Capitolo 9 - Quel pomeriggio al mare

253 39 419
                                    

Indosso un pantaloncino di jeans tagliati e una canotta blu, i miei sandali di pelle, incrociati sull'alluce. Mi siedo sul letto e mi osservo nello specchietto che ho preso dalla valigia di Giovanna: da abbronzata i miei occhi sembrano più verdi... forse dovrei truccarmi un po'... mhm... no... meglio di no, in acqua poi si scioglie tutto. Lascio i capelli liberi sulle spalle e scuotendoli noto che ora hanno dei riflessi rossastri.

Prendo lo zainetto di stoffa indiano, l'ho comprato l'altra mattina a una bancarella mentre andavo a La Habana, me lo rigiro tra le mani, mi piace molto, è beige con un elefantino stilizzato con fili dorati, rossi, blu e verdi. Metto dentro un pareo da mare.

***

Sono le quattordici e sono seduta sui gradini della scalinata de La Habana, non ho incrociato nessuno, né Vito, né Giovanna, né Marco o Antonio, forse sono tutti in spiaggia.

Eccolo, vedo Michael venire verso di me, ha una maglietta nera, consumata, di quelle lavate milioni di volte e scolorite dal sole della Puglia, un pantaloncino blu e tennis bianche.

Mi alzo e gli vado incontro, è strano vederlo in pieno giorno. Mi sembra più alto e solido di quanto lo ricordavo.

Siamo entrambi seri, anzi no, lui ora si sta sciogliendo in un sorriso.

Non lo ricambio e mi avvio verso la spiaggia.

"No, vieni... ti porto sulla costa" mi rigiro e lo seguo verso la salita. Il suo BMW è subito lì, in cima.

Espiro e cerco di rilassarmi, guardo il disordine della sua macchina, mi concentro sul posacenere pieno di mozziconi.

"Ma questi sono filtrini di cannini?" gli chiedo riferendomi a quello che vedo nel posacenere.

"Sì, li dovrei togliere vero?" si volta a guardarmi e mi sorride.

"Beh sì, forse, se ti fermano e li notano che gli dici?"

"Non ci ho mai pensato, li toglierò"

Brava Liv, complimenti...  giustissimo fargli subito le paranoie su una cosa che, non solo non ti riguarda, ma della quale, alla fine, non ti importa nulla.

"Che lavoro fai?" faccio cenno al sedile posteriore, ai fogli e a dei tubi che sembrano cartelloni pubblicitari arrotolati.

"Lavoro nel Marketing, per un'azienda"

"Ah, sei laureato in Marketing Management?" penso ai miei amici di Università: Vins e Luigi che si sono laureati da poco.

"No, sono laureato in Economia"

"Ah, interessante"

Non aggiunge altro, non mi sembra infastidito dalle mie domande, semmai forse non vuole dirmi di più.

Resto in silenzio anche io.

"Tu, da quanto lavori nei locali notturni? Non pensi che potresti fare altro?"

Strabuzzo gli occhi.

"Beh, intanto premetto che il lavoro nei locali mi piace, a La Habana mi diverto moltissimo e non è un locale notturno, poi studio a Roma e mi manca un esame alla Laurea" rispondo guardando fuori dal finestrino e cercando di trattenermi dal dargli un pugno dritto sul naso.

Dai, ma che mi sto a incavolare... ma che mi importa di quello che dice o pensa! La mia vita non lo riguarda.

"Pensavo fossi pugliese, dall'accento non mi sembri romana" dice con un sorrisetto che proprio non tollero.

"Infatti, sono di Grottaglie, ma vivo a Roma da quattro anni"

"Tornerai a Roma quindi?"

"Sì, certo, rientriamo tutti a Roma a inizi di settembre".

ERA AGOSTO 2001Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora