l'altra ci scambiamo dei baci, per me il tempo si è fermato a questo frangente, forse non mi importa più di nulla, né di Roma, né del lavoro. Mi importa di stare qui e ora, e forse, in fondo al mio cuore, spero davvero che lui, questa volta, non mi lasci andare via, perché per tutto il tempo in cui sono con lui, sento di avere un sorriso sul mio volto.
E so che niente e nessuno può interrompere questo momento che è solo nostro.
Sussulto sentendo qualcosa di caldo e umido sulla natica, mi volto e vedo Billy che sta per leccarmi di nuovo.
"Ha fame, scusami, gli do cena" dice Michael dandomi un bacio rapido e tirandosi su mentre mi sorride e mi strizza l'occhio, lo guardo imbambolata allontanarsi con Billy che gli saltella intorno.
***
Entro in casa, le luci si accendono da sole, avrei bisogno di una doccia... penso guardandomi nello specchio e sistemandomi i capelli arruffati, poi un sussulto, guardo il bidet e no, niente, questa volta nessun capello a infrangere i miei sogni.
STAI LEGGENDO
ERA AGOSTO 2001
ChickLitHai presente il Salento? Immagina di andare a lavorare ad agosto in una rumeria, di stare con gli amici di sempre e conoscere gente nuova, vivendo avventure... ehm... più o meno lecite. Poi immagina di incontrare un tizio misterioso e... aiuto...