angry sex

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Warning:
⚠️Questo capitolo contiene linguaggio volgare e riferimenti sessuali espliciti⚠️

Pov San
Era una serata fredda e umida, e il caos delle risate e della musica nel club soffocava qualsiasi altro rumore.
Sebbene quella sera non avessi tanta voglia di uscire, Mingi mi aveva pregato di andare con lui e per fortuna avevo accettato, dal momento che quest'ultimo aveva bevuto più del solito.

Camminava barcollando, aggrappandosi a me per evitare di cadere: l'espressione intontita e il volto pallido tradivano uno stato di ebbrezza avanzato.

Preoccupato, lo accompagnai all'esterno, sperando che l'aria fresca potesse ridargli lucidità.

Fuori, l'aria gelida lo colpì come un pugno e il ragazzo, avvolto nel suo lungo cappotto scuro, si addossò a una parete, respirando affannosamente.
«Si può sapere perché ti sei ridotto così?» chiesi, cercando di farlo sedere su una panchina vicina.

Il ragazzo sollevò lo sguardo per un paio di secondi osservandomi, quasi impaurito, per poi chinare la testa nuovamente verso il pavimento.
Mi fece tenerezza.

Biascicava parole confuse e traballanti menzionando Yunho, una ragazza, di aver perso qualcuno di importante.

«Sono un idiota. - riuscì a mormorare, tra un affanno e l'altro - un perfetto idiota.»

La nausea lo colse improvvisamente, e mi affrettai a soccorrerlo come potevo. Gli portai i capelli all'indietro e mi assicurai non si sporcasse, porgendogli
qualche salvietta per pulirsi il viso, cercando di lenire la sua imbarazzante situazione.

«Scusami, San. - biascicò con voce flebile - Grazie per essere qui.»

Lo guardai negli occhi e gli sorrisi. «Nessun problema, amico. Adesso andiamo a casa, okay?»

Ancora accasciato, Mingi annuì.
Dopo qualche istante, riuscii a farlo alzare e lo sostenni mentre cercava di recuperare l'equilibrio. Attraversammo la strada deserta, con Mingi che ogni tanto emetteva un sospiro di disagio. La strada sembrava infinita, ma finalmente raggiungemmo la sua auto.

Sfilai le chiavi dalla tasca del suo cappotto e lo aiutai a sistemarsi sul sedile del passeggero, porgendogli una busta di plastica onde evitare che sporcasse l'auto nel caso in cui sentisse ancora il bisogno di rimettere.

Durante il tragitto verso casa, guidavo piano, cercando di farlo sentire il meno male possibile e di tanto in tanto volgevo lo sguardo verso il suo sedile per assicurarmi che la situazione non degenerasse ulteriormente.

«San?» mi chiamò lui, con voce tremante

«Mmh»

«T-ti capita mai di sentirti da solo?» domandò, le luci della strada gli illuminarono il volto, rigato da qualche lacrima.

Certo che capitava, anche abbastanza di frequente, per svariati motivi. Molte persone si avvicinavano a me ma non tutte ci tenevano a conoscermi davvero.

«A dire il vero mi capita spesso. - risposi - perché me lo chiedi?»

«Ci son- - fece una piccola pausa, singhiozzando - ci sono giorni in cui penso che rimarrò solo per sempre perché non riesco a trattenere le persone a cui tengo.»

«Ti preferisco da sobrio, sai? Spari ugualmente stronzate ma almeno fanno ridere.» lo beffeggiai

Strappai un piccolo sorriso al ragazzo ubriaco.
«Ma Yunho ha detto di non volermi più vedere.»

«Yunho dice tante cose: ha detto anche di essere etero al 100% e che ho un brutto taglio di capelli.»

«Sulla seconda non aveva torto.» mormorò

Allungai il braccio per colpirgli la coscia con una mano, vendicandomi della battuta derisoria.

«Posso dirti cosa ne penso io?» chiesi

Il ragazzo si limitò ad annuire, aspettando una risposta.

«Penso che le situazioni non siano fatte per restare irrisolte: non puoi sparire dalla vita di qualcuno e far finta che non sia successo nulla. Sarebbe troppo facile così e anche Yunho lo sa, non è stupido. - sospirai - Semplicemente l'hai ferito e si sta prendendo del tempo per sé, tutto qui. Capita a tutti di voler stare da soli per un po'. Ma, fidati, io vi conosco bene: voi due avete da sempre un rapporto speciale e sono assolutamente certo che avrete modo di parlarne ed affrontare la questione in modo maturo e sincero, qualsiasi cosa sia successa.»

Mingi mi guardò, schiudendo gli occhi in modo teatrale. «Caspita, da quando è arrivato Jung sei diventato così saggio!» esclamò

Quell'osservazione mi fece sorridere.

«Cosa c'entra Wooyoung ades-» non ebbi il tempo di finire la domanda che il ragazzo si era appisolato a bocca aperta sul sedile di fianco al mio.

Una volta arrivati, lo aiutai a salire le scale fino alla sua stanza, lo aiutai a spogliarsi e mettersi più comodo per andare a dormire.

Ho sempre avuto l'indole da crocerossina: non sopportavo vedere star male le persone a cui volevo bene e desideravo aiutarle con qualsiasi mezzo possibile.

E una cosa era certa: Mingi e Yunho dovevano riavvicinarsi.

Tra una cosa e l'altra, l'ebbrezza di quella notte si dissolse lentamente. Mentre sgattaiolavo fuori dalla stanza di Mingi, sperai che la lezione sul bere con moderazione fosse stata imparata ma, soprattutto, sperai che Wooyoung fosse ancora sveglio per farmi un po' di compagnia.

Era forse vero che quel ragazzo mi stava fottendo il cervello?

Pov Yunho
La ragazza inarcò il bacino verso la mia erezione ancora coperta.
«Y-Yunho ti prego.»

Feci scivolare verso il basso le sue mutandine, per poi iniziare a massaggiarle il clitoride con due dita. Mi staccai di botto portandomi tra le labbra le dita umide.

«Voltati.» la incitai

Lei, obbedientemente, si girò di schiena, incurvandosi verso di me. Nella stanza solo i nostri ansimi all'unisono, seguiti dallo schioppo della mia mano che le colpì con forza il fondoschiena, rubandole un gridolino strozzato.

Le tirai la coda di cavallo, mordendole piano il collo.
La penombra accentuava il suo profilo, perlaceo di sudore, mentre eravamo avvolti l'uno nell'altro. Il mio respiro caldo e irregolare accarezzava il suo collo candido.

«Yunho? - mi richiamò , la luce fioca svelò un velo di incertezza nei suoi occhi - lo fai sempre così?»

«Se non ti va, possiamo fermarci.» la rassicurai, aspettando che mi desse una risposta.

«Non voglio che tu smetta. - sussurrò - Solo che mi tocchi come se avessi qualcosa da sfogare. Mi sbaglio?»

Sospirai, ammettendo in silenzio la verità delle sue parole. Mingi aveva scalfito la mia fiducia, e ora cercavo rifugio nel contatto con un'altra, scaricando la mia frustrazione. I nostri respiri s'intricavano, la stanza umida sottolineava il peso di un'atmosfera carica di emozioni contrastanti.

«Se non ti va di parlarne, puoi continuare a toccarmi» mi esortò con un tono che oscillava tra la richiesta e il desiderio. La sua voce, un sottile richiamo alla consapevolezza, costringeva la mia mente a confrontarsi con ciò che stavo facendo.

Il profumo e il calore della sua pelle creavano un'atmosfera di connessione, distogliendomi temporaneamente da pensieri intrusivi.

Mentre il silenzio avvolgeva il nostro intimo dialogo fisico, cercavo conforto nel presente, sperando che quel contatto potesse lenire lo squarcio che Mingi aveva creato.

Quanto angry sex dovrò fare per dimenticarmi di te, Mingi?

nel frattempo...
mingi
12 chiamate perse.

Roommates | WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora