Chi sono io per te

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Pov Pete

Avevamo sistemato Vegas in una stanza al piano di sotto della villa. L'aveva preparata Arm, all'interno sembrava una camera normale, c'erano un letto, un divano , una libreria e un grande specchio.

Il dottor Top mi aveva chiarito che le numerose punture sul corpo di Vegas, indicavano che c'erano state numerose iniezioni. Ciò significava, che Vegas avrebbe attraversato una fase dura, cioè quella dell'astinenza.

"Sarà difficile farlo ragionare"

A me non importava cosa era diventato Vegas. Lui era il mio Vegas!Né Khorn, né Kim, né nessun altro, potrà mai cambiare questo. Nessuno potrà mai impedirmi di riportarlo da me.

L'unica cosa che mi spaventava, era di non riuscire a fare abbastanza. Di non riuscire ad essere per lui la cosa giusta.

Prima di entrare nella camera , feci un lungo respiro, cercando di regolarizzare il battito del cuore.

Entrai e come mi era stato detto, Vegas era ammanettato e seduto sul letto, che guardava fisso davanti a sé.

Per un attimo, sembrava tutto come al solito, come se fossimo in una giornata normale a casa nostra.

Poi però, fui riportato alla cruda realtà dei fatti.
Vegas, quando sentii la porta chiudersi, si girò di scatto verso di me,
e solo allora notai, che era zuppo di sudore e con gli occhi rossi.

"Tu ,figlio di puttana ,slegami! Kinn è così codardo da mandare la sua guardia ad uccidermi? Avanti, fatti sotto!"

Non mi meravigliavano quelle parole.

"La fase della disintossicazione è quella più critica. Persone sane di mente, perdono la cognizione del tempo e dello spazio, pensando ad un unica cosa. Vegas, a causa dei suoi disturbi, potrebbe non riconoscerti, potrebbe non collegare tempi e persone. Non meravigliarti di ciò che dirà"

Il dottor Top era stato chiaro. Avrei potuto far leva sulla nostra storia,me nulla mi assicurava che avrebbe funzionato.

"Non mi manda nessuno Vegas"

Cercò di alzarsi e notai che aveva le mani legate ad una catena, per permettergli i movimenti all'interno della stanza.
Una scena familiare. Vorrei proprio sapere chi aveva avuto questa idea.

"Tu, cane, osi darmi del tu?"

Cane.  Avevo rimosso, come quella parola uscisse dalla sua bocca e come suonasse, ancora, alle mie orecchie.

"Quindi sarei un cane? Non ricordi cosa siamo io e te?"

"Hahaha io e te... Tu sei solo il galoppino di mio cugino"

Parlava con la solita arroganza che lo contraddistingueva, ma stavolta parlava a me così.
Notavo però, che continuava a tenersi la testa.

"Siamo più di questo io e te"
Gli parlai con la più totale sincerità. La verità era che volevo correre da lui, volevo abbracciarlo, togliergli le catene. Tenerlo al sicuro da tutto.

Vegas sembrò riflettere su ciò che avevo detto. Ma era fin troppo semplice.

"Zitto figlio di puttana"

Vegas lo urlò scaraventandosi su di me, lo bloccai ma persi comunque l'equilibrio e cademmo a terra.

"Dammela"

Ringhiò Vegas, mentre tentava di mettermi il gomito sul collo per strangolarmi. La follia dell'astinenza credevo gli togliesse forza, invece era ancora capace di mettermi in difficoltà.

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