Capitolo 36

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Non era la prima volta che Akaashi si svegliava nel calore di Bokuto, ma era la prima volta che si risvegliava totalmente avvinghiato a qualcun'altro; il fatto che quel "qualcun'altro" fosse Kōtarō non aiutò il batticuore di Keiji.
Rimase in silenzio, non volendo disturbare il sonno dell'altro, cominciò ad accarezzargli i capelli, soffici al tatto dato che Bokuto si era fatto una doccia la sera prima, e canticchiò una ninna nanna che non era sicuro di sapere dove avesse sentito.

Sentendosi coccolato come non accadeva da tempo, Bokuto si svegliò lentamente. Aprì gli occhi solo per incontrare quelli del più piccolo, che non appena si accorse che l'altro fosse effettivamente sveglio smise di fare qualsiasi cosa stesse facendo.

«Mmh… No… Continua, Akaaaashi… Per favore.» Si lamentò Kōtarō, non contento che le coccole fossero già terminate.

Non sapendo come comportarsi, ma volendo vedere lo splendente sorriso di Kōtarō, Keiji riprese ad accarezzare i capelli dell'altro. Con la mano libera gli accarezzava gli zigomi, tracciando linee immaginarie con una morbida lentezza. Preso dal momento, Bokuto si sporse per lasciare un casto bacio a stampo sulle labbra di Akaashi.
Non incontrando resistenza o opposizione, Kōtarō cercò di approfondire il bacio e Keiji ricambiò.

Si stavano ancora baciando quando un leggero bussare sulla porta rovinò l'idillio. Era Iwaizumi che avvertiva che la colazione era pronta e che non li avrebbero aspettato per mangiare.
Bokuto si alzò come un razzo dal letto pronto a scappare in bagno, ma Keiji fu più veloce di lui e gli si parò davanti al viso.
«Non so se per te, il bacio, ha significato tanto quanto per me, ma… Tu mi piaci Bokuto-san… E vorrei sapere se ti andrebbe di… Ecco, se ti andrebbe di iniziare ad uscire insieme… Come una coppia…» Quando smise di parlare, lo sguardo di Akaashi era da tempo rivolto a terra, quindi non vide il sorriso di pura gioia nascere sul volto di Bokuto che rispose: «Sarei felicissimo di uscire con te, Akaaaashi! E anche tu mi piaci!»

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Nel mentre in un'altra stanza, Osamu si svegliò con l'incessante bussare alla porta da parte di qualcuno, si rivelò essere Matsukawa che avvisò della colazione. Osamu tirò via le coperte da sopra il suo corpo, infastidito dal modo in cui era stato svegliato; il suo sguardo si spostò immediatamente sul letto di Rintarō, sul letto vuoto di Rintarō.
Sentì il panico montargli dentro ma si calmò non appena sentì l'acqua scorrere nel bagno; sospirando si passò una mano sul viso, cercando di mettere in ordine i propri pensieri e le proprie emozioni.

Compito che risultò essere molto più difficile quando l'oggetto dei suoi tumulti interiori, uscì dal bagno, cinque minuti più tardi, a petto nudo, chiedendo: «Chi era alla porta?»
Provando a ricordare come si respirasse o come concentrarsi sulla conversazione, Osamu deglutì un paio di volte prima di rispondere: «Matsukawa-san. Voleva dirci che la colazione è pronta.»

Rintarō annuì, spostandosi dalla porta del bagno per andare a recuperare una felpa da mettersi in quella fredda giornata di dicembre.
Osamu scappò in bagno per prepararsi e tentò veramente di mettere un freno a pensieri e impulsi che avrebbero potuto rovinare la sua relazione con Rin.
«Ma almeno risolvi le cose con Suna, facendo così non farai altro che perderlo anche come amico.»
La frase di Iwaizumi gli rimbombò più volte nella testa, più ci pensava più arrivava alla conclusione che scappare e ignorare non avrebbe risolto niente, che le emozioni vanno affrontate perché se non si affrontano poi tornano, più violente, più forti, incontrollabili, impetuose, irruente.
Decise di smettere di essere un codardo e di parlare con Rin, risolvere le cose e togliersi quel peso dal petto, riuscendo magari a liberarsi di quel nodo che sentiva al petto ogni volta che i suoi occhi grigi si riflettevano in quelle bellissime iridi grigie con quelle pagliuzze gialle che le rendevano più intriganti.

"Okay, Osamu. Datti una calmata. E pensa. Cosa cazzo gli dico a Rin?! Come cazzo apro l'argomento?"
E mentre la sua mente era invasa da pensieri e parole che non era sicuro sarebbe mai riuscito a dire, Osamu uscì dal bagno e trovò Suna appoggiato con una spalla al muro, intento a leggere chissà cosa sul cellulare.
Il pensiero che Rintarō lo avesse aspettato, nonostante la freddezza che si era instaurata nel loro rapporto da una settimana a quella parte, scaldò il cuore di Osamu, che pensò che forse non sarebbe andato per forza tutto male.

Col cuore decisamente più leggero, Osamu si permise di sorridere sinceramente per la prima volta da giorni e lasciò interdetto Rintarō quando gli diede un leggero colpo sulla spalla per incitarlo a muoversi; quel tocco leggero che era mancato ad entrambi e che era diventato così familiare alla fine dell'orario scolastico, così caldo e così familiare da riportarli a giorni più sereni, meno complicati.

Scesero per la colazione e videro di essere stati i penultimi ad arrivare nella cucina; ignorando i ghigni beffardi di Atsumu, Kuroo, Oikawa, Hanamaki e Matsukawa, Osamu e Rintarō andarono a prendere posto su un paio di sgabelli.

«Quanto ancora ci faranno aspettare i due piccioncini? Io ho fame!» Esclamò Atsumu, "sdraiandosi" sul bancone meritandosi un'occhiataccia da Sakusa.
«Spero che arrivino presto perché non so se riuscirò a tenervi lontani dai pancakes.» Sbottò Iwaizumi, che si era messo dietro all'isola per proteggere suddetti "pancakes" da attacchi estranei.

I due ritardatari arrivarono un minuto più tardi, la mano di Akaashi era stretta in quella di Bokuto e quel gesto lasciò stupiti il resto dei ragazzi accalcati in cucina.
«Non è possibile! State insieme?!» Sclerò Hanamaki, essendosi riscosso per primo dallo shock e pensando già ai soldi che avrebbe potuto vincere.
Subito dopo il cenno affermativo di Kōtarō, Tetsurō chiese: «Chi si è dichiarato per primo?»

La folla dei ragazzi rimase impietrita quando Kōtarō indicò Keiji e quest'ultimo annuì.
Quando si riscossero dalla sorpresa Tetsurō, Hajime, Kiyoomi, Rintarō, Tōru, Atsumu, Takahiro, Kenma, Kenjirō e Satori si lasciarono sfuggire un verso di frustrazione e misero mano ai portafogli. Kōtarō e Keiji sbigottirono quando Osamu, Issei, Eita e Wakatoshi vennero pagati da ogni altra persona nella stanza.

«Avevate scommesso su di noi?» Chiese Akaashi alzando un sopracciglio.
«Ovvio! E il mio Bro mi ha appena fatto perdere soldi!» Kuroo si lasciò ricadere sullo sgabello, assumendo un'espressione da cane (o gatto) bastonato.
«Noi te l'avevamo detto di non scommettere su Bokuto.» Osamu disse alzando le spalle e ricontò i soldi appena ricevuti.
«Perché tu, Matsukawa e Semi avete scommesso contro di me?» Domandò Bokuto.
«Perché per quanto ti vogliamo bene sospettavamo che non ti saresti dichiarato per primo. E avevamo ragione.» Rispose Matsukawa dando poi una pacca sulla spalla di Bokuto.

Le discussioni vennero zittite da Iwaizumi che cominciò a servire la colazione e nonostante alcune lamentele da parte di Shirabu, Suna e Kenma, convinse anche quei tre a mangiare almeno un pancake.

Note dell'autrice:
Salve belle personcine. Vi auguro un buon fine settimana con il capitolo 36. Capitolo in cui succedono un paio di cosine belline, la BokuAka si è finalmente messa insieme. E ringraziamo Kenma e quel suo "Sei davvero ottuso" detto ad Akaashi. L'OsaSuna fa progressi e chissà che le cose possano andare ancora meglio. Detto questo, vi saluto e ringrazio chiunque legga, commenta e/o vota questa FF💜

Will love blossom or is it not destined to?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora