Capitolo 3

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<<Mamma, mamma!!! Non potete farlo, papà ti prego fai qualcosa, papà!!!>>
Due mani mi presero da dietro e mi sollevarono, mi sentivo piccola, letteralmente, avevo all'incirca 5 anni.
Dopo una serie di corridoi mi portarono in una stanza piena di letti a castello.
Davanti a me un bambino dal volto sfocato mi abbracciò.
<<Elisabeth? Stai bene? Cosa sta succedendo?>>
Elisabeth.
Elisabeth.
Elisabeth.
Elisabeth.

Mi alzai di scatto. Alla mia destra c'era Minho raggomitolato per terra nel suo sacco a pelo.
Sentivo le lacrime scorrere e l'aria entrava dalla finestra sopra il comodino.
Scesi dal letto e dopo essermi messa le scarpe uscii dal casolare scavalcando vari ragazzi addormentati.
Elisabeth, quindi era così che mi chiamavo? Eppure era come se quel nome non mi appartenesse, non lo sentivo mio.
Senza pensarci arrivai davanti alla porta dell'infermeria.
Entrai e mi misi seduta sulla sedia dove poche ore prima era seduto Minho.
Newt mi dava le spalle e sembrava davvero la bella addormentata.
<<Già sveglia? Capisco che sono bello ma è leggermente inquietante rimanere a fissarmi.
Si girò, rivelando i capelli scompigliati e gli occhi color nocciola illuminati dalla luna.
<<Scusa...ho fatto un incubo e senza pensarci sono venuta qui...>>
<<Non preoccuparti, fa bene avere un po' di compagnia...>>
Mi maledii subito per essere andata lì, il silenzio stava diventando imbarazzante.
<<Cosa hai sognato?>>
Spostò lo sguardo dal pavimento al mio volto.
<<Credo fosse un ricordo, chiedevo aiuto ai miei genitori, e c'era un bambino che mi chiamava...Elisabeth, ma non lo sento come il mio nome>>
<<Magari hai bisogno solo di un soprannome, tipo... Bez, che te ne pare?>>
Ricambiai il sorriso che dopo poco si trasformò in una risata.
<<Vai a dormire fagio, sennò mamma Minho si preoccupa. Sono quasi le sei e i velocisti sono mattinieri, ci vediamo dopo>>
<<Si direi...ciao Newt, grazie>>

Uscii e trovai dei ragazzi davanti al labirinto. Ad un certo punto il suolo iniziò a tremare e caddi a terra.
Mi raggiunse Minho ridendo come se avesse visto la cosa più esilarante della radura.
<<Fagiolina, sei andata a svegliare la bella addormentata? Tirati su>>
Mi tolsi  mani dalle orecchie mi alzai, quando il rumore cessò le mura erano completamente aperte.
<<Questo succede tutti i giorni?>>
<<Si fagio, due volte al giorno, e dovresti esserne grata. Ora corri da Frypan, inizia il tuo turno!>>
Non feci in tempo a chiedere chi fosse Frypan che Minho era già entrato nel labirinto.
Appena mi girai, trovai un ragazzo che sventolava la mano e mi chiamava. Corsi verso di lui e mi ritrovai in cucina.
<<Ciao fagio, benvenuta nella mia cucina! Io sono Frypan, l'intendente dei cuochi>>
Gli strinsi la mano e notai come fosse tutto perfettamente pulito.
<<Spero tu abbia le mani pulite, perché oggi si fanno grandi cose e ti avviso, lavorare in cucina significa aspettare che tutti finiscano, pulire, e solo dopo, mangiare>>
Sul bancale comparvero varie bottiglie di latte e una decina di ciotole.
<<Come arriva l'elettricità in questo posto?>>
<<Che importa, l'importante è che ci sia>> disse accendendo i fornelli.
Da una pensile tirò fuori un barattolo di vetro pieno a metà di biscotti di forme e grandezze diverse.
<<Cosa aspetti? Datti da fare, scalda il latte>>
Suoi fornelli c'era una grande pentola che poco riempii di latte.
E intanto misi due biscotti in ogni ciotola.
<<Vuoi sfamare anche i dolenti con tutto questo latte? Lascia stare, ci faremo qualcosa più tardi>>
Intanto i ragazzi si erano svegliati e gli distribuii le ciotole con i biscotti.
<<Ehi bellezza, non vedo l'ora di vederti tra i costruttori>>
Lo disse un ragazzo con una maglietta rossa e i capelli castani, aveva un taglio sottile sul labbro e gli mancava un dente.
<<Fred, non importunare i miei cuochi.>>
Lo minacciò Frypan con un mestolo di legno.
Il ragazzo se ne andò ridendo e raggiunse i suoi amici, mi pulii le mani sul grembiule che l'intendente mi aveva prestato e mi appoggiai al bancone.
<<E se non fossi brava in niente?>>
Frypan stava pulendo le ciotole già usate e mi rivolse uno guardo veloce.
<<Vedrai che troverai il tuo>>
<<E se non lo trovassi?>>
<<Lo troverai>>
<<E se così non fosse?>>
<<Allora andrai con gli spalatori: quelli che non sono bravi in niente se non a pulire e a volte neanche quello...infatti quei pive non possono avvicinarsi alla mia cucina>>
Quando si girò mi resi conto di quanto fosse imponente. Ripose le ciotole e mise il latte avanzato in una grande terrina.
Tirò fuori un pacchetto di farina e delle uova.
Si scansò e mi fece spazio.
<<Prego>>
<<Cosa devo fare?>>
<<Cucina>>
Iniziai con la farina, poi le uova e infine lo zucchero. Le dosi erano totalmente a caso ma Frypan non mi diede nessuna indicazione, così iniziai ad impastare.
<<I pive finiscono di lavorare alle sei. Fino alle sette le docce sono piene di gente, perciò ti consiglio di andare prima che puoi>>
Annuii.
Impastare era più difficile di quel che pensassi, ecco perché Frypan era così muscoloso.
La maggior parte delle mie aspettative erano state smentite, ma l'idea che quei ragazzi erano strani non me l'avrebbe fatta cambiare nessuno.
Mi fermai e lasciai spazio a Frypan, che continuò ad impastare con molta più velocità di me.
<<Domani dove andrò?>>
<<Ti sei già stancata di stare con me? Mi offendi fagio, eppure hai talento>>
<<No scusa, intendo dire che sono semplicemente curiosa di->>
<<Scherzo fagio, fai pena ad impastare. Domani sarai con i costruttori, poi dai medicali, e infine farai una mezza giornata con Wiston al macello>>
Entrambi scoppiammo a ridere ma le risate furono interrotte da un urlo in mezzo alla radura. Mi girai di scatto e vidi due ragazzi spintonarsi.
<<Sarà Gally che importuna uno spalatore, non preoccuparti>>
<<Una delle regole non era non fare male agli altri?>>
<<Si, ma quando Alby non c'è i radurai ballano>>
Frypan intanto stava dividendo l'impasto in diverse palline che poi schiacciava sulla teglia.
<<Visto che non ho niente da fare, ti faccio un paio di domande. Chi lava i vestiti?>>
<<Gli spalatori>>
<<Perché Alby è il capo?>>
<<All'inizio eravamo una quarantina, Alby fu il primo a prendere in mano la situazione insieme a Newt>>
<<A proposito di Newt, perché è in infermeria?>>
Esitò qualche secondo per poi riprendere il suo lavoro.
<<Domanda di riserva?>>
<<Perché non faccio la prova per i velocisti? Solo perché sono una ragazza?>>
<<No fagio, una delle regole è non uscire dalle mura. Solo i velocisti possono uscire. Sarebbe una contraddizione far fare la prova>>
Frypan aveva infornato due teglie piene di biscotti e si accingeva a prendere della carne dal grande frigo affianco al fornello.
Buttò sul tavolo diverse fette di pollo e un sacchetto con dentro due teste d'insalata.
<<Ai suoi ordini chef!>> feci un saluto militare e drizzai la schiena.
Il ragazzo mi passò uno straccio bagnato e un secchiello pieno d'acqua.
<<Pulisci i tavoli>>
Presi gli oggetti e mi incamminai verso la sala dei tavoli.
Stare con Frypan era piacevole; lui era calmo e tranquillo. Non avevamo bisogno di parlare, gli uccellini ci facevamo da colonna sonora mentre la cucina si riempiva dell'odore dei biscotti. Io mi accorsi di quanto questo ambiente stesse diventando la mia normalità, nonostante vivessi nella radura da meno di 24 ore.
Ma le domande continuavano a rimbombarmi in testa.

Il sogno di oggi era un ricordo?

Cos'è successo a Newt?

Elisabeth, era davvero il mio nome?

C.A.T.T.I.V.O. non è buonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora