my baby's bad

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Warning:
⚠️Questo capitolo contiene linguaggio volgare e riferimenti sessuali espliciti⚠️

«San, ti prego.» mugugnò la ragazza staccandosi dalle sue labbra per qualche secondo.

Si leccò le labbra ormai prive di gloss, carezzandogli il cavallo dei pantaloni.

Con un movimento deciso, San la fece voltare e tirò giù la zip del vestito, sfilandolo via. Le afferrò i lunghi capelli scuri, raccolti in una coda alta, per avvicinarla a sé. La ragazza, ancora di schiena, ansimò piegandosi in avanti, protendendo il fondoschiena verso la sua erezione ancora coperta.

Il ragazzo sogghignò, mordendole leggermente il lobo dell'orecchio. «Chiedimelo ancora.» sussurrò piano

Lei, tutt'altro che timida, gli afferrò una mano, portandosela tra le gambe, vogliosa.
Ebbe giusto la forza di ansimare un fioco «Ti voglio», prima di abbandonarsi a gemiti sempre meno contenuti.

Lui dapprima le sfiorò con lentezza l'intimità, scostando poi il lembo della sua biancheria intima per penetrarla con un dito. La sentì boccheggiare e, proprio per questo, continuò a ritmo più frenetico insinuando un altro dito. Al contempo, le sue labbra carnose tracciarono una scia di baci umidi sul collo.

Poco dopo, anche gli indumenti di lui finirono sul pavimento.

Di lì a poco, quella stanzetta buia divenne lo scenario di gemiti all'unisono, graffi sulla schiena e parole spinte. I due si abbandonarono ad un amplesso ben poco romantico, al termine del quale la ragazza, senza dire nulla, gli stampò un bacio. In seguito, si ricompose ed uscì fuori dalla porta, lasciandolo solo.

POV San

Indosso nuovamente i pantaloni e sciacquo il viso ancora imperlato di sudore. Poi, ancora senza maglietta, ripercorro con le dita i segni sulla schiena. Bruciano ancora.
Tra una tipa e l'altra non hanno avuto il tempo di risanarsi, ironico no?

Apro una seconda volta il rubinetto di acqua fredda e ne porto un po' alla bocca per dissetarmi.

D'improvviso la luce si accende ed io, abituatomi al buio, strizzo istintivamente gli occhi. Ma prima che possa dire qualcosa per allontanare la persona al di là della porta, qualcuno ha già fatto il suo ingresso nella stanza chiudendosela alle spalle.

«Scusa, stavo cercand- oh, Choi
Vedendomi, al ragazzo davanti a me muoiono le parole in bocca.

È Wooyoung.
Il moro, visibilmente brillo, è in piedi sulla soglia e si sofferma a guardami per qualche istante senza aggiungere altro, sorridendo sotto i baffi come un perfetto idiota.

Lo guardo anch'io.
I capelli mossi adesso sono un po' più spettinati di com'erano quando siamo arrivati e le guance un po' più rosee, probabilmente a causa dell'alcol.

In questa stanza c'è una strana energia.

Si gratta la nuca leggermente imbarazzato.
«Stavo cercando il bagno.» biascica poi il ragazzo, completando la frase precedente.

«Come puoi notare non è qui.» mi giro verso l'ambiente, dotato solo di lavatrice, asciugatrice, un lavabo e un paio di mensole.

  «Scusami - sorride - vado via.»
Il moro fa per voltarsi ed abbassare la maniglia ma, prima che possa farlo, lo afferro per il polso, facendolo voltare nuovamente nella mia direzione.

Adesso è bloccato tra la porta e la mia figura, appena più alta di lui.

«Aspetta.» dico con voce profonda
Lui, sorpreso dal mio gesto e vacillante per via dell'alcol, si sbilancia di poco verso di me.

Siamo vicini, percepisco il suo respiro caldo sul mio collo e i suoi grandi occhi scuri, puntati sulla mia mascella rigida.

Sogghigna.
«Allora avevo ragione a dire che avevi bisogno di me.»

Il suo tono è rauco e provocatorio, ma il ragazzo di fatto non appare particolarmente infastidito.

Sorrido senza proferire parola, per sentire cos'altro ha da dire.

La tensione tra noi si taglia col coltello.
Il moro tocca la mia spalla nuda, facendomi abbassare all'altezza delle sue labbra carnose, riducendo ulteriormente le distanze tra i nostri volti vicini.

«Si può sapere cosa vuoi, San?» sussurra

Il mio nome abbandona le sue labbra con estrema naturalezza, come se fosse modellato per pronunciarlo. Per altro, è la prima volta che non mi chiama Choi.

Solleva lo sguardo, dedicandomi un'occhiata di sfida.

«Non so cosa voglio io ma so bene cosa vuoi tu, Wooyoung.»

Mi rivolge un sorriso beffardo. «E sarebbe?» chiede curioso

Tu mi vuoi, mi brami.
Te lo si legge negli occhi.

Ma stasera, non sono qui per accontentarti.
E a dire il vero, probabilmente non lo farò mai.

Mi scosto, mollando il polso al ragazzo di fronte a me, recupero la mia maglia dal pavimento e la indosso. Lui mi guarda, ancora in attesa di una mia risposta che non arriva.

Lo noto mordicchiarsi leggermente il labbro inferiore, scrutando i miei movimenti.

Sei proprio un bambino cattivo, Wooyoung.

Scanso il ragazzo ed apro la porta.

«Wooyoung?» lo richiamo, attirando di nuovo la sua attenzione

«Mh?» chiede lui

«Comunque il bagno è alla porta accanto.» 

Subito dopo, abbandono la stanza.

Roommates | WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora