Capitolo 3

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«Perché cavolo non vi siete presentati stamattina alla tavola calda? Vi ho aspettato per un'eternità, al freddo, e non vi siete presentati. Vi ho chiamato un'infinità di volte e nessuno di voi ha risposto al telefono. Vi pare il modo di comportarsi?» Oikawa cominciò così il suo sproloquio ai danni di Akaashi, Kenma, Suna e Shirabu.

«Oikawa-san, dovevo studiare. Ho avuto tre verifiche stamattina,» cercò di farlo ragionare Keiji.
«Potevi scriverlo sul gruppo! Non avrei sprecato tempo ad aspettarti!» gli rispose il castano.
«Io non mi sono svegliato in tempo, sono anche entrato con un'ora di ritardo,» spiegò Suna, Tōru conoscendo il ragazzo lo lasciò tranquillo poi si voltò verso Kenma e Shirabu.

«Io dovevo venire a scuola prima per un progetto che stiamo facendo in classe,» disse Kenjirō un po' seccato da tutta quella sceneggiata da parte del più grande.
«Io mi sono svegliato appena in tempo per entrare a scuola in orario,» spiegò Kenma senza alzare lo sguardo dai suoi videogiochi.
«Potevate scrivere sul gruppo! Vi ho aspettato inutilmente!» esclamò Oikawa alzando di un'ottava la voce.

«Come se tu lo avessi passato da solo quel tempo,» s'intromise Atsumu ghignando per aver finalmente trovato il tempismo giusto per infastidire Oikawa.
«Che cosa intendi dire Atsumu?» chiese Suna alzando un sopracciglio.
«Stamattina quando io e 'Samu siamo arrivati alla tavola calda lo abbiamo trovato insieme ad un ragazzo,» rispose il biondo interpellato.
«Iwaizumi Hajime, terzo anno, classe 5,» aggiunse Makki.
«Cosa sei? Uno stalker?» chiese Oikawa.
«Nah, faceva parte delle mie personali ricerche di stalking,» rispose il rosato.
«Eh?» dissero in coro Tooru, Atsumu, Suna, Akaashi e Tendō.
«Quella cosa di cui dovevo parlarvi,» ricordò loro Takahiro.

«Oddio, hai una cotta per un ragazzo diverso finalmente!» esclamò Satori quasi saltellando sulla sedia.
«Sì, è un ragazzo della classe 1 ed è semplicemente bellissimo,» disse Makki con gli occhi a cuoricino.
«E Iwaizumi cosa c'entra?» domandò Oikawa.
«Beh, guarda caso proprio in questo momento la mia cotta è seduta allo stesso tavolo del tuo prezioso Iwaizumi,» spiegò Makki con un ghigno, proprio quando Akaashi stava per parlare suonò la campanella che precedeva quella della fine della pausa pranzo.

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Mentre i ragazzi stavano tornando ordinatamente alle loro rispettive classi Bokuto prese un po' di coraggio e si avvicinò ad Akaashi con fare casuale, camminò un po' al suo fianco ed inspirò profondamente per sentire almeno un po' il profumo dell'altro. Un pungente odore canforato lo colpì quasi prepotentemente alle narici, sfortunatamente però l'odore aspro e intenso di Akaashi si perse nella folla e dovettero separarsi per rientrare in classe.

«Bokuto, dov'eri finito? Un attimo prima eri lì con noi e l'attimo dopo sei sparito,» gli disse Semi un volta rientrato in classe.
«Ehm, sono rimasto indietro...» mentì Bokuto sedendosi al proprio banco, in ultima fila, accanto a Mattsun.
«Hai parlato con quel ragazzo di cui ti ha parlato Osamu?» gli chiese il moro mentre scarabocchiava sul proprio quaderno.
«No...» mentì nuovamente Kōtarō, dato che voleva tenere quel momento per sé (e sì, forse anche per il suo Bro che lo avrebbe ascoltato mentre sclerava sul ragazzo che aveva solamente osservato da lontano).
«Sai Bokuto, dovresti imparare a mentire meglio se vuoi tenere qualcosa per te. Così riescono a capirlo anche i muri che stai mentendo,» gli disse Eita sedendosi sul bordo del banco di Bokuto e osservandolo dall'altro con un sorrisetto indisponente.

Fortunatamente Kōtarō venne salvato dall'arrivo del professore che mise fine a qualsiasi chiacchiera.

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Osamu si era annoiato terribilmente nelle ultime ore che lo separavano dalla libertà, anche se di libertà non si poteva propriamente parlare, quel pomeriggio doveva incontrarsi in biblioteca con Kuroo per studiare chimica e poi a casa avrebbe comunque dovuto sopportare suo fratello, il suo fardello.

Quando finalmente la campanella che segnava la fine a quella infinita, noiosissima, monotona, pallosa giornata di scuola, Osamu si alzò quasi contento del suo incontro in biblioteca. Suna al suo fianco si alzò sbadigliando, il Miya al suo fianco fece lo stesso, misero nelle borse le proprie cose per poi uscire dalla classe e dall'edificio insieme, in religioso silenzio, com'erano soliti fare dopo una lunga e stressante giornata.

«Ci vediamo domani, 'Samu,» lo salutò Rintarō per poi avviarsi verso la strada di casa, Osamu stette lì immobile, ancora impresso nei suoi occhi c'era il viso stanco e annoiato dell'amico, un sorriso beffardo gli si aprì sul viso.

«Ti sei finalmente dichiarato o gli stai ancora morendo dietro senza dire niente?» lo colse di sorpresa Kuroo il cui ghignò derisorio si allargò sul viso quando vide il lieve sobbalzo del più piccolo.
«Ciao anche a te, Kuroo-san. Come sono andate queste ultime ore?» cambiò direttamente discorso il ragazzo dai capelli grigi.
«Beh, sono andate magnificamente. E non sviare il discorso, gli stai ancora morendo dietro senza dire nulla?»
«Sono affari miei, ora andiamo in biblioteca. Voglio finire questa maledetta chimica il prima possibile.»
«Va bene, va bene, quanto siamo acidi,» disse Kuroo per poi avviarsi verso la biblioteca, Osamu fece un respiro profondo stringendo i pugni, cercando un autocontrollo che non sapeva di avere in sé, e poi seguì il moro.

«Sai che se la facessi finita di intrometterti nella vita privata degli altri, verresti insultato meno?» disse Osamu a Tetsurō.
«Che divertimento ci sarebbe se mi facessi i fatti miei?» gli domandò retoricamente Kuroo sorridendo beffardo davanti all'esasperazione del più piccolo.

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Shirabu fu l'ultimo ad uscire dall'edificio, era rimasto insieme ad un paio di compagni di classe per rifinire il progetto di classe che avrebbero dovuto presentare la mattina dopo.

Sospirando chiamò Akaashi per sapere se lui e gli altri avessero organizzato qualcosa oggi pomeriggio:
«Pronto?» La voce di Akaashi arrivò debolmente all'orecchio di Kenjirō, sovrastata da risate e schiamazzi che sapeva a chi appartenevano.
«Akaashi, avete organizzato qualcosa oggi pomeriggio?» arrivò dritto al punto il ramato.
«Siamo alla tavola calda per prendere qualcosa da mangiare e poi andiamo a casa di Atsumu per studiare. Vieni anche tu?»
«Sì, aspettatemi lì, sto arrivando.»
«Va bene, a tra poco.»
«Ciao.» E detto questo mise fine alla chiamata.

Mentre camminava però un ragazzo che correva verso la scuola gli finì addosso. Fortunatamente, al contrario di Oikawa e Iwaizumi, entrambi ebbero un ottimo equilibrio e non finirono a terra.

«E che cazzo, ma guarda dove vai!» esclamò Shirabu per poi inchinarsi e raccogliere la propria borsa, unica prova dello scontro appena accaduto.

«Certo che potresti anche essere più gentile nel modo in cui ti poni agli altri! Non l'ho fatto apposta, non era mia intenzione colpirti,» gli rispose l'altro ragazzo, che si era inchinato a sua volta per recuperare un quaderno che era uscito dalla borsa di Kenjirō.
«Se tu avessi fatto più attenzione a dove cazzo vai, questo non sarebbe successo,» disse il ramato rialzandosi contemporaneamente con l'altro ragazzo.
«Beh, sì, scusami, rimarrei volentieri a parlare con te, ma vado di fretta.» Detto questo l'altro ragazzo porse a Shirabu il quaderno che aveva raccolto e quando lui lo prese, l'altro ragazzo riprese a correre verso la scuola.

Will love blossom or is it not destined to?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora