Capitolo 8

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«Voi cosa ci fate qui?» chiese Tendō guardando con un sopracciglio alzato i ragazzi che lo erano andati a trovare.
«Non è ovvio? Eravamo preoccupati per te,» rispose Oikawa.
«Ci fai entrare o ci lasci al freddo?» domandò invece Shirabu.

Satori non aspettò oltre e fece accomodare i suoi amici per poi guidarli nel salone dopo che si furono tolti le scarpe.

«Tendō, dobbiamo parlare,» annunciò Kenma che, da quando il rosso aveva aperto la porta, non aveva fatto altro che studiare lui e i suoi movimenti.
«Che?» domandò Tendō guardando con un sopracciglio alzato.
«Cosa è successo ieri sera?» chiese il biondo.
«Niente.»
«Uhm uhm, potresti alzare la manica della felpa?»
«Ho freddo.»
«Kenma? Perché vuoi che si alzi la manica?» s'intromise Atsumu.
«Perché mi è parso di vedere dei lividi.»
«Sarà stata solo un'impressione dovuta dall'ombra della felpa sul braccio.» spiegò Satori.
«Non tieni mai le maniche della felpa a coprirti i polsi perché ti danno fastidio, alza quella cazzo di manica.» rincarò Kenma.
«Ha ragione.» disse Suna e tutti gli altri si girarono a guardare il rosso.

Tendō si trovò così in quella situazione imbarazzante in cui hai una folla ad osservarti e ad aspettare che tu faccia qualcosa che non vuoi fare; sospirando alla fine fece quanto richiesto perché sapeva di non poter vincere contro quei sette tutti insieme.

«Ma che cazzo?! E quei lividi?!»
«Ma la benda sul gomito?!»
«Che cazzo è successo ieri sera?!»
Questo chiesero scandalizzati Oikawa, Hanamaki e Atsumu.

«Ragazzi, state tranquilli non è niente. Va tutto bene adesso» cercò di tranquillizzarli Satori.
«È stato Ushijima?» chiese Akaashi.
«No, assolutamente no!» rispose velocemente il rosso per poi aggiungere: «Come sapevate che ero da Ushijima?»
«Ho chiamato tua madre oggi quando non ti ho visto arrivare,» rispose Keiji
«Se non è stato Ushijima allora cosa è successo?» chiese Suna assottigliando lo sguardo.
«Ragazzi-»
«Non raccontare la stronzata del "va tutto bene", parla Tendō, e racconta tutto,» lo interruppe Tooru infastidito.

«Okay... Okay, vi racconterò la verità...» accettò a malincuore Satori, sapeva che non sarebbe potuto scappare da quella conversazione quindi si sedette sulla poltrona e aspettò che i suoi amici si accomodassero per continuare: «Ieri sera, mentre tornavo a casa, sono stato aggredito da un gruppo di ragazzi-»
«Che cosa?!»
«Chi sono quegli stronzi?!»
Lo interruppero Oikawa e Hanamaki.

«Ragazzi, posso finire? Grazie. Dopo non so quanto tempo è arrivato Ushijima che mi ha salvato. Stamattina mi ha raccontato che dopo averlo ringraziato sono svenuto e mi ha portato a casa sua dove si è preso cura di me, non nel senso che hai pensato tu Atsumu,» finì di raccontare Tendō.

«Li hai denunciati, vero?» a Shirabu bastò porre questa domanda per far cadere la stanza nel silenzio.
«Ehm... sono solo un paio di lividi e un'escoriazione, niente di che,» rispose Satori.
«Certo, lasciami spiegare perché non ti credo. Primo: hai raccontato di essere svenuto, se le ferite fossero così poche come dici non avresti dovuto perdere conoscenza. Secondo: quando ti sei seduto ed hai appoggiato la schiena allo schienale della poltrona hai fatto una smorfia di dolore, quindi credo fermamente che le ferite non si trovino solo sulle tue braccia,» spiegò Kenjirō, che aggiunse: «Terzo: perché ti hanno aggredito?»

Tendō rimase in silenzio a guardare l'amico, non l'aveva mai visto così: all'esterno sembrava calmo, ma il rosso sapeva che dentro di lui si stava scatenando una tempesta e che fosse infuriato, lo aveva già visto, quando gli aveva raccontato di quando lo prendevano in giro alle elementari, per questo Satori aveva paura che parlando e aprendosi di più Shirabu avrebbe fatto qualche cazzata.

«Tendō-san? Perché non li hai denunciati?» lo risvegliò dai suoi pensieri Akaashi.
«Perché non voglio che sia reso pubblico, più di quanto non lo sia già almeno, il fatto che sono gay. I miei mi butterebbero fuori la porta di casa,» rispose Tendō, a sorpresa (per tutti) Kenma lo abbracciò e gli accarezzò delicatamente la schiena dicendo: «Va bene, se non vuoi non ti costringeremo, ma permettici di starti accanto.»
Il rosso non se lo aspettava, o almeno non da Kozume, per questo gli sfuggirono un paio di lacrime.

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Iwaizumi si trovava, di nuovo, a dare ripetizioni di matematica; non che a lui piacesse ma il professore lo aveva pregato quindi eccolo lì, a dare ripetizioni a Sakusa Kiyoomi del secondo anno, per fortuna avevano quasi finito.

«Vedi, basta usare la formula e la logica,» spiegò Hajime mentre metteva via i suoi appunti.
«Mm. Grazie,» gli rispose il corvino.
«Di niente. Senti, domani io e i miei amici ci siamo organizzati per andare a pattinare, ti andrebbe di unirti a noi?»
«No, grazie dell'invito però.»
«Oh, va bene.»

Detto questo uscirono dalla biblioteca e si divisero, Iwaizumi andò alla tavola calda dove sapeva vi avrebbe trovato i suoi amici mentre Sakusa trovò suo cugino Komori ad aspettarlo al cancello della scuola.

«Com'è andata oggi?» gli chiese Motoya appena lo vide avvicinarsi.
«È andato tutto bene, tu cosa hai fatto mentre mi aspettavi?»
«Ho parlato al telefono con Narita, il mio compagno di classe se non ricordi.»
«Uhm.»
«Sembri infastidito, che succede?»
«Il mio tutor mi ha invitato ad andare a pattinare con lui e i suoi amici domani.»
«È una cosa fantastica! Hai accettato, vero?»
«Ovvio che no! Ho visto che sono un gruppo grande e sai che non mi piacciono le folle.»
«Lo so, ma dovresti uscire un po' di più.. Ora che ripenso.. Anche Shirabu domani va a pattinare, e credo che abbia fatto il nome di Iwaizumi-san, quindi ci sarà anche Kenma che sta nella tua sezione, vedi? C'è anche una persona che conosci, andrà tutto bene.»
«Non voglio andarci, sai che vado nel panico.»
«Se vuoi ti accompagno, verrò insieme a Narita e il suo ragazzo e starò con te finché non ti sentirai abbastanza sicuro.»
«Ma perché vuoi così tanto che esca?!»
«Perché non voglio che tu stia sempre chiuso in casa! Esci e prova a divertirti qualche volta. Non ti dico di farlo tutti i giorni, o di fingere che la cosa non ti metta ansia, ma qualche volta, quando si presentano occasioni come questa, non chiuderti a riccio.»

Sakusa sbuffò ma per una volta in vita sua (non sarebbe stata l'ultima) diede ascolto a suo cugino e chiamò Iwaizumi per chiedergli scusa di aver reagito male e per informarlo che l'idea di uscire il giorno dopo gli interessava.

Note dell'autrice:
So che probabilmente questo è il capitolo più orrendo che abbia scritto fin'ora, ma hey, sono stata puntuale!✌🏻
Grazie di cuore a chi ancora dà una chance a questa cosa e a chi gli sta dando una chance per la prima volta💖
Volevo anche ringraziarvi perché ho raggiunto le 1000 letture ed io non so davvero cosa dire se non grazie di cuore per leggere questo schifo. Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie 💕✨

Will love blossom or is it not destined to?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora