Capitolo 23

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Se la giornata non fosse stata un fiasco già da quella mattina, Osamu avrebbe creduto che la sera fosse la parte peggiore.
Appena entrò in casa trovò Atsumu ad aspettarlo con uno sguardo serio che, non appena lo vide, disse: «Samu, credo che noi due dobbiamo parlare. Seriamente, se ci sono dei problemi, se c'è qualcosa che ti infastidisce, parlamene.»
«Non ne ho voglia, Tsumu. Mamma farà tardi a lavoro anche oggi e c'è da fare la cena e domani dobbiamo andare a scuola. Io devo fare ancora i compiti e oggi ho mandato a fanculo chi mi aiutava con chimica.»
«Samu, non puoi più scappare da questa conversazione. Non me ne frega niente di ciò che c'è da fare, noi due dobbiamo parlare.»
«Noi due non dobbiamo fare proprio niente. Ora andrò in camera a finire di fare i compiti e tu non mi disturberai, poi preparerò la cena e dopo, forse, parleremo.»

Atsumu non fece nemmeno in tempo ad elaborare una risposta poiché il fratello scappò nella sua stanza e vi si rinchiuse dentro. Purtroppo per Osamu quel giorno non era la sua giornata fortunata, a conferma di ciò Atsumu entrò nella sua stanza spalancando violentemente la porta e urlò: «Non scappare dalle conversazioni, cazzo!».

Osamu sobbalzò sul letto rispondendo: «Che cazzo stai facendo? Ti avevo detto che devo finire di studiare.»
«Sono qui per parlare. Mi hai rotto i coglioni. Io e te dobbiamo parlare, dobbiamo parlare seriamente. Quindi comincia a parlare, qual è il problema?»
«Atsumu, non ci sono problemi. O comunque non sono cose serie, stai tranquillo per favore.»
«Io non mi schiodo da qui finché non parli.»
«Allora puoi rimanere lì per moooolto tempo.»
«Fidati, parlerai.»
«Fidati, no.»
«Vedremo.»

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Nel mentre, Kuroo a casa sua era divorato dai sensi di colpa e cercò conforto nell'unica persona di cui poteva fidarsi: la sorella.
Fece partire la chiamata ed attese che il destinatario della telefonata rispondesse, al decimo squillo Tetsurō sentì la familiare e distante voce di Kuroo Yumi rispondergli: «Hey, Tetsu. Come mai mi chiami a quest'ora? È successo qualcosa?»
«Hey, Yumi. Credo di aver ferito un mio amico...»
«Come mai credi questo?»
«Diciamo che oggi, all'ora di pranzo, ho fatto un commento, di quelli miei soliti e lui dopo un po' ha alzato la voce e ha lasciato il tavolo. Tutto il pomeriggio ha evitato me e tutto il mio gruppo, e mi sento in colpa…»
«Tetsu, sono certa che riuscirai a risolvere il problema. So che non è stato intenzionale e sono certa che troverai il modo di farti perdonare. Magari quel tuo amico aveva avuto una brutta giornata e il tuo commento l'ha fatto esplodere ma sono certa che tu non volessi che lo interpretasse in quel modo. Quindi, il mio consiglio è: prova a parlarci domani, senza trascurare niente e farti perdonare perché sei capacissimo di risolvere i problemi da solo.»
«Wow, che sorella. Ti dico che ho un problema e mi rispondi: "Risolvilo da solo". Davvero toccante.»
«Tetsu, sai benissimo che se tu causi un problema, devi anche saperlo risolvere. E poi non ti ho solo detto di risolverlo da solo, ti ho detto di parlare con quel tuo amico e fargli capire che con il tuo commento non avevi intenzione di ferirlo o farlo arrabbiare.»
«Lo so, lo so. Stavo cercando di sdrammatizzare.»
«Chissà perché lo sospettavo. Comunque, come vanno le cose lì?».
E rimasero a parlare ancora un po' prima che Yumi dovesse attaccare, quindi poi Tetsurō decise di andare a farsi una doccia veloce e ripassare per il test di chimica che avrebbe avuto il giorno dopo.

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Arrivata l'ora di cena, a casa Miya, Osamu aveva ancora il fratello alle calcagna.
Il che significava che anche la sua attività preferita, cucinare, stava diventando una tortura medievale di qualche tipo: ad intervalli regolari, quasi un minuto e mezzo di silenzio prima della domanda, Atsumu chiedeva al fratello di parlare dei suoi problemi.

Andava avanti così da quasi un'ora, quindi Osamu alla fine esplose: «Vuoi stare zitto?! Sto cercando di cucinare qualcosa di decente per cena! E non capisco come tu possa essere così cieco di fronte al fatto che il mio problema sia tu! Tu che sei sempre sotto gli occhi di tutti, colui che la gente vede prima, colui che viene notato sempre! E poi ci sono io, che sono il secondo pensiero, che vado bene solo dopo che la gente nota quanto tu sia stronzo. E mi sono stancato. È da anni che va avanti questa storia... E-»
«Da quando ti interessa ciò che pensano gli altri? Ti sei davvero rammollito così? La gente avrà anche sempre visto prima me, ma ha sempre preferito la tua compagnia. Osamu, io e te siamo sempre stati due metà di un intero. A me non da fastidio che la gente voglia stare insieme a te, perché a me di ciò che pensano non me ne frega un cazzo. Sai perché? Perché io amo me stesso abbastanza da sapere che chi non ha voglia di stare appresso a me non merita il mio tempo. E tu dovresti fare lo stesso. Hai un gruppo di amici che ti vogliono bene per ciò che sei tu, ed io ho un gruppo di amici che mi vuole bene per ciò che sono io, e questo è l'importante. Ah, e SunaRin non ha alcun interesse a preferire me a te. Il rapporto tra me e SunaRin è un rapporto di amicizia e basta.»
«Come sai di Rin?»
«Semplice deduzione.»
«Ceeerto, come se tu possa essere capace di una cosa del genere.»
«Hey!»
«Comunque... Mi dai una mano a cucinare?»
«Certo.»

I gemelli si misero a cucinare in perfetta sintonia, Osamu aveva ancora in mente il discorso sconclusionato del fratello e Atsumu cercava solo di non ripensare a quell'assurda situazione.  Cenarono in silenzio, senza parlare, entrambi persi nei propri pensieri. Discuterono su chi dovesse lavare i piatti, lavoro che toccò ad Atsumu ma Osamu rimase a dare una mano sdebitandosi dell'aiuto che gli era stato offerto come rametto di olivo.

Note dell'autrice:
Scusate per il ritardo❤️
Questo è l'atteso capitolo 23. Spero vi piaccia e se vi va lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate ❤️

Will love blossom or is it not destined to?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora