nothing else

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POV Mingi
Rimasi in piedi sul porticato e, in attesa che la porta si aprisse, mi guardai intorno. Tenevo le mani in tasca e il capo coperto dal cappuccio della mia felpa nera per sopperire al freddo mentre la pioggia batteva con insistenza sulla tettoia in legno.

Il portico di quella casa, curato nei dettagli, ospitava piante in ordine lungo i bordi, creando un'atmosfera rilassante col sole ma piuttosto cupa con la pioggia.
Sentii dei passi avvicinarsi, per poi abbassare la maniglia della porta, ma non mi trovai di fronte chi avevo sperato.

Mariasole, la domestica, mi sorrise. «Mingi, caro, cosa ti porta qui con questo tempaccio?»

«Ero di passaggio. - ricambiai il sorriso alla donna - c'è Yunho? Non lo sento da qualche giorno e volevo assicurarmi che stesse bene.»

«Sei proprio un amore. - si complimentò - Yunho ha avuto un po' da fare ultimamente. Vado a controllare se è in camera sua. Vieni dentro o prenderai freddo.»

Mimai con le labbra un piccolo «grazie», prima di chiudermi la porta alle spalle.
La donna salì le scale immettendosi nel corridoio del piano superiore. Io, invece, rimasi di sotto. Mi pulii le scarpe sullo zerbino all'ingresso e mi misi comodo sul sofà dell'ampio soggiorno open space.

Tre minuti dopo, Mariasole tornò di sotto.
«Tesoro, sono desolata, Yunho non è in casa. Vuoi restare qui ad aspettarlo? Posso offrirti una tazza di tè, una fetta di crostata?» propose apprensivamente la donna.

«Non preoccuparti, Mariasole, sono a posto. Credo sia il caso che vada. Potresti solo avvertire Yunho che sono passato?»

«Certamente, non preoccuparti. Fa' attenzione in macchina, okay?»

«Mmh mmh - le sorrisi nuovamente, prima di congedarmi - Buona serata.»

Camminai a passo spedito verso l'auto, ma la perplessità mi spinse a voltarmi per un'ultima occhiata alla casa di Yunho. La sua lunga assenza era insolita: forse mi stava evitando? Era successo qualcosa?

Sotto il freddo pungente, aprii lo sportello e accesi l'auto con fatica. Prima di partire, un dettaglio catturò la mia attenzione: nell'oscurità della sera, scorsi una sagoma che mi osservava dalla porta finestra al piano superiore.

La penombra rendeva difficile identificare chi vi si trovasse dietro, ma si insinuò in me il crescente sospetto che quello fosse Yunho.

Spensi nuovamente l'auto e, ancora parcheggiato dinanzi l'abitazione, afferrai il cellulare. Le mie dita, quasi gelide, scivolarono sullo schermo, nella speranza di ricevere spiegazioni rispetto a quell'insolito modo di fare.

Il ticchettio delle lettere digitate risuonava nel silenzio dell'auto. Deluso, feci per digitare un "Ti si vede da dietro la tenda, coglione." ma, prima ancora di premere "invio", Yunho corse di sotto, fermandosi di fronte al mio finestrino appannato.

Gocce d'acqua scivolavano lungo il vetro, riflesse nella luce fioca dei lampioni, mentre lo sguardo spento di Yunho mi folgorava attraverso la trasparenza appannata.

Fu un istante carico di tensione: il suono della pioggia battente e la nostra sospensione nel buio creavano un momento intriso di drammaticità.

«Mingi.» pronunciò il moro.
I capelli bagnati dall'acqua piovana gli contornavano il viso candido e la maglietta che aveva indosso si fece via via più attillata, mentre la sua figura tremante mi osservava dall'esterno.

«Sali in macchina.» lo esortai da dietro il vetro.

Il ragazzo corse dall'altro lato dell'auto, posizionandosi al mio fianco sul sedile del passeggero e ci guardammo in silenzio per pochi secondi.

Il suo respiro affannato si mischiò allo scroscio del temporale.

«Va tutto ben-» feci per chiedere, ma Yunho mi parlò sopra.

«Non avrei dovuto baciarti.»
Le sue parole, pronunciate di botto, riecheggiarono nell'aria come un tuono lontano.

«Non avrei dovuto baciarti» sussurrò una seconda volta, come se quelle confessioni gli fossero strappate dalle labbra tremule.

Lo guardai perplesso, sentendo il freddo della pioggia mentre asciugavo con un dito una goccia lungo il suo viso. «Per questo mi eviti?»

Il ragazzo scostò la mia mano con una brusca determinazione. «È stato un errore, non provo nulla per te. Ho bisogno di stare da solo.»

Un brivido mi percorse la schiena, la verità cruda delle sue parole tagliava l'aria. Era stato Yunho a venire da me e adesso aveva avuto un ripensamento.

«Yunho, sei il mio migliore amico. Parlami. Davvero credi che evitarmi risolverà tutto?» chiesi

Il suo sguardo incerto si scontrò col mio.
«Non ho nient'altro da dire.» ammise con esitazione.

Pronunciai giusto un "okay" prima che, emettendo un lieve sospiro, incoraggiai il ragazzo a scendere dall'auto.

Senza aggiungere altro, avviai il motore, osservando dallo specchietto retrovisore la figura di Yunho farsi via via più lontana.

Non provi nulla per me.

Roommates | WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora